Una volta si diceva "Eh, se l'hanno fatto gli
americani vuol dire che è cool".
Speriamo che l'eco arrivi anche nel Vecchio (in tutti i sensi) Continente.
Cita:
Le porte aperte degli Usa 100 milioni di nuovi americani
Gli immigrati sono all'origine del boom demografico e creativo degli Stati Uniti. Ma per molti, specie nel Sud, sono ancora una "minaccia". Finora Obama è stato a guardare. Ma oggi annuncia la svolta
dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI
Le porte aperte degli Usa 100 milioni di nuovi americani
NEW YORK - Nel preparare il discorso alla nazione che farà oggi, affrontando il tema esplosivo dell'immigrazione, Barack Obama si è studiato più volte queste cifre. Le proiezioni dello U. S. Census Bureau possono dare le vertigini. Secondo i demografi del censimento federale entro quarant'anni la popolazione degli Stati Uniti sarà aumentata fino a situarsi tra 422 e 458 milioni, dai 300 di oggi. Le stime più prudenti, dell'Onu, indicano 404 milioni nel 2050. Anche nell'ipotesi minima, cento milioni di persone in più. Un aumento di un terzo rispetto all'America di oggi.
In proporzione, bisogna immaginare l'Italia cresciuta di 18 milioni in poco più di una generazione. E quasi tutto dovuto all'ingresso di stranieri, più il tasso di natalità elevato delle minoranze etniche già residenti. Si capisce che anche in America il "partito della paura" sia diventato un problema serio per il presidente, con i referendum anti-immigrati dall'Arizona al Nebraska. Ma dalla settimana scorsa quello schieramento non è più il solo in campo. "Agli immigranti del mondo intero che hanno spirito d'iniziativa, noi dobbiamo dire: venite in America, vi accoglieremo a braccia aperte". Sono le parole di Michael Bloomberg, il sindaco di New York che il 24 giugno ha lanciato la sua iniziativa pro-immigrati: Partnership for a New American Economy.
È una vasta alleanza in cui spiccano due componenti. Da una parte ci sono i sindaci delle metropoli multietniche, da Los Angeles a Philadelphia, da San Antonio a Phoenix, uniti a prescindere dal colore politico (lo stesso Bloomberg è un ex repubblicano, oggi indipendente di centro). L'altra colonna portante sono imprenditori alla guida dell'industria americana, da Boeing a Disney a Hewlett-Packard. "Chiudere le porte agli immigrati sarebbe il suicidio di questa nazione", avverte Bloomberg. Propone una corsìa preferenziale per dare subito la Green Card (permesso di soggiorno a tempo illimitato) a chiunque crei lavoro per dieci persone. "Più immigrati uguale più benessere", è lo slogan del sindaco. Il suo alleato più prezioso è Rupert Murdoch. In quanto padrone della tv Fox News, il magnate di origine australiana (e lui stesso naturalizzato americano) crea una contraddizione in seno alla destra. Fox News è la tv più schierata contro Obama. Ma sull'immigrazione gli ordini di scuderia sono precisi: non si cavalcano campagne xenofobe.
Per Obama la scesa in campo del duo Bloomberg-Murdoch, con l'alleanza trasversale sindaci-industria, ha aperto un nuovo spazio di manovra. Col discorso di oggi il presidente può avventurarsi sul terreno che è stato definito "il terzo binario della politica americana": l'allusione è al binario del metrò dove passa la corrente ad alta tensione.
Luis Gutierrez, deputato democratico dell'Illinois, è uno dei 22 parlamentari latinos, membri dell'associazione Congressional Hispanic Caucus. Obama li ha riuniti martedì, in preparazione della sua uscita pubblica. È una base elettorale preziosa. Nel 2008 alle elezioni presidenziali i due terzi degli ispanici votarono per lui. "Il presidente - dice Gutierrez - spiegherà all'America perché è importante una grande riforma. La priorità è trovare una via equa, trasparente e garantista, per legalizzare 11 milioni di clandestini". In preparazione del discorso di oggi, un segnale lo ha mandato John Morton, l'uomo di Obama che dirige l'Immigration & Custom Enforcement. "Stop alle espulsioni di mogli e bambini che non hanno i documenti in regola - dice Morton - le deportazioni devono concentrarsi sugli elementi sospetti di terrorismo, o sui membri di gang criminali". Al tempo stesso il presidente ha fatto un gesto verso gli Stati di frontiera più preoccupati per l'escalation di violenza che accade a Sud di Tijuana o del Rio Grande, dove infuria la guerra dei narcos messicani. "Mille poliziotti in più alle Border Patrol, e 1200 soldati della Guardia Nazionale lungo il confine", annuncia Janet Napolitano che dirige la Homeland Security, il superministero degli Interni.
Obama non può abbandonare questo tema alle iniziative dei singoli governatori, ai referendum locali. "È impensabile - dice il suo portavoce Robert Gibbs - che ogni Stato Usa faccia una riforma diversa sull'immigrazione". Con il rischio che prevalgano le frange più fanatiche, e provvedimenti spesso puramente simbolici, inapplicabili. Come la legge varata a furor di popolo nella cittadina di Fremont, nel Nebraska: vieta di affittare ai clandestini e scarica sui padroni di case l'onere di controllare i documenti. Un'operazione che spesso neppure la polizia è in grado di fare, per il dilagare di sofisticati falsari della Social Security (il codice fiscale).
Anche la legge anti-clandestini passata per referendum in Arizona rischia di trasformarsi in un boomerang. Si vedrà se i nuovi controlli della polizia locale saranno efficaci. Per ora l'effetto immediato è la campagna di boicottaggio degli Stati vicini contro il turismo in Arizona. E all'interno dei partiti? Di certo il Tea Party e le frange estreme della destra populista hanno dimostrato di poter intimidire i repubblicani moderati in bilico per la rielezione a novembre. L'ex candidato presidenziale John McCain ancora pochi anni fa sull'immigrazione aveva una posizione così aperta da firmare un disegno di legge insieme a un progressista come Ted Kennedy. Adesso, col suo seggio senatoriale a rischio in Arizona, McCain si arrocca in difesa: "Primo, sigillare questa frontiera".
Altrove in America il pericolo-criminalità non pesa molto nel dibattito sull'immigrazione. I dati sulla delinquenza sono in calo, per la prima volta in una recessione. Conta di più il fatto che la crisi lascia in eredità 15 milioni di disoccupati: per loro, gli stranieri sono concorrenti su un mercato del lavoro ancora depresso. Ma nel lungo periodo per la destra è rischioso pescar voti cavalcando queste paure. Il Tea Party è già percepito come un "club bianco". Se i repubblicani s'identificano per il colore della pelle sono condannati a diventare minoranza.
Perfino dopo la più grave crisi economica dalla Grande Depressione, in America sull'immigrazione c'è una vena di ottimismo inesauribile. L'interpreta il celebre demografo-economista-urbanista Joel Kotkin, che ha appena pubblicato il saggio The Next Hundred Million (I prossimi cento milioni). Per lui la formidabile crescita demografica resta la causa principale di vitalità dell'America. Non è solo questione di numeri ma di freschezza, rinnovamento, dinamismo. "Sulle cento maggiori imprese americane - dice Kotkin - quindici sono state fondate e guidate da stranieri". Google, Facebook, Yahoo, non esisterebbero se gli Stati Uniti avessero chiuso le frontiere. "Entro la metà del secolo - prosegue Kotkin - questo paese avrà 350 milioni di persone sotto i 65 anni. L'Europa al confronto sarà un continente-ospizio, con un terzo della popolazione ultrasessantacinquenne". La demografia non ha smesso di avere un ruolo nel confronto geo-strategico tra superpotenze. "Non a caso Putin lamenta il rischio di una decadenza della Russia: nel 2050 avrà perso il 30% dei suoi abitanti e sarà ridotta a un terzo degli Stati Uniti". L'altra grande rivale, la Cina, è soggetta a un rapido invecchiamento che metterà a dura prova la tenuta sociale, per la mancanza di Welfare State.
Contro questo vate dell'abbondanza umana, però, oltre alla destra xenofoba si levano voci da sinistra. Kotkin ha nemici tra gli ambientalisti radicali, che predicano la crescita zero anche nelle nascite. Peter Kareivan, scienziato del Nature Conservancy, dice che "non fare figli è l'atto più eroico per combattere le emissioni di CO2". La femminista-verde Colleen Heenan condanna le famiglie numerose come "irresponsabili per il loro contributo alla distruzione delle risorse naturali". Obama deve tener conto che anche a sinistra non tutti identificano l'immigrazione con una manna dal cielo.
Per Kotkin queste critiche sono assurde, oltre che profondamente estranee alla natura dell'America. "Lo spazio qui non manca affatto. Abbiamo più immigrati di Germania, Francia, Inghilterra, Canada e Giappone messi insieme, eppure la densità della popolazione Usa è un sesto di quella tedesca. E anche per salvare il pianeta occorrono idee nuove, quindi giovani. In quanto alla qualità della vita sarà assai peggiore in quei paesi dove mancano nuove generazioni per sostenere la popolazione anziana. E poi le frontiere aperte sono un ingrediente indispensabile della società aperta. L'America non sarà più egemonica come in passato, ma grazie alla mescolanza multietnica conserverà una marcia in più, dalla tecnologia alla creatività culturale. L'atteggiamento verso gli immigrati ci identifica come una terra di diritti, libertà personali, tutele costituzionali, valori universali".
(01 luglio 2010)
Fonte:
http://www.repubblica.it/esteri/2010/07 ... ef=HREC1-6