lo sfogo
di maganò
sono arrabbiata, sono inca**ata e scusatemi se scrivo di getto, senza rileggere. Il sogno si allontana. Il sogno di essere uguale agli altri nei doveri e nei diritti si allontana dall’orizzonte. La prospettiva, no, non credo di averla più.
Dopo vent’anni, dico venti in questo paese (e non trovo aggettivi per definirlo), avendo fatto le medie, il liceo, l’universitá, il dottorato, l’assegno di ricerca, dopo aver lavorato per l’Universitá Italiana, dopo aver sostituito il professore alle lezioni all’Universitá, dopo anni a non poter partire per i congressi a presentare il lavoro del gruppo di ricerca, dopo essere andata tante volte al Ministero degli Interni a cercare di capire se c’era un modo per avere un permesso di soggiorno piu duraturo di una anno, dopo che al Ministero degli Interni mi hanno riso in faccia e mi dicevano che l’unico modo per avere la possibilitá di rimanere in questo paese era sposarmi (mentalitá maschilista italiana!), dopo che ho incontrato una persona che mi è sempre stata accanto, dopo che siamo stati insieme sette anni, dopo che ci siamo sposati, dopo che le nostre scelte sono state e sono tutt’ora limitate per poter soddisfare i criteri per avere la cittadinanza, dopo che è passato un anno e mezzo dal matrimonio, dopo che è passato un anno dalla presentazione della domanda, mi chiama mia sorella (si è sposata 6 mesi prima) e mi dice che gli è arrivata la lettera nella quale gli dicono che la domanda per la cittadinanza non è valida in base alla legge del 15 luglio 2009 (!!!!!!) devono trascorrere due anni legali di residenza dal matrimonio per presentare la domanda.
Dunque la lettera arriverá anche a me.
Dunque quello che avevo letto un po’ di tempo fa su metropolis era vero, anche se non si sapeva ancora se lasciavano le domande presentate in attesa del compimiento dei requisiti oppure no (visto che comunque ci mettono 4 anni di media a darti la cittadinanza, a posto dei due anni legali, ma si sa in Italia legale è un concetto soggettivo).
Ciò che rifiuto di più è che sulla domanda presentata c’è il certificato storico di residenza e si legge nero su bianco quanti anni la persona sta in Italia, si legge (su altri documenti) il titolo di studio (2+2=4) e si discrimina consapevolmente chi si è chiaramente integrato.
Ma anche questo si sa, la soggettivitá delle leggi si applica solo quando fa comodo.
Fra l’altro facendo il lavoro ceh faccio (che in Italia non è considerato un lavoro) se non fossi sposata starei ancora con il pds per studio, dove l’assegno di ricerca è borsa di studio e non viene riconosciuto per chiedere la cittadinanza italiana.
Non ho altro da aggiungere. Sono profondamente delusa e non so se voglio far parte di questo paese.
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