Cita:
’18 anni...in Comune’, la campagna di ANCI e Save the Children
Italiani alla seconda
L’iniziativa, rivolta ai figli di immigrati, serve a favorire una fruizione più diretta della cittadinanza
Non sono immigrati né rifugiati politici, non hanno valicato frontiere e non sono nemmeno scappati da un Paese in guerra. Sono nati in Italia ma da genitori stranieri. Tanto basta per attraversare quell’inferno burocratico che sancirà la loro cittadinanza italiana. Che dovrebbe essere un diritto naturale al momento del primo vagito. Eppure così non è. Le ‘seconde generazioni’, figli di fatto della nostra Italia seppur di sangue straniero, hanno tempo un anno, compiuta la maggiore età, per richiedere la cittadinanza italiana. Previa presentazione di un’infinita lista di documenti e carte più o meno inutili. E non sempre la richiesta va a buon fine. Basta un nulla, e il treno è perso. Una legge, quella sull’acquisizione della cittadinanza italiana, carica di arzigogoli e complicazioni.
“Con questa iniziativa vogliamo dare un’opportunità in più alle seconde generazioni che al compimento del diciottesimo anno di età possono, già nell’attuale sistema normativo, diventare a tutti gli effetti cittadini italiani”, così il Presidente dell’Anci Graziano Delrio, presentando oggi la Campagna ‘18 anni…in Comune!’ lanciata da ANCI, Save the Children e Rete G2 - Seconde Generazioni.
L’iniziativa, che coinvolgerà i Comuni italiani e migliaia di ragazzi e ragazze di origine straniera nati in Italia, volta a sollecitare il maggior numero di Sindaci ad informare tempestivamente i minori nati in Italia da genitori stranieri sulle modalità di acquisizione della cittadinanza al compimento della maggiore età.
“Come associazione siamo favorevoli ad una diversa fruizione dei diritti di cittadinanza per le seconde generazioni, come avviene in molti Paesi europei”, ha aggiunto Delrio accennando alle due proposte di legge di iniziativa popolare, appoggiate dall’Anci, per la riforma della legge sulla cittadinanza e sul diritto di voto agli immigrati, promosse dalla Campagna ‘L’Italia sono anch’io’, e che in 10 giorni, dallo scorso 1° ottobre, hanno già raccolto più di diecimila le firme -obiettivo cinquantamila entro febbraio 2012. Crediamo, ha concluso il Presidente Anci, “che l’acquisto della cittadinanza, e con essa della completa titolarità di diritti e doveri, costituisca un passaggio chiave nel percorso verso la piena integrazione”.
Mohamed Tailmoun, portavoce della Rete G2, organizzazione di immigrati nata nel 2005 con lo scopo di chiedere la riforma della legge della concessione della cittadinanza, ci parla della problematica che coinvolge i 572mila i minori di origine straniera nati nel nostro Paese la cui “integrazione non può più essere affrontata in una logica di emergenza, bensì attraverso un intervento coordinato -normativo, educativo e sociale- per accompagnare stabilmente questo processo di integrazione, a partire dalle comunità locali”, come sostenuto da Raffaela Milano, Direttore Programma Italia - Europa di Save the Children Italia.
Tailmoun, ci può illustrare la Campagna “18 anni… in Comune” presentata questa mattina a Roma presso la Sala Presidenza dell’Anci?
E’ una Campagna che rivolgiamo ai neomaggionenni - per l’esattezza a coloro che stanno per compiere 18 anni, quindi 17 e qualcosa - e ai Comuni italiani invitando a spedire una lettera ai quasi maggiorenni nati da genitori stranieri su territorio italiano informandoli del fatto che dai 18 ai 19 anni, quindi entro un anno dal compimento del diciottesimo anno d’età, hanno la possibilità di fare la richiesta della cittadinanza italiana in base all’articolo 4 della legge n° 91 del 1992.
Quali sono oggi i passi che devono fare questi ragazzi per ottenere la cittadinanza italiana?
Prima di tutto si devono rivolgere al Comune in cui risiedono e presentare una documentazione che comprende il documento di identità e una attestazione della nascita e della residenza sul territorio nazionale da 0 ai 18 anni. Questa è una procedura lunga ma molto più corta di quella che dovrebbero fare se facessero passare questo anno in cui possono appellarsi all’articolo 4 della 91, nel senso che è una procedura semplificata ma che possono fare solo i nati in Italia dai 18 ai 19 anni.
Scaduto questo termine cosa succede?
A quel punto va presentato anche il reddito e una serie di documentazioni che non sono richieste ai neodiciottenni nati in Italia.
Voi cosa chiedete per semplificare questa complessa procedura?
Come G2 chiediamo l’applicazione del principio dello ius soli, ovvero quel principio per cui per i nati in Italia da genitori stranieri o anche per i non nati su territorio italiano ma arrivati da piccoli al seguito dei loro genitori, ci dovrebbe essere una procedura semplificata tale per cui l’acquisizione della cittadinanza italiana non necessita della presentazione di tutti quei documenti come il reddito o cose similari che invece oggi sono necessari. Noi chiediamo quindi l’applicazione di questo principio come viene fatto in Francia o in altri Paesi europei, cioè il riconoscimento della cittadinanza in automatico semplicemente con la richiesta dei genitori o dei neomaggiorenne. Quindi chiediamo una riforma molto più articolata ed estensiva in realtà per tutte le Seconde generazioni, sia che siano nati sia che siano cresciuti in Italia e quindi arrivati da piccoli al seguito dei propri genitori.
Come si interfaccia la Vostra organizzazione con il mondo politico di oggi?
Noi abbiamo più sollecitato il Parlamento, siamo stati anche in audizione ogni volta che si è parlato di riforma della cittadinanza e abbiamo posto più volte la questione al Parlamento. In realtà, non ci sono stati ancora passi concreti, nel senso che poi la legge della cittadinanza è sempre la n° 91 del 1992, che è rimasta uguale e simile a se stessa senza riforme. Noi crediamo e speriamo sempre che il mondo politico si assuma le proprie responsabilità e riconosca alle Seconde generazioni quei diritti che hanno i loro coetanei nati da genitori italiani. Quindi diritto di voto, diritto di scegliere la propria professione liberamente, diritto ad essere cittadini italiani e non cittadini italiani con il permesso di soggiorno come spesso accade. Noi abbiamo la pretesa di creder d’essere, come organizzazione, impegnati a fare politica. Visto che poi, come dice sempre il Presidente Napolitano, la politica è tutti noi. Quindi anche noi facciamo politica, nel senso che tentare di cambiare una legge così importante è fare politica nel senso più pieno del termine.
Quali sono gli obiettivi della Rete G2?
Da sei anni è quello di riformare la legge n° 91. E per fare questo facciamo in modo di dialogare in continuazione con tutta la società italiana nel suo complesso, quindi mondo politico, società civile ecc. E questo è un obiettivo che assorbe tutte le nostre energie. Per cui quando avremo ottenuto questo scopo vedremo che altro fare.
Fonte:
http://www.lindro.it/Italiani-alla-seconda#.TphUnHLPwuc