FOnte: il manifesto
Bergamo, condannati i carabinieri razzisti della banda della Panda nera
Pene severe, fino a 6 anni di carcere, per la squadretta di forze dell'ordine che picchiava, terrorizzava e derubava gli stranieri nella bassa bergamasca. Per due anni, tutti i venerdì era caccia all'immigrato Mariangela Maturi Milano Questa volta la banalità del male ha un nome, una divisa, e una matrice xenofoba e violenta. Il processo con rito abbreviato a carico dei ventuno componenti della cosiddetta banda della Panda Nera si è concluso ieri con 8 condanne, 8 rinvii a giudizio, 3 patteggiamenti e 2 proscioglimenti. Il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Bergamo, Bianca Maria Bianchi, ha chiuso con pene durissime la vicenda di pestaggi ed intimidazioni che coinvolgeva carabinieri e vigili del fuoco della bassa bergamasca. Il giudice Bianchi ha sostanzialmente accolto le istanze dell'accusa, in alcuni casi superando le richieste del pubblico ministero; le accuse sono pesantissime: vanno dall'abuso d'ufficio alle lesioni personali, all'abuso d'autorità. Massimo Deidda, leader del gruppo ed ex comandante della stazione dell'Arma di Calcio (Bg), è stato condannato a 5 anni e due mesi, nonostante la richiesta del pm fosse di 4 anni e mezzo. A Viviano Monacelli, accusato di associazione a delinquere, sottrazione di soldi e cellulari delle vittime, e di aver ceduto un chilo di hashish a un piccolo spacciatore, non sono state concesse neppure la attenuanti generiche. Massimo Pani, comandante dei carabinieri di stanza a Treviglio, è stato condannato a tre anni e otto mesi, non perchè coivolto nelle spedizioni, ma per la cessione del chilo di hashish e per tentata concussione. Tre anni e sei mesi spettano invece a Gian Paolo Maistrello, agente della polizia locale di Cortenuova, colpevole di aver partecipato ai pestaggi e di aver detenuto cocaina e hashish nell'ufficio dei vigili. I due prosciolti sono Marco Bettarello, anche lui agente della polizia locale accusato di favoreggiamento, e Roberto Amato, uno studente nuova leva del gruppo. Chi più ne ha, più ne metta, a qualcuno è andata meglio, ma le pene per tutti vanno da 1 ai 6 anni di reclusione. Forze dell'ordine. Tra il novembre 2005 e il giugno 2007, i componenti della banda si sono resi responsabili di pestaggi, violenze e sequestri «non autorizzati» soprattutto a danno di stranieri non regolari, facili prede perchè ricattabili. I metodi squadristi e le violenze terrorizzavano le vittime ed esaltavano i carnefici, in un circolo vizioso di autocompiacimento che aumentava la loro fame di gloria. Un trafiletto nei giornali della domenica, un apprezzamento del comandante, o la sensazione di onnipotenza, erano sufficienti al branco per picchiare ogni venerdì sera, dopo il lavoro. Dopo un briefing in caserma, si muovevano a bordo di una Panda nera (con targa rubata) e improvvisavano blitz e posti di blocco fasulli usando come facili esche i tossicodipendenti della zona, che li portavano direttamente agli spacciatori. A quel punto, si scatenavano, e fomentati l'un l'altro si accanivano sulle vittime: ad uno ruppero il naso, ad un altro un timpano, a qualcuno i denti. Non contenti, godevano della soddisfazione di vedere una donna farsela sotto, un altro buttarsi dal tetto di un supermercato piuttosto che farsi prendere da loro. La scorsa estate alcune vittime, decise a denunciare gli aggressori, e un carabiniere, insospettito dagli atteggiamenti dei colleghi, hanno dato inizio all'indagine e la «squadretta» è stata sospesa dal servizio. Ieri, almeno, l'epoca dello squadrismo bergamasco della banda si è concluso nel migliore dei modi. Non resta altro che aspettare altre sentenze che rendano giustizia alle vittime dei pestaggi delle forze dell'ordine, con o senza commissioni parlamentari di inchiesta.
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