mi piace la piega data..
vediamo.
anche se posso "intuire" i motivi demografici che ti spingono a sapere la mia "appartenenza" geografica, mi piacerebbe sapere il perche e quali "risposte" ti sei data alla domanda postami.
sono nato in perù nel bellissimo giorno 12 del mese di gennaio del 1986.
la differenza "estetica", rappresenta per la maggior parte dei casi una difficoltà. cerco di lasciare le porte aperte ad una possibile interpretazione positiva di ciò, anche se nel mio vissuto, il mio essere non occidentale mi ha portato solo sorrisini e stupore per il "come parli bene".
posso dirti che molto dipende dalla capacità di "noi" di saperci porre verso l'esterno.
la capacità di poter essere "propositivi" "assertivi", il nostro riuscire a far tornare l'attenzione sul reale "problema" della mia interlocuzione.
porto esempio ultimo ufficio comunale, dove la segretaria stava assumento un atteggiamento ostile nei miei confronti per una mia mancanza nella presentazione di un documento per la residenza (avevo la fotocopia e non l'originale), ho saputo ribaltare la situazione riuscendo a poi finire con qualche sorriso ed un chiarimento dei "perche", la stessa cosa ha fatto mio fratello che non brilla per "espressione verbale", ed a lui sono sembrate "scortesi".
molto peso assume la possibilità di distogliere la persona dall'attenzione che pone sull'appartenenza etnica.
il mio cognome alle elementari è stato storpiato, alle medie raramente.
in contesti passatemi il termine "alternativi", con persone con un grado di apertura mentale maggiore, non si ha un "vantaggio", bensi si ha il piacere di giocare ad armi pari.
ovvio e naturale, partire con il pregiudizio (non per forza negativo), vedendo uno straniero o un presunto tale, se abbia difficoltà a comunicare. questo è scontato e forse da non criminalizzare, una sorta di senso di solidarietà di fronte ad una difficoltà presunta.
ricordo una volta in cui ero ad una riunione di non ricordo cosa, c'era una persona che non mi conosceva, un ragazzo ad un certo punto mi dice "ma forse lui ne vuole un po'", si riferiva credo a qualche bibita sul tavolo (ed io gli risposi prontamente)...
tanto per dire che non avendomi sentito parlare aveva presunto che non sapessi perfettamente comunicare.
nulla di male in questo il problema è da sottolineare quando il senso di "aiuto" viene sostituito da un senso di superiorità, come se si dovesse essere in grado di parlare in modo perfetto "senza se e senza ma".. (si devono adattare, son venuti qui e non siamo noi a dover imparare altre lingue, sono oro che devono imparare bene la nostra se vogliono vivere qui)...
lascio senza commento la frase in parentesi.
per mia "fortuna", sono cresciuto lontano da uno stato, il mio che per costituzione è espressamente cattolico, in cui viene posto il rispetto per dio, il suo onorare... e non mi dilungo.
parlo cosi perche ho un senso fortemente laico, e mi sento più italiano di chi da estremista religioso richiama al rispetto delle leggi dello stato -.-''.
e nonostante ci possano essere problemi a livello legislativo di conflitto tra "fonti" (ricordo qualcosa del genere..), io conosco la costituzione italiana.
cosa triste, ho chiesto ad alcuni cugini che in età "avanzata" sono arrivati in italia, se conoscessero la costituzione peruviana...
se delusione è il mio sentimento, il motivo è ovvio.
aaaah il capitaaaale famuigliaaare.
sostegno della famiglia?
beh.. mio padre mi ha detto che se voglio studiare e non perdo tempo in "****", mi paga gli studi fino alla morte..
spero di non arrivare fino a quel punto.
ma se da questo punto di vista ho le "spalle coperte", per cose più pratiche come per esempio "affrontare una malattia".. mio padre ha la concezione della vergogna.
nel senso che è vergogna far vedere che si è malati.
qualcosa di simile ai giapponesi (scusate se sbaglio, forse è un luogo comune), nel dichiararsi sempre occupati (nel lavoro), perche definirsi disoccupati sarebbe fonte di imbarazzo e vergogna.
parlando con le mie differenti fidanzate, che aimè sono praticamente sempre state italiane, ho riscontrato una "radice" culturale simile.. cioè, i loro "nonni" avevano una simile concezione di famiglia.
patriarcale, con relazioni famiglia mondo esterno simili alla mia attuale "famiglia".
per concludere, l'ignoranza altrui ha reso la mia lingua ricercata. cosa voglio dire.
i ragazzini e le ragazzine, quando hanno cominciato a capire che il mio bagaglio culturale "lingua", era un vantaggio hanno cominciato a chiedermi come si dicesse questo o quell'altro, tanto per fare i "fashion".
per ora non ho subito violenze dirette a parte alle elementari dove un ragazzino mi ha pestato davanti a tutti i miei compagni di classe quando uscivamo dal bagno perche mi son permesso di rimproverargli il suo "schizzarmi d'acqua attraverso le sue mani bagnate".. ed un'altro episodio alle medie quando un idiota era entrato in classe con un rotolo di giornale a tirarlo in testa a chi gli girava, fatto a me avevo protestato, mi ha spinto con sedia e tutto per terra e nell'incapacità dei miei compagni di classe mi è saltato addosso letteralmente.
sono un "non violento". ho imparato a gestire la mia rabbia. quando ero piccolo ero piuttosto violento, ed ho imparato da solo a superare quella fase.
ho fatto boxe, taekwondo bla bla bla.. arti marziali e gare, tanto da poter dire di non aver paura di "far a botte".
preferisco il confronto verbale e la violenza verbale a quella fisica
.