Arcireport nì 17 11 maggio 2010 (scarica)
Settimanale a cura dell'arcihttp://www.deaweb.org/upload-FCK/File/a ... ORT_17.pdfIN QUESTO NUMERO SUI TEMI DELL'IMMIGRAZIONE...Giunge quest'anno alla XVI edizione il Meeting internazionale antirazzista (Mia) . Come sempre si terrà tra
Livorno e Cecina mare in una regione come la Toscana che ha investito molto sul tema dell'accoglienza e della lotta al razzismo, sia con il contributo delle amministrazioni locali che con quello della società civile organizzata.
Il Mia si aprirà a Livorno con uno spettacolo la sera del 9 luglio e si chiuderà a Cecina il 17. Quest'anno, coerentemente con l'impegno degli ultimi anni, si è deciso di investire soprattutto sulla formazione delle nuove generazioni, con particolare attenzione ai giovani di origine straniera, puntando su una presenza significativa del mondo della cultura.
È proprio la cultura di questo Paese che si è progressivamente deteriorata e, allontanandosi dai valori fondamentali sui quali è stata costruita la nostra democrazia, soffre l'egemonia di idee intrise di rancore e intolleranza.
Una situazione che si è determinata in un tempo lungo, nel quale sono stati diffusi molti veleni evidenti in slogan quali 'prima gli italiani' o 'padroni a casa nostra', utilizzati per giustificare, raccogliendo molti consensi, la discriminazione e il razzismo istituzionale che purtroppo dilaga in molte città e regioni. Un'ideologia che, con l'aiuto importante di tanti media che interpretano il proprio ruolo come megafono della politica, ha prodotto un razzismo popolare, diffuso, che sta penetrando la società, come dimostrano i tanti episodi di violenza razzista: da Ponticelli a Rosarno.
La preoccupazione che questo rancore diffuso nei confronti di migranti e minoranze possa compromettere seriamente la convivenza nelle nostre città, avvelenare irrimediabilmente le relazioni sociali, produrre separazioni insanabili, ha spinto l'Arci a promuovere iniziative che tentano di aprire un dialogo diretto con l'opinione pubblica, con le persone in carne e ossa.
Non è infatti limitandosi ad accusare i singoli o le comunità locali di razzismo che lo si potrà contrastare. Vanno ovviamente denunciate le responsabilità di chi, soprattutto in ruoli pubblici, soffia sul fuoco dell'intolleranza («cattivi con i clandestini » ha detto il Ministro Maroni l'anno scorso e 'Finalmente cattivi' ha titolato Libero il 14 maggio del 2009).
Ma le persone, vittime anch'esse di una descrizione distorta e strumentale della realtà, di una semplificazione che individua facili capri espiatori negli stranieri, non vanno lasciate sole di fronte ad un messaggio comunque rassicurante e alla crisi che investe le comunità locali, demolendo molte certezze. La paura per un futuro incerto e per un presente precario spesso si trasforma, per responsabilità soprattutto della politica, incapace di dare risposte concrete, in paura degli altri.
Paura da parte delle persone più deboli nei confronti di quelli che stanno peggio di loro, degli ultimi della società, stranieri e minoranze, indicati come colpevoli e visti come concorrenti nella divisione di una torta sempre più piccola.
Lavorare a un'alleanza con il mondo della cultura può servire a ricostruire un sentire comune basato sui principi della nostra Costituzione.