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Abou Elkassim Britel: deportazione di un cittadino italiano
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Autore:  Abdel Nur [ 28 dic 2007, 12:09 ]
Oggetto del messaggio:  Abou Elkassim Britel: deportazione di un cittadino italiano

Pace su di voi.
Vorrei segnalarvi una questione piuttosto grave. Si tratta dell'arresto, tortura, deportazione ed incarcerazione di un cittadino italiano di origini marocchine in territorio straniero (arresto in Pakistan, deportazione ed incarcerazione in Marocco, torture e vessazioni in entrambi i Paesi).
Ora Kassim ha superato il 40°giorno di sciopero della fame.
Il sito che si batte per la sua liberazione è gestito da sua moglie Khadija:
http://www.giustiziaperkassim.net/
Recentemente è stato aperto un blog, che riordinerà tutti i materiali più importanti e promuoverà una petizione allo Stato italiano per l'esercizio del massimo impegno per il ristabilimento della tutela della dignità umana e la garanzia dei diritti civili di un cittadino fino ad oggi completamente abbandonato a se stesso. L'indirizzo:
http://kassimlibero.splinder.com/

Mi permetto di postarvi di seguito alcuni contributi per chiarire i termini della vicenda. La ricostruzione del caso del sig. Britel, innanzi tutto, ed alcune inchieste giornalistiche realizzate sulla vicenda.
Fatemi sapere, naturalmente, se la cosa vi sembrasse inopportuna o non attinente alle finalità del forum. Non mi sembra, ed è perciò che mi permetto di segnalarvela con qualche precisione, ma può darsi che mi sbagli, e perciò me ne scuserei.
Pace su di voi.

Autore:  Abdel Nur [ 28 dic 2007, 12:12 ]
Oggetto del messaggio: 

Ricostruzione della vicenda

Abou Elkassim Britel è un cittadino italiano che sta scontando in Marocco una sentenza a nove anni di prigione, basata su una condanna infondata, ottenuta tramite la deportazione illegale (extraordinary rendition) e la tortura.

Il sig. Britel è emigrato in Italia nel 1989 ed ha sposato una donna italiana. Nel 2002, si recò in Pakistan per lavorare alla traduzione di libri sull'Islam.
Secondo quanto riferito dall'International Federation of Human Rights (no.379/2 July 2004) e da Statewatch, Abu El Kassim è stato arrestato il 10 Marzo 2002 durante un controllo dei documenti a Lahore.
Il suo passaporto fu erroneamente ritenuto un falso, e di conseguenza fu immediatamente legato, incatenato e torturato; gli fu poi negato l'accesso all'Ambasciata Italiana per verificare l'autenticità del suo passaporto. Dieci giorni dopo, è stato condotto al Crime Investigation Department per cinque giorni di interrogatori, che comprendevano maltrattamenti, violenze e privazione forzata del sonno. E' stato poi riconsegnato alla polizia, ed in seguito affidato ai servizi segreti pakistani; fu torturato nuovamente in due occasioni, durante una delle quali rilasciò false ammissioni sotto costrizione.

Il 5 Maggio 2002 fu trasferito ad Islamabad per essere interrogato dall'FBI in quattro diverse occasioni. Gli furono offerti dei soldi in cambio di informazioni su Usama Bin Ladin e gli fu consentito un contatto coll'ambasciatore marocchino [col quale comunque non ebbe mai alcun contatto effettivo], mentre continuava ad essergli negato ogni contatto coll'Ambasciata Italiana.

Il 24 Maggio fu bendato, ammanettato e messo su un aereo privato americano diretto a Rabat. Da là, fu condotto presso un centro di detenzione non ufficiale a Témara, dove i Servizi di Sicurezza marocchini detengono prigionieri senza diritto d'accesso ad un avvocato, senza informare le rispettive famiglie e praticando periodicamente sia la tortura sia dei periodi di isolamento detentivo.

Il sig. Britel fu infine rilasciato l'11 Febbraio 2003, ma gli fu negata la restituzione del suo passaporto. Finalmente il 12 Maggio, quattro giorni prima del mortale attacco terroristico a Casablanca, l'Ambasciata Italiana gli fornì un permesso di transito.
Egli si recò quindi alla frontiera, presso l'enclave spagnola di Melilla, dove è stato nuovamente arrestato e condotto in una località sconosciuta. Tuttavia questa volta la sua incarcerazione fu resa nota da un giornale locale, il quale riportò anche che Abu El Kassim era stato ricercato in relazione a passati legami con Al-Qa'ida.
Quattro mesi più tardi, la famiglia del sig. Britel scoprì che egli era stato imprigionato, e che era perseguito per la formazione di un gruppo illegale.

Nel Gennaio 2004 fu giudicato colpevole dopo un processo e gli furono comminati quindici anni di prigione, che in appello sono stati poi ridotti a nove.

Il sig. Britel era stato oggetto d'indagine già in Italia, prima del suo arresto in Pakistan. Sembra che questo sia stato un elemento importante per le accuse portate contro di lui, in Marocco.
Tuttavia, nonostante due anni di sorveglianza ed una lunga inchiesta giudiziaria sulle sue attività, in Italia non gli fu addebitata alcuna accusa. Il magistrato responsabile delle indagini chiese che i procedimenti giudiziari contro il sig. Britel fossero archiviati (il 28 Luglio 2006) a causa della "assoluta mancanza di consistenza delle prove, che possano essere utilizzate nel processo".
L'ordinanza del giudice per le indagini preliminari, decretando la fine del procedimento giudiziario (doc. 9745/06, datato 29 Settembre 2006) ha dichiarato che "i controlli che sono stati effettuati, le intercettazioni telefoniche ed il monitoraggio dei conti bancari non hanno fornito alcun sostegno alle accuse".

La Commissione Europea ha condannato questo caso, in particolare l'estradizione e l'evidente, costante cooperazione in questa vicenda del Ministero degli Interni Italiano con i Servizi esteri (Risoluzione del Parlamento europeo sul presunto utilizzo di Paesi europei da parte CIA per il trasporto e la detenzione illegale di prigionieri [2006/2200 (INI)], Febbraio 2007).
Il Parlamento Europeo ha inoltre invitato il governo italiano "a prendere misure concrete per ottenere l'immediato rilascio di Abu El Kassim Britel".

Egli è detenuto da quasi sei anni. Dal 16 Novembre 2007 ha indetto uno sciopero della fame.

I tratti essenziali della vicenda.
1) Le ammissioni di Abu El Kassim Britel sono state formulate ed estorte sotto tortura. Lunghe indagini degli inquirenti italiani non hanno invece riscontrato nessuna prova a suo carico, dichiarandolo a tutti gli effetti innocente.
2) In Marocco gli è stato impedito di avere contatti col suo legale prima del processo, rendendo perciò impossibile qualsiasi forma di istruzione processuale.
3) Allo stesso modo, gli è stato impedito qualsiasi contatto coll'Ambasciata Italiana.
4) Non è stato prodotto alcun testimone, così da poter effettuare dei controlli incrociati.
5) Non è stato permesso alla difesa di produrre alcun testimone o prova documentale.

Il testo è tratto e tradotto da Fair Trials International. Su quel sito sono indicati alcuni indirizzi cui inviare le proprie proteste per la vicenda e le richieste per l'immediata scarcerazione di Abu El Kassim.

Autore:  Abdel Nur [ 28 dic 2007, 12:18 ]
Oggetto del messaggio: 

Inchieste sul caso di Kassim

Al seguente indirizzo è possibile visualizzare il filmato di un'inchiesta realizzata da Rainews24 sulla vicenda di Abu El Kassim. Raccoglie le interviste a Khadija Anna Lucia - la moglie di Kassim - a Francesca Longhi, avvocato della famiglia Britel, ed a Claudio Fava, relatore della Commissione UE sui voli illegali della CIA.

http://video.google.com/googleplayer.swf?docId=77558588173292908&hl=it

Radio Popolare ha realizzato un'inchiesta sul caso del sig. Britel, recandosi presso il carcere dov'era detenuto - ora è stato trasferito in una struttura dove le condizioni sono più restrittive - ed ottenendo la possibilità di una breve intervista. Hanno partecipato alla delegazione anche alcuni deputati italiani, che si sono poi fatti carico di presentare un'apposita interrogazione parlamentare a proposito, senza ottenere una risposta concreta che andasse oltre le rassicurazioni istitituzionali di rito circa "il massimo impegno possibile". Il collegamento al file audio:

http://www.giustiziaperkassim.net/media/radio/guantanamo/Player.htm

Il file si chiama "Guantanamo" perchè "Guantanamo express" è il nome dato ai voli CIA che trasferiscono illegalmente i detenuti, deportandoli in Paesi dove viene loro inflitte un regime carcerario costellato di vessazioni e torture.
Questo è spiegato, tra l'altro, nella conferenza stampa che fece seguito all'inchiesta di Radio Popolare. E' particolarmente interessante, e questo è l'indirizzo web cui è possibile ascoltarla integralmente (non è lunghissima):

http://www.radioradicale.it/scheda/221380/voli-cia-liberate-abou-el-kassim-britel

Non vi copincollo, per brevità, un interessante editoriale a firma Claudio Gatti, apparso circa una settimana fa sul Sole24Ore. Concerne in buona sostanza la contraddittorietà fra il trionfalismo per la riuscita moratoria sulla pena capitale e l'assoluta inedia politica nella tutela dei diritti fondamentali concreti di un cittadino italiano. L'ho trascritto al seguente indirizzo:
http://aljihadalakbar.splinder.com/post ... del+Sole24

Nel frattempo vi ringrazio per l'attenzione che dedicherete alla vicenda, ed agli eventuali sforzi che vorrete esercitare per farla conoscere il più possibile.
Pace su di voi.

Autore:  samiretta [ 28 dic 2007, 12:25 ]
Oggetto del messaggio: 

Abdel Nur a me questo caso ricorda molto quello di un cittadino italiano di origini irachene che fu sequestrato in iraq e ucciso Ayad Anwar Wali...forse ti ricorderai la storia, fu trattato come un cittadino di serie b, i giornali parlarono pochissimo del suo sequestro e il fratello accuso la farnesina di non essersi mossa come per altri sequestri avvenuti in iraq ma che riguardavano cittadini italiani autoctoni.

Autore:  Abdel Nur [ 28 dic 2007, 14:10 ]
Oggetto del messaggio: 

Gli episodi riflettono la medesima mentalità, questo è senz'altro vero; tuttavia sono piuttosto diversi tra loro.

Ayad Anwar Ali fu sequestrato in Iraq da combattenti irregolari, nell'ambito di un conflitto non convenzionale che causa quotidianamente dei morti ed ha avuto periodi di forte acutizzazione dei sequestri di cittadini occidentali (e non).

Abou El Kassim Britel è stato invece arrestato dalle forze di sicurezza di uno Stato di diritto, deportato da servizi segreti di un altro Stato di diritto, processato iniquamente ed incarcerato da un altro Paese ancora - nell'ordine: Pakistan, Usa, Marocco. Gl'interlocutori sono dunque soggetti istituzionali; le circostanze non sono quelle eccezionali di un sequestro da parte di combattenti irregolari, bensì ben riconoscibili e regolamentati stati di detenzione da parte di funzionari governativi e corpi speciali direttamente dipendenti da governi nelle piene facoltà delle proprie funzioni.
Le rappresentanze consolari, inoltre, hanno piena responsabilità nei confronti dei cittadini di un Paese che si muovono in Paesi stranieri. A Kassim non fu "permesso" alcun contatto coll'ambasciata italiana. La diplomazia italiana, da parte sua, quali provvedimenti ha messo in campo a fronte della sostanziale sparizione di un cittadino italiano in viaggio di studi in Pakistan?

Ci sono specifici passaggi diplomatici ed istituzionali che l'Italia dovrebbe compiere in queste situazioni; laddove in caso di sequestro in zona di guerra - Iraq ed Afghanistan, ma potrebbe essere la Somalia in altri tempi, od eventualmente il Kosovo, tanto per dire - si tratta piuttosto di impegnarsi per stabilire rapporti più o meno informali tramite mediatori ed in vista di ufficiosi riscatti puntualmente smentiti da fonti ufficiali.
In una parola: chiare, riconoscibili, doverose responsabilità istituzionali, giuridiche e politiche contra tutti gli sforzi possibili per salvare una vita con gli strumenti a disposizione, e perlopiù "di sgamo".

La cosa mi sembra quindi molto più grave. Non ci capiterà spesso di essere sequestrati in zone di guerra - ma Iddio ne sa di più. E' invece più facile che uno scambio di persona, una perquisizione sommaria, una situazione politica instabile, o addirittura la pura arbitrarietà di servizi di sicurezza ci conduca nel buco nero della carcerazione senza giusta causa, senza diritto alla difesa, né alla "telefonata" di cinematografica memoria.

La questione della tutela della dignità umana e della garanzia dei diritti civili connessi ad uno statuto di cittadinanza è dunque centrale ed eminente. E' naturale che si porrebbe con eguale intensità se Kassim non fosse stato cittadino italiano. Tuttavia la sua piena cittadinanza ci dà lo strumento giuridico per fare pressioni che sarebbero altrimenti impossibili.

Autore:  ahimsa [ 28 dic 2007, 15:17 ]
Oggetto del messaggio: 

Davvero occorre darsi da fare, fare pressione, informare la gente, chiamare all'appello e all'unità i gruppi sensibili a queste tematiche.

Casi come questi lasciano davvero sconcertati.

Dietro alle maschere della democrazia e dello stato di diritto si celano dei non-valori molto meno nobili.

Farò un giro tra i link che hai postato per capire qualcosa di più.

Autore:  cavallo [ 01 gen 2008, 17:53 ]
Oggetto del messaggio: 

ecco a cosa fa arrivare il miscuglio fra ipocrisia, disinformazione mediativa e fobie anti-islamiche in Italia: scambiare il dono di un artista per una minaccia! Coscienza sporca?

http://www.repubblica.it/2007/12/sezion ... -arte.html

Autore:  Abdel Nur [ 02 gen 2008, 14:35 ]
Oggetto del messaggio: 

Coscienza sporca, sensazionalismo, ed irresponsabilità dei media circa il dovere deontologico di far conoscere una vicenda gravissima, tanto drammatica quanto sostanzialmente sconosciuta e passata sotto silenzio.

E' stata recentemente attivata la petizione on-line per l'immediata scarcerazione di Kassim. Qualora vi sembrasse opportuno, tengo a segnalarvela cosicché possiate leggerla, firmarla ed il più possibile diffonderla. Grazie fin d'ora.

http://www.petitiononline.com/kassim/petition.html

Autore:  ahimsa [ 04 gen 2008, 19:54 ]
Oggetto del messaggio: 

Amico Abdel Nur, io propongo un appello per Kassim sul blog di G2, sempre se gli altri G2ini e gli amministratori sono d'accordo.

Quella di G2 e delle seconde generazioni è essenzialmente una battaglia per il riconoscimento dei diritti civili e politici; in questo caso sono i primi a non essere riconosciuti ad un cittadino italiano; noi ci consideriamo "italiani con il permesso di soggiorno", Kassim è un italiano con il passaporto italiano ma con i diritti di uno straniero.

L'Italia potrebbe agire in protezione diplomatica, lo ha fatto per suoi cittadini immischiatisi nelle situazioni più improbabili, anche pagando cifre indicibili in riscatti, per suoi mercenari, per giornalisti di grandi testate, ma non per Kassim, un "diversamente italiano" come ho pensato di chiamarlo.

Autore:  ahimsa [ 05 gen 2008, 15:19 ]
Oggetto del messaggio: 

per intenderci, auspicherei un appello a nome di tutta la rete G2.

Autore:  Abdel Nur [ 07 gen 2008, 16:39 ]
Oggetto del messaggio: 

Caro Ahimsa, non facendo parte della rete G2 non mi permetto di avanzare proposte in tal senso; è naturale, da parte mia, che l'idea di un appello mi sembri profondamente opportuna, e del tutto coerente colla natura e le finalità della rete stessa. A tutt'oggi, la petizione per la liberazione di Kassim ha ottenuto soltanto trecento firme; il silenzio dei media continua a rappresentare un ostacolo difficilmente superabile, per le poche forze a nostra disposizione. E' comunque naturale che chiunque può sentirsi libero di sottoscrivere la petizione a titolo personale, e non in quanto rappresentante di questo o quel gruppo od organizzazione che - mi è perfettamente chiaro - si esporrebbe in tal modo a "rappresaglie" politiche di diverso ordine e grado.

Autore:  Abdel Nur [ 09 gen 2008, 16:33 ]
Oggetto del messaggio: 

Il prossimo 10 gennaio, Kassim riceverà la visita di una delegazione di parlamentari italiani e giornalisti, organizzata dall' on. Enzo Locatelli, cui farà seguito una conferenza stampa.
Lo scorso 7 gennaio ha finalmente interrotto il suo sciopero della fame, durato quasi due mesi. Khadija [http://kassimlibero.splinder.com/] lo racconta nel dettaglio, e porta i ringraziamenti di Kassim a tutti coloro che siano impegnati nella denuncia e nella solidarietà del suo dramma.

Sebbene la sopravvivenza di Kassim non sia più in grave pericolo, la campagna per la sua liberazione non può certo ritenersi meno grave ed urgente. Essa, al contrario, abbisogna proprio ora di uno speciale sforzo ulteriore.
Con la sostanziale riapertura di vere e proprie trattative politiche, è infatti necessario esercitare la massima pressione civile possibile; l'adesione alla petizione on line - con nome e cognome - resta lo strumento più immediato ed efficace. Sottoscrivetela, qualora non l'aveste già fatto, ed invitate anche i vostri conoscenti a farlo. Ed Iddio ve ne renda merito.

http://www.petitiononline.com/kassim/petition-sign.html?

Autore:  tammarinho [ 30 gen 2008, 12:50 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Abou Elkassim Britel: deportazione di un cittadino italiano

prima di imbattervi in certe avventure e nel mobilitare l'opinione pubblica al grido "italia anti-islamica..".vorrei che mi rassicuraste della totale onestà di quest'uomo .......noi sappiamo che lo stato italiano ha già sollecitato il marocco ed il pakistan, però nè l'italia nè voi potete avere prove della sua innocenza nel periodo di permanenza in pakistan o marocco....
è siccome si parla di legami con al qaeda io ci andrei coi piedi di piombo....poi x il fatto che è italiano, va trasferito quì e giudicato in italia....xò l'italia può giudicarlo solo per i due anni in cui è stato messo sotto controllo, non per i restanti in pakistan e marocco!

Autore:  ahimsa [ 30 gen 2008, 22:32 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Abou Elkassim Britel: deportazione di un cittadino italiano

mi pare che a prelevarlo siano stati agenti segreti degli Stati Uniti, e non Pakistani o Marocchini, e non mi risulta neanche che sia stato portato davanti a qualche giudice e sia sottoposto ad un giusto processo in questi due paesi, Abdel Nur potrà correggermi se sbaglio.

Inoltre uno dei principi e garanzie più importanti nel sistema della giustizia italiana, a tutela della libertà dell'imputato, è la presunzione di non colpevolezza.

Noi non ci siamo interessati di questa vicenda per giurare che Kassim è innocente.
Lo abbiamo fatto per far sì che fossero riconosciuti i suoi diritti, e che fosse sottoposto ad un giusto processo.

Autore:  Abdel Nur [ 31 gen 2008, 14:21 ]
Oggetto del messaggio:  Re: Abou Elkassim Britel: deportazione di un cittadino italiano

Ahimsa ha scritto:
Noi non ci siamo interessati di questa vicenda per giurare che Kassim è innocente.
Lo abbiamo fatto per far sì che fossero riconosciuti i suoi diritti, e che fosse sottoposto ad un giusto processo.

Questo, il nocciolo della questione.
L'aspetto fondamentale è quello della cittadinanza; un cittadino italiano è stato arrestato e deportato arbitrariamente, e condannato senza alcun rispetto per i diritti minimi dell'imputato, a cominciare da quello alla difesa. Il primo dovere del suo Paese è quello di tutelarlo. Il secondo, quello di assicurare che le sue responsabilità siano chiarite nel migliore dei modi. Questo è tanto più urgente, visto che la Procura italiana aveva già svolto indagini su di lui, senza trovare nemmeno le prove per avviare un'inchiesta giudiziaria.

In Pakistan, Kassim è rimasto pochissimo tempo.
In Marocco, è stato deportato da servizi segreti stranieri.
Quali sono i margini di delinquenza?

Vale la pena ricordare che qualche anno fa furono arrestati degl'immigrati arabi a Roma, coll'accusa di terrorismo internazionale. Alla chetichella, furono poi completamente prosciolti e rilasciati nella più stretta discrezione. Qualche giornalista riuscì a rompere il muro di silenzio: si scoprì che alcuni agenti avevano messo prove false nelle case degli accusati, e che uno di essi, un pescatore, aveva subito pesanti pressioni per fare da "infiltrato" nella comunità arabofona romana. Rifiutò, ed alla fine accusarono lui.
Non è la regola, naturalmente. Ma è forse necessario rammentare come le accuse di "affiliazione ad Al-Qa'ida" siano da prendere colla dovuta circospezione.

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