Salve a tutti, non potete immaginare che sorpresa quando ieri ho scoperto, leggendo casualmente un articolo su un vecchio numero del "Corriere della Sera Magazine", l'esistenza di G2, ho cercato in rete ed eccomi qui.
Mi chiamo Yoon C. Joyce e sono un ragazzo di origini coreane adottato all'età di tre mesi da genitori italiani. Mio padre adottivo era capo-contabile presso una multinazionale estera e così ho vissuto a cavallo fra l'Italia e Africa, Arabia Saudita, Austria, Germania, con soggiorni di due-tre anni, fino all'età di 14 anni. Mi sono diplomato a Bergamo per accontentare i miei; successivamente
ho studiato presso la Nyc Film Academy di Los Angeles, qualche anno dopo sono stato ammesso all’Actor’s Studio di New York dove ho studiato sotto gli insegnamenti di Miss Susan Strasberg. Scaduto per l'ennesima volta il permesso di soggiorno sono rientrato in Italia e ho proseguito gli studi prima a Milano presso il Centro Teatro Attivo e successivamente a Roma.
Alcuni titoli di pellicole maggiormente conosciute in cui ho recitato: KunDun diretto da Martin Scorsese, Gangs of New York diretto sempre da Scorsese, Cemento Armato diretto da Marco Martani, Polvere diretto da Max D’Epiro e Danilo Proietti, Ti amo in tutte le lingue del mondo diretto da Leonardo Pieraccioni.
Verso la fine di Gennaio sarò il protagonista cattivo in un episodio della nuova serie de “Il commissario Rex”.
Combatto da anni contro i pregiudizi razziali cercando di lavorare in pellicole che contribuiscano ad abbattere certe barriere mentali che, seppur invisibili, sussistono eccome. Purtroppo nel Belpaese il sottoscritto appartiene a quella che io definisco la "generazione di mezzo", nel senso che ai tempi della mia infanzia in Italia era raro imbattersi in asiatici o africani che non fossero turisti, e non sto ad elencare quanti episodi di razzismo ho affrontato, da quelli verbali a quelli fisici; proprio in quella che ho sempre considerato la mia patria. Per anni ho covato rancore, rabbia e tanta amarezza, finché la recitazione si è rivelata la medicina più efficace. E presto ho capito che poteva anche essere l'arma con cui avrei potuto combattere la mia battaglia tanto privata, quanto professionale. Personalmente non potevo certo prendere a pugni chiunque mi insultasse o deridesse per i miei tratti somatici nell’intento di fargli cambiare idea, ma il cinema poteva essere un potente mezzo per esprimere concetti che arrivassero ai cervelli e ai cuori di un vasto pubblico.
Così il mio più grande desiderio divenne quello di poter contribuire a rendere il nostro cinema maggiormente internazionale ma l’effetto dello stereotipo che incarnava la figura asiatica (cinese o giapponese che fosse, al tempo i coreani erano ancora poco conosciuti) e certe fobie di massa con l’avvento del nuovo ciclo di immigrazioni in ambito sociale, aveva profonde ripercussioni in quello professionale per il sottoscritto, che si vedeva sottoporre ruoli sempre marginali, macchiettistici e svilenti.
Poi ho assistito a grandi cambiamenti nel circuito multimediale, in un lasso di tempo che reputo relativamente lungo, mi riferisco al ruolo che ha prepotentemente acquisito la televisione, ai reality, alle fiction, ma anche alla progressiva irruzione del cinema asiatico in occidente.
I ruoli che recentemente mi sono visto sottoporre si sono fatti più interessanti, ma non basta. Il cinema (e i media) sono lo specchio di una realtà socio-culturale, e in un'Italia che all'alba del 2008 si dice multietnica si continuano a produrre pellicole e fiction in cui i personaggi stranieri rivestono ruoli stereotipati, mentre quelli principali sono esclusivamente italiani, per giunta intenti a narrare vicende spesso molto, troppo italiane. Sorvoliamo i cinepanettoni natalizi e film prettamente commerciali che esisteranno in eterno, vogliamo entrare in un ambito di puro intrattenimento televisivo? Quello che dovrebbe stare maggiormente al passo coi tempi? Avete mai visto un presentatore africano/italiano o cinese/italiano sulle reti ammiraglie? Figuriamoci su quelle locali. O ancora un cantante della stessa tipologia al Festival di Sanremo? Dico, ormai ci saranno bravi cantanti di origine cinese o africana da qualche parte in Italia!!
Bè, il pubblico va istruito a prodotti di qualità. E il governo dovrebbe incentivare la produzione di pellicole in cui personaggi di etnia differente narrano storie alla portata di tutti. Non dimentichiamoci inoltre che all’estero, più spesso di quanto si possa immaginare conoscono l’Italia attraverso i nostri films.
Spero di incontrare presto qualcuno che abbia a cuore questa situazione e il potere per cambiare le cose.
Io ho sposato la causa.
Vi invito a guardare alcuni dei miei lavori qui:
http://www.youtube.com/yooncjoyce
e mi scuso per essermi dilungato.
Yoon C. Joyce