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MessaggioInviato: 04 nov 2009, 23:27 
G2 con doppia cittadinanza
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Identità nazionale, libertà e responsabilità

Il tema della concessione della cittadinanza è generalmente associato, nel dibattito pubblico, alla questione della regolamentazione dei fenomeni legati ai flussimigratori e al contrasto dell’immigrazione clandestina. I due temi sono, in realtà, assolutamente distinti. La disciplina della concessione della cittadinanza riguarda la definizione delle regole in base alle quali uno straniero (comunitario o extracomunitario) può divenire cittadino italiano, membro a tutti gli effetti della Nazione italiana. Regolamentare i flussi immigratori significa, invece, stabilire le condizioni in base alle quali un cittadino straniero (extracomunitario in particolare) può regolarmente risiedere e lavorare in Italia. Non si tratta di una distinzione sofistica. La “cittadinanza” attiene al nucleo fondamentale della legislazione nazionale, esprimendo, in particolare, l’identità politico-giuridica del cittadino, le modalità della sua partecipazione alla vita politica, l’insieme dei suoi diritti e doveri. Con l’acquisizione della cittadinanza, l’individuo diviene, quindi, parte integrante della comunità nazionale, concorrendo, con l’esercizio del diritto di voto, al processo democratico di assunzione delle decisioni politiche. La cittadinanza esiste in quanto esistono le nazioni, e le regole che disciplinano la concessione della cittadinanza dovrebbero essere sempre stabilite tenendo presente e tutelando l’interesse nazionale. Il conseguimento della cittadinanza deve essere, pertanto, disciplinato sulla base di un’idea consapevole e condivisa di comunità nazionale e di una sua auspicabile evoluzione. La questione della cittadinanza ha assunto notevole rilievo nell’odierno dibattito politico. Si ha, tuttavia, l’impressione che il Popolo della Libertà non sia finora riuscito ad elaborare una strategia coerente con i propri valori e costruita su una solida base culturale e identitaria. La fondazioneMagna Carta, tenuto conto dell’estrema delicatezza e della rilevanza che il tema assume per una formazione politica liberale e conservatrice, interviene offrendo un proprio contributo in vista del lavoro istituzionale e del confronto parlamentare che proprio in queste settimane si sta sviluppando.

Martedì, 3 novembre 2009
Chiesa di Santa Marta, Piazza del Collegio Romano, 5
Roma

ore 9.30 Apertura dei Lavori

Presentazione del Manifesto
Francesco Valli
Presidente Fondazione Magna Carta

10.20 Relazioni

Sergio Belardinelli
Docente di Sociologia, Università “R. Ruffilli”, Forlì

Massimo Introvigne
Direttore del cesnur, Centro Studi sulle Nuove Religioni, Torino

Vincenzo Lippolis
Docente di Diritto pubblico comparato, Università Federico II, Napoli

Carlo Panella
Editorialista

Victor Zaslavsky
Docente di Sociologia politica, Luiss Guido Carli, Roma

12.20 Discussione

Maurizio Gasparri
Presidente Gruppo PdL Senato della Repubblica

Fabrizio Cicchitto
Presidente Gruppo PdL Camera dei deputati

Gaetano Quagliariello
Vice Presidente Vicario Gruppo PdL Senato della Repubblica

Sandro Bondi
Coordinatore nazionale PdL

Modera

Giancarlo Loquenzi
Direttore de l’Occidentale


Fonte: http://www.magna-carta.it/content/ident ... it%C3%A0-0

http://www.magna-carta.it/

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13 ddl in discussione alla Camera
Fini vuole discutere sulla cittadinanza solo se la discussione la conduce lui


di
Lucia Bigozzi
4 Novembre 2009

Il tema della cittadinanza è agli atti del dibattito politico. E non solo: se ne occupano i giornali, si organizzano dibattiti, si elaborano idee e proposte. Nel Pdl si è aperta una riflessione seppure l'argomento in quanto tale non è tra le priorità dell'agenda politica. Silvio Berlusconi dice che negli organismi di partito (direzione e ufficio di presidenza) si possono affrontare proposte nuove che non stanno nel programma elettorale - come appunto la cittadinanza - anche se ricorda che "la decisione della maggioranza vincola la minoranza". A Montecitorio ci sono ben tredici proposte di legge presentate da tutte le forze politiche sulle quali la Commissione Affari Costituzionali sta ragionando nel tentativo avviato ormai da mesi, di arrivare per quanto possibile a un testo base in grado di fare sintesi tra le diverse posizioni in campo e dal quale ripartire.

Dunque, un quadro complessivo che segnala l'avvio di un confronto nel centrodestra, esattamente come sollecitato dal presidente della Camera Fini, convinto che l'integrazione passi anche da una nuova legge sulla cittadinanza e dal diritto di voto per gli immigrati regolari alle elezioni amministrative. Ma la sottolineatura che giusto ieri la terza carica dello Stato ha rimarcato presentando il libro ("Il futuro della libertà") in cui si rivolge ai ragazzi nati nell'anno in cui cadeva il muro di Berlino, appare come l'ennesima forzatura, quasi come se la sua tesi fosse l'unica via maestra da seguire. In sostanza, Fini rilancia l'idea di una nuova legge, assegna un ruolo fondamentale alla scuola specie sulla questione degli immigrati di seconda generazione e avverte che su questo terreno "un fallimento non ce lo possiamo permettere, con buona pace degli xenofobi nostrani". Chiosa di per sè eloquente che, di fatto, contraddice i ripetuti appelli al dialogo o i richiami sul fatto che il Pdl non deve essere una caserma ma un luogo aperto di confronto e discussione. Oltretutto il nuovo monito di Fini arriva nel momento in cui dentro il Pdl si registra una sostanziale disponibilità a ragionare, pur con chiari paletti che circoscrivono i confini del confronto: tra questi il no netto al concetto dello ius soli e alla cosiddetta "cittadinanza breve". Due passaggi contenuti nella proposta di legge bipartisan firmata dal finiano Granata e dal Pd Sarubbi ma sui quali peraltro lo stesso partito di Bersani non concorda e in Commissione porta avanti la sua proposta di legge (presentata da Bressa).

Fabrizio Cicchitto puntualizza che sulla cittadinanza nel Pdl "non c'è libertà di coscienza come sul biotestamento", per questo occorre aprire un confronto nella maggioranza, definire una linea perchè un tema così delicato "non può essere risolto con facilità". Ma se il presidente dei deputati pidielle dice chiaro di non aver intenzione di "spaccare la maggioranza" al tempo stesso rivendica il diritto di critica - e il riferimento è alle parole di Fini - che in quanto tale non può essere tacciato di "xenofobia". Come dire: se la base di partenza è una sorta di classificazione tra buoni e cattivi, è difficile portare avanti un dialogo costruttivo. Più esplicito il capogruppo a Palazzo Madama Maurizio Gasparri secondo il quale nel Pdl "non c'è alcun consenso nè disponibilità per la cittadinanza facile". Il tema "non può essere analizzato solo in modo burocratico" è il ragionamento del vicepresidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliarielolo, perchè per essere davvero cittadino italiano serve "la sedimentazione dei valori nazionali" ed è una "illusione pensare di risolvere il problema dell'integrazione semplicemente attraverso il rilascio della cittadinanza". Sul diritto di voto agli immigrati si dice contrario sottolineando che la materia è "intrinsecamente di carattere costituzionale"; piuttosto Quagliariello è opportuno discutere su altri due punti. Primo: occorre risolvere i problemi burocratici che "spesso spingono un cittadino straniero a voler diventare cittadino per evitare le lungaggini buocratiche" legate ad esempio al rilascio del permesso di soggiorno. Secondo: bisogna passare da una dimensione di "carattere quantitativo e burocratico per la concessione della cittadinanza a una di carattere qualitativo, ovvero valutare l'effettiva volontà dell'immigrato di diventare un cittadino italiano". Aspetti sui quali si può stabilire un punto di contatto con la proposta Granata-Sarubbi, aggiunge il senatore, fermo restando che non c'è bisogno di dimezzare i tempi del riconoscimento della cittadinanza.

Ed è proprio su questi aspetti che nel Pdl e nell'area di centrodestra si lavora a una mediazione rispetto alla legge Granata-Sarubbi, finalizzata a tenere unita la maggioranza.

Muove da qui la proposta elaborata dalla Fondazione Magna Carta nel manifesto "Identità nazionale, libertà e responsabilità" presentato ieri a Roma nel convegno al quale hanno preso parte i capigruppo del Pdl a Montecitorio e Palazzo Madama, il vicepresidente dei senatori, docenti universitari, parlamentari. L'idea di fondo è introdurre criteri qualitativi per il rilascio della cittadinanza, affrontando l'argomento non solo dal punto di vista burocratico ma anche qualitativo e pensare non alla "cittadinanza breve", piuttosto a una "cittadinanza a punti". Il modello di cittadinanza proposto, prevede l'individuazione di alcuni criteri integrando il tradizionale criterio cronologico. Ad esempio una buona conoscenza della lingua italiana e delle nozioni fondamentali della storia e del diritto costituzionale italiano, oltre alla verfica della stabilità della condizione sociale dell'immigrato che chiede la cittadinanza (lavoro regolare, reddito fiscalmente dichiarato, residenza stabile). In altre parole, elementi che "indicano il processo di radicamento e di integrazione'' come ad esempio il titolo di studio, la natura dell'attività professionale, il Paese di provenienza. Si tratta di una sorta di "cittadinanza a punti" che, pur respingendo la necessità di diminuire il tempo per il rilascio della cittadinanza a cinque anni, possa prevedere deroghe in determinate condizioni per arrivare alla concessione dello status prima dei dieci anni previsti dalla legge attuale. Resta invece netta la contrarietà sul voto agli immigrati.

Insomma, un documento che vuol essere un contributo di idee al dibattito aperto nel centrodestra che come spiega Cicchitto ''verrà presentato ai vertici del partito'' e su di esso ''si aprirà un confronto nella maggioranza per arrivare ad una posizione unitaria'', ma che potrebbe tradursi, osserva Quagliariello, anche in emendamenti e articoli alla legge in discussione in Parlamento.


Fonte: http://www.loccidentale.it/articolo/fin ... ui.0081001

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Manifesto sulla concessione della Cittadinanza Italiana: Cittadinanza a punti vs Cittadinanza veloce

Roma. Piazza del Collegio Romano. Presentato nella Chiesa di Santa Maria, Piazza del Collegio Romano 5, il documento "Identità nazionale, libertà e responsabilità, manifesto sulle regole per la concessione della cittadinanza italiana", elaborato dalla Fondazione Magna Carta. Si tratta di un documento politico-programmatico, basato sulla comparazione del diritto di cittadinanza in Paesi europei ed extraeuropei, che la Fondazione consegna al Pdl come base per elaborare una proposta di legge in materia di cittadinanza. Presenti Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello, Maurizio Gasparri.


Guarda la videointervista: http://www.c6.tv/archivio?task=view&id=6691

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Dal blog di Andrea Sarubbi

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Prove di dialogo con i falchi
Novembre 4, 2009 ·

Dopo mesi di scomuniche preventive e sbeffeggiamenti, che non ci hanno risparmiato neppure il nonnismo da caserma, il primo partito italiano ha finalmente battuto un colpo: il documento sulla cittadinanza presentato ieri dalla Fondazione Magna Carta (vicina a Quagliariello e Gasparri) è un segno che il Pdl è vivo e lotta insieme a noi. Oddio, proprio insieme non direi, perché il documento fa un’analisi dell’immigrazione profondamente diversa dalla nostra, e siccome nessun giornale oggi se ne è occupato seriamente, provo a spiegarvi io quali sono le differenze. In neretto i capitoli, in tondo le loro tesi, in corsivo i miei commenti.

Premessa. La cittadinanza, scrivono, “non può essere affrontata in modo strumentale nel tentativo di risolvere problemi di altra natura” e vanno evitate riforme “motivate da ragioni contingenti o di mera tattica politica”. Anche se non li nominano espressamente, ce l’hanno con Granata e con Fini: Fabio, perché ha firmato un testo proposto da un deputato dello schieramento avverso; il presidente della Camera, perché su quel testo si è sbilanciato pubblicamente in diverse occasioni.

Non è un diritto. Affermano che la cittadinanza è un patto, non un diritto, perché i diritti gli immigrati regolari ce li hanno comunque: l’unica differenza sta nel voto e nella libera circolazione, quindi in realtà facilitare la cittadinanza significa soltanto voler facilitare il voto degli immigrati. Non conoscono nessun italiano di seconda generazione che mentre cercava di aprire un’attività imprenditoriale a casa sua (l’Italia) si è sentito rispondere dalla questura di riprovare l’anno successivo, perché le quote per il lavoro autonomo erano finite
. E potrei andare avanti, ma preferirei che si documentassero da soli, visto che loro sono un think tank e io no.

Stanziali o di passaggio? Siccome non ci si muove più con le navi ma con gli aerei, oggi non è più come una volta: i nostri padri andavano a cercare fortuna in America e ci rimanevano, mentre gli immigrati che vengono in Italia stanno qui solo per lavorare, perché poi vogliono tornare a casa loro. E nel frattempo, guardano sul satellite i programmi di casa loro, vanno sui siti internet di casa loro… Altro che integrazione: anziché pensare alla cittadinanza, basterebbero dei visti per motivi di lavoro. Qui è il rapporto Caritas, fresco di stampa, a smentire completamente l’analisi: gli immigrati in Italia oggi sono stanziali e tendono a mettere su famiglia. Se prendono l’aereo per andare nel Paese d’origine, comprano un biglietto di andata e ritorno della durata di un mese: il tempo delle ferie. La visione di Magna Carta ricalca esattamente quella della Germania anni ‘60: ne ho parlato così tante volte, su questo blog, che chi fosse rimasto indietro può cliccare qui. Oppure comprarsi due copie di un qualsiasi saggio di Massimo Livi Bacci: una per sé, l’altra da regalare agli amici falchi.

L’appartenenza alla Nazione. “Una Nazione – scrivono – cresce ed evolve sulla base di radici etno-culturali, e potrebbe cessare di essere democratica nel momento in cui si intaccassero i vincoli stessi che garantiscono l’unità della Nazione, e la sua struttura sociale, e quando venisse meno il senso di reciproca appartenenza storica”. Se sei figlio di genitori filippini ma ti senti italiano, insomma, rischi di intaccare l’identità nazionale; se invece sei figlio di genitori bresciani e ti senti padano, puoi anche stare al governo.

L’integrazione come premessa. “La cittadinanza presuppone il senso di appartenenza ad una comunità”, proseguono, citando alcune regole: padronanza della lingua, conoscenze dei fondamenti istituzionali e giuridici, fedina penale pulita, lavoro regolare. Premesso che trovare un italiano con percorso netto su tutti e quattro i punti sarebbe durissima, e che fra i concorrenti del Grande fratello sarebbe addirittura impossibile, su questi aspetti li avevamo già anticipati: i paletti della pdl Sarubbi-Granata sono un po’ meno pomposi, ma altrettanto efficaci.

Gli esempi stranieri. Ogni Paese – affermano – fa storia a sè: Francia e Gran Bretagna hanno leggi meno restrittive della nostra perché avevano le colonie, Ma poi prendono ad esempio la Spagna, perché prevede 10 anni di residenza. La Spagna ne prevede solo 2, in realtà, per chi viene dalle ex colonie: proporremo a Magna Carta di estendere la stessa regola, in Italia, agli immigrati provenienti da Eritrea, Somalia, Libia, Albania e dalle isole greche del Dodecaneso. Per non parlare dello ius soli, che in Spagna esiste.

Ius soli. Lo ius soli è un falso problema, spiegano gli esperti di Magna Carta, perché da noi esiste già: se uno è nato qui, a 18 anni può fare domanda e diventare cittadino italiano. A questa mi rifiuto di rispondere: invito i ragazzi della seconda generazione a mandare una mail a segreteria@magna-carta.it , raccontando ai pensatori del think tank come ci si sente ad essere cittadini del nulla per tutta l’adolescenza e come si vive fino ai 24-25 anni (quando va bene) da italiani con il permesso di soggiorno.

Qualità o quantità. Oggi la cittadinanza è legata ad un percorso burocratico, che tiene conto solo della quantità di tempo passata in Italia, mentre è importante anche la qualità, ossia il cammino di integrazione compiuto da ciascuno. Su questo non ribatto: evidentemente, hanno letto anche loro la Sarubbi-Granata. Ma allora, perché continuano a dire che il kamikaze fai-da-te di viale Jenner con la nostra legge sarebbe stato cittadino italiano? Perché non ci spiegano come mai Hina o Sanaa non potevano esserlo di diritto, pur essendolo di fatto?

Non so come finirà, davvero. Dico solo che dialogare con le colombe è più facile che con i falchi.

P.S. Su suggerimento di pinosp, vi lascio il link ad un botta e risposta sul Fatto quotidiano di oggi. Un lettore chiede come mai il Pd non stia insistendo più di tanto sulla proposta di legge bipartisan Sarubbi-Granata. E Furio Colombo, che oltre a scrivere sul Fatto è uno dei firmatari di quella pdl, risponde così.


Fonte: http://andreasarubbi.wordpress.com/2009 ... mment-4460

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Documento della Fondazione Magna Carta:

IDENTITÀ NAZIONALE, LIBERTÀ E RESPONSABILITÀ
MANIFESTO SULLE REGOLE PER LA CONCESSIONE DELLA CITTADINANZA ITALIANA


Scarica il file: http://www.deaweb.org/upload-FCK/File/a ... _CARTA.pdf

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