Segnalo questa notizia perchè credo che sia importante per l'Italia fare i conti col proprio passato coloniale con un po' meno ipocrisia e un maggiore senso storico rispetto a quanto è stato fatto fin'ora.
Nella speranza che le verità emergenti in questi anni servano a coloro che crescono per costruire un'Italia migliore, diversa, meno ipocrita e più solidale...
Per 73 anni è rimasto a marcire in una soffitta. Poi, qualcuno lo ha trovato. E' stato scoperto per caso, tra oggetti vecchi e impolverati, il diario di un soldato della guerra d'Etiopia. Si chiamava Elvio Cardarelli, autista della fanteria, matricola 15253. Nato a Vignanello, Cardarelli aveva solo 25 anni quando morì, nel gennaio del '37. Esattamente quindici giorni dopo il suo ritorno dall'Africa. Cardarelli ha iniziato a tenere un diario dal giorno della sua chiamata alle armi, il 12 febbraio 1935. Ha poi continuato a scrivere per tutta la campagna d'Etiopia, fino al 5 gennaio 1937, dopo il suo ritorno in patria. Il diario era stato tenuto nascosto dalla sua famiglia, per paura delle reazioni dei fascisti. Sono stati i nipoti del soldato a ritrovarlo, dopo 73 anni, insieme a vecchie fotografie di Cardarelli con i suoi commilitoni. Nelle parole del soldato si legge tutto l'orrore della guerra.
"Scorgo da traverso le alte erbe corpi neri di guerrieri indigeni rattrappiti dal fuoco dei nostri lanciafiamme.
Non emanano cattivo odore, ma sono orrendi a vedersi: molti di essi hanno gli arti distaccati dal corpo e un'orribile smorfia è dipinta sul viso scheletrico".
Agghiaccianti le descrizioni del massacro del popolo etiope da parte degli italiani, che non hanno risparmiato donne, vecchi, bambini.
Interi villaggi distrutti, uso indiscriminato di gas e lanciafiamme contro una popolazione praticamente inerme.
"Siamo nella zona colpita dai gas che i nostri aerei hanno gettato quando il terreno che ora attraversiamo pullulava di Abissini - scrive Cardarelli -. L'effetto deve essere stato terribile, lo certificano le centinaia di carogne di cavalli e muletti, che rattrappite e impressionanti sono sparse ovunque".
Con la sua testimonianza, il giovane soldato conferma le tesi di Angelo Del Boca, raccolte nel libro "I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d'Etiopia".
L'autore, in passato, fu duramente attaccato dalla destra e dai reduci per aver sostenuto che, durante la guerra, i fascisti utilizzarono armi di sterminio di massa contro gli etiopi.
Inoltre, Cardarelli racconta delle terribili condizioni in cui combatteva l'esercito italiano, oppresso dalla fame.
"Non ho avuto la forza di scrivere. Non ch'io sia stato malato o il tempo mi sia mancato - riporta il soldato - ma c'é stata una cosa che ci ha fatto vivere lunghi giorni d'abbattimento morale, abbrutimento, indebolimento fisico e intellettuale: si chiama fame. Una terribile fame.
Sono stati otto giorni d'angoscia, in cui si girava come belve nel campo in cerca di una briciola di galletta, di una patata da lessare o di un poco d'erba da mischiare insieme al gavettino di farina che ci veniva distribuito come vitto".
Alla fame si aggiungevano le pessime condizioni igienico-sanitarie, il rapporto difficile con i civili etiopi, l'incapacità degli ufficiali, che lasciavano le truppe allo sbando.
Una realtà, questa, della quale gli italiani erano totalmente ignari.
La propaganda fascista "gonfiava" i successi ottenuti al fronte, nascondendo la drammaticità del conflitto. Le truppe italiane erano assolutamente impreparate a una campagna militare di quella portata.
In compenso, dal diario di Cardarelli emerge anche la grande solidarietà tra commilitoni. I sei quaderni con copertina nera del giovane soldato saranno pubblicati da una casa editrice di Vetralla, Davide Ghaleb Editore. Emanuele Trevi e Daniele Camilli i curatori del libro, che sarà intitolato "Dove la vita nasconde la morte".
Il tentato genocidio messo in atto dall'italia fascista nei confronti dell'Ethiopia è una macchia vergognosa nella nostra storia di cui ancora poche persone sono a conoscienza, e che ancora troppi sporchi fascisti cercano di occultare e di negare.
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