1) Vorrei una precisazione riguardo quanto scritto:
Cita:
le altre modalità di acquisizione descritte sono soggette ad una qualche forma di valutazione discrezionale di opportunità da parte della pubblica amministrazione circa l'avvenuta integrazione dello straniero in Italia.
come viene valutata in pratica l'avvenuta integrazione? Su questo punto ho dei dubbi. In linea di principio penso che un cittadino italiano debba perlomeno parlare/intendere l'italiano, anche se non perfettamente. Esistono cittadini italiani (con doppia nazionalità) nati e cresciuti all'estero che non sono mai stati in Italia e non parlano la lingua, ma magari hanno un bisnonno italiano. Conosco persone che hanno acquisito la cittadinanza italiana per naturalizzazione ma non parlano italiano. D'altraparte credo che la cittadinanza sia piucchealtro un vantaggio "amministrativo" più che un diritto di principio, questo lo dico perchè darei il diritto di voto sulla base della residenza e non della cittadinanza. (mi piacerebbe discutere un pò su questa questione, perchè non riesco a prendere una posizione definitiva!) .
2) Vorrei sottolineare il fatto che non esiste un modo di censire le seconde generazioni maggiorenni (come confermatomi da un professore di scienze statistiche dell'Università di Napoli). Infatti, le statistiche vengono attualmente basate perlopiù sui dati forniti dal ministero dell'interno e quindi sul rilascio di permessi di soggiorno. Al raggiungimento dalla maggiore età, anche chi è arrivato in età prescolare è equiparato ad uno straniero appena immigrato in italia. Questo fatto ci rende in qualche modo "invisibili".
3) Sono assolutamente d'accordo con la necessità che una nuova legge sulla citadinanza debba essere retroattiva, almeno per quanto riguarda le cosiddette seconde generazioni.