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 Oggetto del messaggio: Cittadinanza, il punto di vista UIL
MessaggioInviato: 03 dic 2009, 16:41 
G2 con doppia cittadinanza
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Seminario: il diritto e la responsabilità della cittadinanza

Giovedì 10 dicembre 2009, Provincia di Roma, sala della pace, ore 9.30 – 13.00

(Di Guglielmo Loy e Giuseppe Casucci)


Roma, 2 dicembre 2009 – E’ acceso il dibattito politico sulle proposte di modifica della legge n. 91/1992 che regola l’accesso alla cittadinanza italiana. Prima di Natale le 14 proposte di legge presentate da deputati di vari schieramenti arriveranno, anche su richiesta del Presidente della Camera, al dibattito in aula di Montecitorio. Il tema dei diritti di cittadinanza, è infatti un nodo di grande attualità ed importanza, in quanto concerne la forma ed il carattere che assumerà la nostra società futura, nonché l’atteggiamento della politica e della società civile verso il tema dei cambiamenti multi etnici e multi culturali della nazione in cui viviamo. Per questo motivo la UIL ha ritenuto interessante aderire e partecipare all’organizzazione di un seminario promosso dall’Associazione “Nessun Luogo è Lontano”, dal titolo: <il diritto e la responsabilità della cittadinanza>, che si terrà il prossimo 10 dicembre presso la Provincia di Roma. Importante, sia per i contenuti del dibattito prefigurato, sia per le modalità di impostazione dello stesso evento.

Sui contenuti: la nostra convinzione è che la trasformazione etnica e culturale in atto da tempo nella nostra società non possa essere regolata da norme pensate quasi vent’anni fa quando la presenza di stranieri nel nostro Paese era residuale. Oggi è necessario ripensare al concetto di “cittadino” ed alle regole di convivenza in un consesso civile sempre più ricco ed eterogeneo. E’ in atto da dieci anni un grande cambiamento sociale, un cambiamento però che, se non governato, rischia di produrre profonde lacerazioni nel tessuto civile. Purtroppo i segni di questi conflitti sono già visibili, prodotti dal non governo della pressione migratoria e dal conseguente dumping sociale che si produce con una immigrazione forte e disordinata. I processi, dunque, debbono essere capiti e temperati, ed alle nuove sfide dobbiamo saper dare le risposte giuste, pena pesanti effetti di rigetto da parte della popolazione italiana, ed una pericolosa emarginazione di una minoranza che ormai conta oltre l’8% della nostra popolazione ed è in continua crescita. Noi pensiamo che l’insieme di costumi, religioni, comportamenti diversi sono un fattore di ricchezza per la crescita civile, economica e culturale della nostra società, ma essi vanno inquadrati in un nuovo insieme di regole e comportamenti comuni che permettano alla diversità di riconoscersi in un unico progetto civile di maturazione della società. Questo nuovo quadro di regole, però, non può essere concepito e ridursi con il “tenere a bada” la spinta migratoria. O, altrettanto peggio, assimilare le altre culture chiedendo loro semplicemente di annullarsi nella nostra. L’integrazione è un processo che non è a senso unico; per funzionare deve saper mediare aspetti differenti e qualche volta in collisione, anche al fine di valorizzare le diversità, non respingerle, in modo che l’immigrazione sia una risorsa, non un problema. In questo senso, fermo restando che chi vuole la cittadinanza italiana deve rispettare le leggi e le regole che si scelgono insieme, non si può pensare di farle noi da soli queste regole: esse vanno mediate con le esigenze e le proposte dei nuovi venuti. C’è poi l’aspetto dell’integrazione: questa non potrà mai andare avanti in modo armonico se continuiamo ad escludere dal diritto ad essere italiano chi (sia pure figlio di stranieri) è nato nel nostro Paese o che vi è giunto da piccolo ed ha concluso qui il ciclo scolastico. Se vogliamo che i figli degli immigrati si sentano davvero italiani dobbiamo mostrare loro che teniamo in dovuta considerazione il loro punto di vista e le loro aspirazioni e richieste. In questo senso il principio dello Jus sanguinis va aggiunto a quello dello jus solis, già adottato in molti Paesi europei. Agli altri stranieri, che hanno dimostrato di essere onesti e di lavorare e vivere assieme a noi da molti anni, dobbiamo dare la possibilità di una legge equa che permetta una cittadinanza nei tempi e nei modi giusti. Noi non siamo per un principio meritocratico di accesso alla cittadinanza (che è anche un diritto per chi è lungo residente da noi), pensiamo però che chi chiede la cittadinanza, debba davvero volerla e debba conoscere in maniera adeguata la lingua e le leggi italiane. Siamo anche convinti che una buona e duratura legge non può essere solo fatta da una parte politica: per questo motivo abbiamo apprezzato la presentazione di una proposta di legge a carattere bipartisan e ci auguriamo che il dibattito in Parlamento sappia produrre una sintesi positiva di tante proposte presentate.

Per quanto riguarda il metodo organizzativo dell’evento del 10: il seminario è a porte chiuse e diretto ad un numero ristretto di esperti ed operatori in materia di immigrazione. L’intero movimento sindacale si è messo a disposizione per approfondire il tema e confrontarsi con importanti Fondazioni di carattere politico (FareFuturo, Italianieuropei, Altramente, Formiche). L’obiettivo è quello di approfondire la tematica dei diritti di cittadinanza e lanciare proposte innovative. Sarebbe importante anche, a nostro avviso, che l’evento si concludesse con una iniziativa di carattere generale, come ad esempio una campagna sul tema dei diritti di cittadinanza, magari con una raccolta firme e l’invito al Parlamento ad essere coraggioso e decidere di riformare una legge tanto importante per il futuro della nostra società.

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