Ricostruzione della vicenda
Abou Elkassim Britel è un cittadino italiano che sta scontando in Marocco una sentenza a nove anni di prigione, basata su una condanna infondata, ottenuta tramite la deportazione illegale (
extraordinary rendition) e la tortura.
Il sig. Britel è emigrato in Italia nel 1989 ed ha sposato una donna italiana. Nel 2002, si recò in Pakistan per lavorare alla traduzione di libri sull'Islam.
Secondo quanto riferito dall'
International Federation of Human Rights (no.379/2 July 2004) e da
Statewatch, Abu El Kassim è stato arrestato il 10 Marzo 2002 durante un controllo dei documenti a Lahore.
Il suo passaporto fu erroneamente ritenuto un falso, e di conseguenza fu immediatamente legato, incatenato e torturato; gli fu poi negato l'accesso all'Ambasciata Italiana per verificare l'autenticità del suo passaporto. Dieci giorni dopo, è stato condotto al
Crime Investigation Department per cinque giorni di interrogatori, che comprendevano maltrattamenti, violenze e privazione forzata del sonno. E' stato poi riconsegnato alla polizia, ed in seguito affidato ai servizi segreti pakistani; fu torturato nuovamente in due occasioni, durante una delle quali
rilasciò false ammissioni sotto costrizione.
Il 5 Maggio 2002 fu trasferito ad Islamabad per essere interrogato dall'FBI in quattro diverse occasioni. Gli furono offerti dei soldi in cambio di informazioni su Usama Bin Ladin e gli fu consentito un contatto coll'ambasciatore marocchino [
col quale comunque non ebbe mai alcun contatto effettivo], mentre continuava ad essergli
negato ogni contatto coll'Ambasciata Italiana.
Il 24 Maggio fu bendato, ammanettato e messo su un aereo privato americano diretto a Rabat. Da là, fu condotto presso un centro di detenzione non ufficiale a Témara, dove i Servizi di Sicurezza marocchini detengono prigionieri
senza diritto d'accesso ad un avvocato, senza informare le rispettive famiglie e praticando periodicamente
sia la tortura sia dei periodi di isolamento detentivo.
Il sig. Britel fu infine rilasciato l'11 Febbraio 2003, ma gli fu negata la restituzione del suo passaporto. Finalmente il 12 Maggio, quattro giorni prima del mortale attacco terroristico a Casablanca, l'Ambasciata Italiana gli fornì un permesso di transito.
Egli si recò quindi alla frontiera, presso l'
enclave spagnola di Melilla, dove è stato nuovamente arrestato e condotto in una località sconosciuta. Tuttavia questa volta la sua incarcerazione fu resa nota da un giornale locale, il quale riportò anche che Abu El Kassim era stato ricercato in relazione a passati legami con Al-Qa'ida.
Quattro mesi più tardi, la famiglia del sig. Britel scoprì che egli era stato imprigionato, e che era perseguito per la formazione di un gruppo illegale.
Nel Gennaio 2004 fu giudicato colpevole dopo un processo e gli furono comminati quindici anni di prigione, che in appello sono stati poi ridotti a nove.
Il sig. Britel era stato oggetto d'indagine già in Italia, prima del suo arresto in Pakistan. Sembra che questo sia stato un elemento importante per le accuse portate contro di lui, in Marocco.
Tuttavia, nonostante due anni di sorveglianza ed una lunga inchiesta giudiziaria sulle sue attività,
in Italia non gli fu addebitata alcuna accusa. Il magistrato responsabile delle indagini chiese che i procedimenti giudiziari contro il sig. Britel fossero archiviati (il 28 Luglio 2006) a causa della "
assoluta mancanza di consistenza delle prove, che possano essere utilizzate nel processo".
L'ordinanza del giudice per le indagini preliminari, decretando la fine del procedimento giudiziario (doc. 9745/06, datato 29 Settembre 2006) ha dichiarato che "
i controlli che sono stati effettuati, le intercettazioni telefoniche ed il monitoraggio dei conti bancari non hanno fornito alcun sostegno alle accuse".
La Commissione Europea ha condannato questo caso, in particolare l'estradizione e l'evidente, costante cooperazione in questa vicenda del Ministero degli Interni Italiano con i Servizi esteri (Risoluzione del Parlamento europeo sul presunto utilizzo di Paesi europei da parte CIA per il trasporto e la detenzione illegale di prigionieri [2006/2200 (INI)], Febbraio 2007).
Il Parlamento Europeo ha inoltre invitato il governo italiano "
a prendere misure concrete per ottenere l'immediato rilascio di Abu El Kassim Britel".
Egli è detenuto da quasi sei anni. Dal 16 Novembre 2007 ha indetto uno sciopero della fame.
I tratti essenziali della vicenda.
1) Le ammissioni di Abu El Kassim Britel sono state formulate ed estorte sotto tortura. Lunghe indagini degli inquirenti italiani non hanno invece riscontrato nessuna prova a suo carico, dichiarandolo a tutti gli effetti innocente.
2) In Marocco gli è stato impedito di avere contatti col suo legale prima del processo, rendendo perciò impossibile qualsiasi forma di istruzione processuale.
3) Allo stesso modo, gli è stato impedito qualsiasi contatto coll'Ambasciata Italiana.
4) Non è stato prodotto alcun testimone, così da poter effettuare dei controlli incrociati.
5) Non è stato permesso alla difesa di produrre alcun testimone o prova documentale.
Il testo è tratto e tradotto da
Fair Trials International. Su quel sito sono indicati alcuni indirizzi cui inviare le proprie proteste per la vicenda e le richieste per l'immediata scarcerazione di Abu El Kassim.