Questo è del 3 febbraio. Viene ripresa la proposta di Forza Italia sulla cittadinanza che si trova anche sul sito nazionale del partito al seguente link:
http://www.forzaitalia.it/petizione/nostra_proposta.htmCittadinanza "breve" il sogno si allontana di Vivanco fonte Metropoli di repubblica
Una legge più aperta per gli immigrati e i loro figli, una riforma capace di seguire le trasformazioni ormai strutturali dell'Italia. A questo puntava la proposta del governo di centrosinistra per modificare la legge sulla cittadinanza italiana (legge n. 91 del 1992), ad oggi ferma in commissione Affari costituzionali alla Camera e che probabilmente lì resterà. Si introducevano in particolare alcune novità: cittadinanza prima dei 18 anni per i ragazzi nati in Italia, e anche per le seconde generazioni nate all'estero ma cresciute in Italia; richiesta di cittadinanza per "naturalizzazione" dopo cinque anni di residenza legale anziché dieci, con l'introduzione però di un colloquio per verificare l'integrazione linguistica e sociale. Gli uomini o le donne stranieri sposati con italiani avrebbero invece dovuto aspettare di più: due anni al posto degli attuali sei mesi. Mentre sarebbero stati necessari tre anni (invece degli attuali quattro) ai cittadini comunitari. Novità che non erano piaciute fin dall'inizio al centrodestra, a cominciare da
Forza Italia, che nella sua proposta di modifica ha in mente tutta un'altra strada: rendere la legge del 1992 più restrittiva e impedire alcuni cambiamenti, come scandisce chiaramente lo slogan della sua petizione: "Italiani in cinque anni? No grazie". Tra gli altri punti della proposta di Forza Italia: rinuncia alla doppia cittadinanza; corsi di formazione di un anno per garantire "una buona conoscenza della lingua, storia e Costituzione italiana"; cittadinanza per matrimonio dopo tre anni e
niente aperture per le seconde generazioni. Questo perché, a detta di Isabella Bertolini, vicepresidente del gruppo parlamentare di Forza Italia, "introdurre il principio dello "jus soli", che garantisce la cittadinanza a chi nasce nel nostro Paese, è una norma irragionevole, che scardinerà la nostra identità nazionale". Tutta un'altra opinione rispetto a quella del ministro dell'Interno Giuliano Amato che, all'indomani della caduta del governo, ha dichiarato: "Volevo che un bambino nato in questo Paese potesse essere un cittadino italiano". L'amaro in bocca resta proprio ai figli degli immigrati, che avevano sperato e lavorato per arrivare a una riforma: "Amarezza perché, se tutto si insabbierà, continueremo ad essere noi e i nostri fratelli più piccoli a confrontarci da soli, e tutti i giorni, con le difficoltà di vivere da "italiani col permesso di soggiorno", mentre intorno si scatena la guerra tra i diversi schieramenti politici", sostiene
Lucia Ghebreghiorges della Rete G2 - Seconde generazioni, organizzazione che era stata anche ascoltata in commissione a proposito del testo di riforma. (3 febbraio 2008)