“Cittadinanza, quando i diritti vanno in vacanza”: il comunicato di Italia sono anch’io

Quando i diritti vanno in vacanza

La beffa dell’ennesimo rinvio per la legge sulla cittadinanza

 

I palazzi della politica vanno in vacanza e ancora una volta siamo costretti ad assistere all’ennesimo rinvio dell’approvazione del testo di riforma della legge sulla cittadinanza.

Una riforma che, per non scontentare la componente moderata dell’attuale governo, ha tralasciato buon parte delle modifiche necessarie, concentrandosi soltanto sulle norme che riguardano i minorenni. E, nonostante i vuoti legislativi di questo provvedimento, la maggioranza continua a fuggire dalle proprie responsabilità, nascondendosi dietro a continui rinvii.

La Campagna L’Italia sono anch’io, promossa da 22 organizzazioni sociali e sindacali, ha depositato in Parlamento nel 2012 due proposte di legge di iniziativa popolare, una delle quali chiedeva con forza una riforma della legge di cittadinanza più giusta ed efficace. Dopo l’approvazione alla Camera del ddl e l’assegnazione al Senato avevamo sperato, come organizzazioni promotrici della campagna, in una accelerazione dell’iter che portasse velocemente all’approvazione del testo. Continuiamo a sostenere che, nonostante le carenze, si tratti comunque di un passo in avanti fondamentale, non più rinviabile, e reso sempre più necessario dal clima di crescente odio che si respira nel Paese e in Europa.

Un odio alimentato da partiti e movimenti politici xenofobi per attrarre consenso, senza curarsi dei colpi mortali inferti nelle nostre comunità alla pacifica convivenza. A fronte della diffusione di sentimenti di odio e intolleranza, le giovani generazioni di cittadini e cittadine di origine straniera potranno portare un contributo positivo, attivando dinamiche che producano coesione sociale, se la nostra società saprà dare riposte adeguate.

Il rinvio a settembre rischia di essere l’ennesima beffa per centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze e famiglie del mondo dell’immigrazione, anche alla luce degli argomenti delicati e determinanti per la tenuta del governo (la legge di bilancio e il referendum costituzionale) che la politica affronterà alla ripresa dei lavori, ottimi pretesti per un’ulteriore posticipazione a data da destinarsi o, nella peggiore delle ipotesi, a mai più se si prospettasse una fine anticipata della legislatura.

Ricordiamo che, tutti i sondaggi su questo tema dicono che gran parte dei cittadini sono favorevoli a introdurre lo ius soli, eliminando in questo modo una forma di discriminazione che ogni anno si abbatte in Italia su decine di migliaia di bambini e adolescenti che, fino al diciottesimo anni di età, non hanno completo accesso agli stessi diritti riconosciuti ai ragazzi e ragazze di cittadinanza italiana.

Anzichè rinviare a settembre la riforma della cittadinanza, bisognerebbe rimandare a settembre la nostra classe politica per manifesta incapacità di colmare una grave lacuna della nostra democrazia, ricordando loro che i diritti, soprattutto quelli che aspettano da anni di essere riconosciuti, non vanno in vacanza.

 Roma, 1 agosto 2016 – L’Italia sono anch’io

 

L’infanzia e i diritti negati: in Italia 1 bambino su 7 nasce e cresce in povertà

Diffuso oggi l’8° Rapporto di monitoraggio del Gruppo CRC, che fa il punto sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia. Anche Rete G2 ha contribuito al Rapporto, occupandosi del tema della cittadinanza

Nel Belpaese, 1 bambino su 7 nasce e cresce in condizioni di povertà assoluta, 1 su 20 assiste a violenza domestica e 1 su 100 è vittima di maltrattamenti. 1 su 20 vive in aree inquinate e a rischio di mortalità. 1 su 50 soffre di una condizione che comporterà una disabilità significativa all’età dell’ingresso nella scuola primaria, 1 su 500 vive in strutture di accoglienza. Più di 8 bambini su 10 non possono usufruire di servizi socio-educativi nei primi tre anni di vita e 1 su 10 nell’età compresa tra i 3 e i 5 anni. Nel 2013 in Italia sono andati al nido solo 218.412 bambini, pari al 13,5% della popolazione sotto i tre anni. E la situazione nel Mezzogiorno è ancora più grave, se si considera che tutte le regioni del Sud si collocano sotto la media nazionale, come la Sicilia con appena il 5,6% dei bambini che ha avuto accesso al nido; la Puglia con il 4,4%; la Campania con il 2,7% e la Calabria con il 2,1%.

Questi i principali dati che emergono dal Rapporto di monitoraggio sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza nel nostro Paese, giunto alla sua ottava edizione, alla cui redazione hanno contribuito 124 operatori delle 90 associazioni del Gruppo CRC, e presentato stamane alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti.

Il Rapporto, evidenzia che, a vent’anni esatti dal primo Rapporto sullo stato di attuazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC), inviato dall’Italia al Comitato ONU per la CRC, “il sistema organico di politiche per l’infanzia” su cui il nostro paese si era impegnato con la ratifica della Convenzione non è stato realizzato. Le associazioni auspicano che l’adozione del nuovo Piano Infanzia, con priorità e azioni ben definite e supportate da un adeguato impegno economico, possa essere il primo passo per rimettere al centro dell’agenda politica le misure per la tutela per l’infanzia.

Ci sono bambini che fin dalla nascita soffrono di carenze che ne compromettono lo sviluppo fisico, mentale scolastico, relazionale – sottolinea Arianna Saulini, di Save the Children e coordinatrice del Gruppo CRC. “Tra questi eventi, indicati come fattori di rischio, figurano condizioni sfavorevoli durante la gravidanza, cure genitoriali inadeguate, violenza domestica ed esclusione sociale. Per questo chiediamo – aggiunge Saulini – che il prossimo Piano Nazionale Infanzia dedichi speciale attenzione ai primi anni di vita del bambino, che vengano realizzate politiche adeguate per superare il divario territoriale nell’offerta educativa e di costruire un qualificato sistema integrato per l’infanzia e l’adolescenza, impegnando adeguati e stabili investimenti finanziari e introducendo un meccanismo permanente di monitoraggio della spesa”.

A proposito di risorse dedicate all’infanzia e l’adolescenza, il Rapporto denuncia che a distanza di anni non esiste ancora un monitoraggio a livello istituzionale, manca una strategia nazionale e una visione di lungo periodo nell’allocazione delle risorse. Le carenze, tuttavia, non sono solo di tipo economico, ma anche di raccolta e coordinamento delle informazioni.

Così, ad esempio, se si considera il problema dei minori privi di un ambiente familiare, gli stessi dati forniti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali presentano lacune e incongruenze. Sappiamo infatti che al 31 dicembre 2012 i minorenni affidati a parenti erano 6.750, quelli affidati a terzi 7.444, per un totale complessivo di 14.191 affidamenti familiari, e che i minori inseriti in comunità erano 14.255. Poco o nulla sappiamo però sulle cause dell’allontanamento dalla famiglia e sui motivi che hanno portato a scegliere l’accoglienza in comunità o l’affido, il tipo di struttura di accoglienza e i tempi di permanenza. Informazioni che mancano soprattutto per i minorenni tra 0 e 5 anni. A ciò si aggiunge che molte Regioni non forniscono i dati richiesti, come la Calabria che non ha aderito alla rilevazione, la Liguria e la Sardegna che hanno fornito dati discordanti rispetto ai criteri della rilevazione, l’Abruzzo che non ha inviato i dati sull’affidamento familiare. Ed è incomprensibile il divario tra i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e quelli del Dipartimento per la Giustizia Minorile sugli affidamenti familiari consensuali o giudiziari. Sempre in merito al sistema di raccolta dati, la Banca Dati Nazionale dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’adozione è operativa soltanto in 11 Tribunali per i Minorenni sui 29 esistenti e ciò rende difficile garantire a ogni bambino la scelta della miglior famiglia, quantificare e monitorare la situazione dei piccoli che non vengono adottati nonostante le tante famiglie disponibili.

Riguardo alle difficoltà economiche di molte famiglie con minori, pur riconoscendo l’impegno del Governo con la sperimentazione della nuova social card, Arianna Saulini ricorda che la povertà minorile in Italia è in continuo aumento – dal 2012 al 2013 i minori in condizioni di povertà assoluta sono passati da 1.058.000 (10,3%) a 1.434.000 (13,8%) – e ribadisce l’urgenza di un Piano nazionale di contrasto alla povertà, che tenga in debita considerazione le famiglie con figli minorenni e che sia in grado di mettere a sistema in maniera organica le varie e frammentate misure messe in campo in questi anni.

Il rapporto dedica poi un paragrafo ai minori stranieri non accompagnati (MSNA), tema di grande attualità considerati i numerosi sbarchi di questo periodo, rilevando la necessità di rendere subito operativo il nuovo sistema di accoglienza. Dal primo gennaio al 31 marzo 2015 sono sbarcati in Italia 10.165 migranti, di cui 902 minori (289 accompagnati e 613 non accompagnati), dato che a giugno è balzato a quasi 5.000 minori. Nel 2014, 26.122 minori hanno raggiunto le coste italiane e di questi 13.026 sono risultati essere non accompagnati, ovvero un numero pari a due volte e mezzo quello registrato nel 2013. Si tratta per la maggior parte di ragazzi tra i 15 ed i 17 anni, originari dell’Eritrea (3.394), dell’Egitto (2.007) e della Somalia (1.481). Va menzionato anche l’elevato flusso migratorio via mare dalla Siria: nel 2014 sono sbarcati 10.965 minori (10.020 accompagnati e 945 non accompagnati). Alla data di stesura del Rapporto erano oltre 500 i minori ancora in attesa del collocamento in comunità, che si trovano, da mesi, in strutture temporaneamente adibite alla loro accoglienza, attivate “in emergenza” a livello locale, in Sicilia, Puglia e Calabria.

E’ possibile scaricare l’8°Rapporto CRC completo dal sito: www.gruppocrc.net

SENATO: GRASSO RICEVE I PROMOTORI DEL MANIFESTO DELLE SECONDE GENERAZIONI

“Idee e proposte in grado di creare valore e ricchezza per il paese” ha detto l’inquilino di Palazzo Madama. L’incontro si è chiuso con l’appello del portavoce di Rete G2, Mohamed Tailmoun, al Presidente del Senato: “Sostenga le nostre richieste sulla riforma della cittadinanza”

Roma – Oggi pomeriggio nello studio di Palazzo Madama, una delegazione della rete “Filo diretto con le seconde generazioni”, iniziativa di progettazione partecipata promossa dalla Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha incontrato il Presidente del Senato, On. Pietro Grasso.

“É per me un grande piacere incontrarvi e ascoltare la presentazione del Manifesto, che ho già molto apprezzato in quanto processo partecipato che contiene indicazioni utili per noi istituzioni ma anche per l’Italia intera; l’Italia ha bisogno di affermare un nuovo modello di inclusione e il vostro Manifesto contiene modelli e pratiche che possono ispirare una strada di positivo cambiamento per tutti”, così ha aperto l’incontro il Presidente, dando immediatamente la parola ai ragazzi.

“Stiamo vivendo una seconda fase di unità nazionale: ma oggi dobbiamo fare un ulteriore passo per rilanciare la cultura italiana, l’italianità di cui noi ci sentiamo portatori”, dice Simohamed Kaabour. Oltre un milione di ragazzi di origine straniera, di cui più della metà nati in Italia, sono stati oggi rappresentati da una rete di oltre 30 associazioni accompagnata dal Direttore Generale Natale Forlani, e hanno presentato al Presidente del Senato le loro istanze sulla scuola, sul lavoro, sulla cultura e lo sport e sulla partecipazione e cittadinanza attiva.

“Nella scuola si forma l’identità di un individuo ed é la cartina di tornasole di ciò che accadrà nel nostro Paese”, ha sottolineato Mahta Woldezghi, presentando le proposte volte a riconoscere e a valorizzare le competenze dei giovani di seconda generazione nella scuola.

“Valorizzare le nostri naturali soft skills può aiutare il tessuto imprenditoriale italiano nei processi di internazionalizzazione: noi siamo un naturale ponte tra culture e linguaggi”, persegue Ali Tanveer riflettendo sul capitolo dedicato al lavoro.

“Mi piace vivere qui perché vengo riconosciuto: occorre lavorare affinché la diversità culturale sia un valore e non un ostacolo nelle relazioni sociali. Ecco cosa accade quando le istituzioni ci offrono spazi di partecipazione: grazie al Ministero del lavoro abbiamo potuto lavorare assieme per elaborare il Manifesto e ora siamo qui, possiamo con le nostre parole raccontare il nostro vissuto che diventa politica perché può prendere una voce collettiva e pubblica”, hanno detto Elvira Ricotta Adamo e Ming Chen che hanno parlato della cultura, dello sport e della partecipazione attiva alla società italiana.

L’incontro si é chiuso con un auspicio legato alla riforma della legge sulla cittadinanza, che Mohamed Abdalla Tailmoun pone sul tavolo ricordando che “noi figli di immigrati ci siamo impegnati molto, da anni, per portare alle istituzioni le nostre richieste e la nostra visione del Paese, in cui ci riconosciamo ma che non ci riconosce pienamente. Per questo le chiediamo di sostenerci nelle richieste di modifica della legge sulla cittadinanza, che é una legge del 1992, che non rappresenta più il Paese e siamo felici di sapere che lei la pensa come noi da questo punto di vista”.

Rete G2: “Grazie Presidente per averci ascoltato e aver chiesto la cittadinanza per noi”

La Rete G2 saluta il Presidente Napolitano, il primo ad aver lanciato pubblicamente le nostre istanze in materia di riforma della cittadinanza.

Era il 20 novembre 2007 quando, in occasione della Giornata Nazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Rete G2 incontrò il  Presidente Giorgio Napolitano; incontro che si tradusse nel  primo appello pubblico del Presidente a favore di  una riforma della legge sulla cittadinanza. Seguirono negli anni altri incontri e altri appelli rilanciati dal Presidente Napolitano.

Oggi salutiamo il Presidente e auguriamo a lui un buon ritorno a casa.

Auspichiamo che il prossimo Presidente non dimentichi le seconde generazioni e continui a chiedere con forza una riforma della cittadinanza più favorevole agli oltre un milione di figli dell’immigrazione, di fatto già generazioni italiane.

Rete G2 – Seconde Generazioni

 

Infanzia, Rete G2: “Serve riforma della cittadinanza, 7 anni fa l’appello a Napolitano”

In occasione del 25° anniversario dell’approvazione della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia, la Rete G2 richiama l’attenzione su un problema che resta ancora irrisolto: la riforma della legge 91/92. Il 20 novembre 2007 il primo appello pubblico al Presidente della Repubblica da G2

“Mi chiamo Ian, studente del liceo scientifico Newton di Roma. Sono figlio di immigrati, quello che chiamano una seconda generazione dell’immigrazione. Sono un ‘italiano’ con il permesso di soggiorno, sono nato e cresciuto a Roma, ma non ho la cittadinanza italiana. Questo non per mia scelta, ma perché l’attuale legge non me lo consente”. Era il 20 novembre 2007 quando, in occasione della Giornata Nazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, fu lanciato al presidente Giorgio Napolitano il primo appello pubblico per una riforma della legge sulla cittadinanza. In questi anni la percentuale di bambini di origine straniera nati in Italia è cresciuta in modo sempre più evidente: oggi sono oltre un milione i figli degli immigrati presenti sul nostro territorio, di cui 600.000 nati in Italia. In occasione del 25° anniversario dell’approvazione della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia, la Rete G2 – Seconde Generazioni vuole richiamare l’attenzione su un problema che resta ancora irrisolto e che riguarda i figli dell’immigrazione: siamo convinti che sia fondamentale riformare la legge 91/92 affinché sia possibile parlare veramente di infanzia tutelata, con una normativa più aperta verso i bambini nati e/o cresciuti in Italia da genitori immigrati. Guardiamo con particolare favore anche all’istituzione dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura di cui Rete G2 fa parte. “Quest’anno è ripreso il dibattito in Parlamento e ci appelliamo a tutte le forze politiche coinvolte affinché si adoperino per dare finalmente al paese una nuova legge sulla cittadinanza”, afferma Ian Sali, oggi 23enne, presidente di Rete G2, “abbiamo origini straniere, ma siamo anche figli dell’Italia”.

Rete G2 – Seconde Generazioni

 

Ius soli, Ulivieri a G2 Parlamenta: “Sbagliato dividersi tra destra e sinistra”

Se ci si divide su un tema come questo si perdono di vista i diritti delle persone” dice il presidente dell’Assoallenatori. “Nella lotta al razzismo il calcio può fare di più” spiega Ulivieri a G2 Parlamenta

ROMA – 11 novembre 2014 – “A me sembra che dividersi su un pensiero di destra o sinistra su un tema come lo ius soli significhi perdere di vista i diritti delle persone, dimenticarsi che, al di là del calcio, siamo tutti cittadini del mondo”. Lo afferma il presidente dell’Associazione italiana Allenatori, Renzo Ulivieri, in un’intervista a G2 Parlamenta, iniziativa della Rete G2, nata per raccontare il dibattito attorno alla cittadinanza. “Su un argomento come questo il mondo dello sport può fare da apripista anche rispetto alla politica” spiega Ulivieri, facendo riferimento alla “Carta di Vicenza”, con cui lo scorso ottobre il calcio italiano si è impegnato per lo ius soli sportivo, nell’ottica di equiparare le modalità del primo tesseramento dei calciatori minori anche ai nati in Italia da genitori stranieri o soggiornanti in Italia da almeno 5 anni. Il presidente dell’Assoallenatori si sofferma poi sui recenti episodi di razzismo che hanno riguardato il mondo del calcio, anche giovanile: “Il calcio può fare di più, così come la scuola e ognuno di noi – afferma Ulivieri a G2 Parlamenta – e possiamo farlo solo se ci sentiamo addosso una responsabilità di fronte al razzismo. E in questo senso anche l’attività sportiva può svolgere un ruolo importante”.

Isaac Tesfaye – G2 Parlamenta

Il caso Bologna: “Si grida all’emergenza, ma i numeri sono noti da tempo”

Entro Natale sono attesi nella città emiliana circa 70 minori che le scuole non sarebbero in grado di ospitare: “Si tratta di dati disponibili con largo anticipo, la Pubblica Amministrazione deve organizzarsi” spiega a G2 Parlamenta l’’avvocato Asgi Nazzarena Zorzella

In un momento in cui si vuole legare fortemente la riforma della cittadinanza alla frequenza della scuola dell’obbligo ci sono casi che fanno davvero scalpore. Come quello di Bologna, dove entro dicembre sono attesi circa 70 minori che rischiano di non trovare posto nelle scuole della città emiliana. Sappiamo già da ora quanti saranno perché si tratta di ragazzi che arriveranno in Italia grazie ai ricongiungimenti familiari e dunque i dati sono in possesso della Prefettura. Si sa con esattezza, infatti, quando il procedimento si sarà concluso. I numeri sono dunque a disposizione con largo anticipo anche per i Dirigenti Scolastici che ora parlano di “vera emergenza”: “I Dirigenti Scolastici dicono che i ragazzi potrebbero non trovare una collocazione perché le classi sono state formate all’inizio dell’anno senza tenere conto del loro arrivo. Ma in base ai dati in possesso della Prefettura e dell’Ufficio Scolastico Regionale avrebbero dovuto organizzarsi per tempo” spiega a G2 Parlamenta l’avvocato Asgi di Bologna Nazzarena Zorzella, che sta seguendo il caso. “Non si tratta di un’emergenza profughi, di ragazzi arrivati improvvisamente. La Pubblica Amministrazione si deve organizzare perché la scuola dell’obbligo è un diritto che non può essere negato” sottolinea il legale, che osserverà con attenzione anche le soluzioni che saranno trovate. Tra queste non è possibile pensare, ad esempio, di collocare i ragazzi insieme in due o tre classi: “La soluzione non può essere la ‘classe ghetto’ composta da tutti questi ragazzi appena arrivati, anche perché è evidente che in una classe con altri ragazzi italiani, i ‘neo arrivati’ possano apprendere la nostra lingua molto più rapidamente e integrarsi meglio in una nuova realtà”. In attesa dei nuovi arrivi, l’avvocato Zorzella ci informa che almeno 15 ragazzi dovrebbero essere stati inseriti nelle ultime settimane nelle scuole di Bologna, ma sui numeri ci sono poche certezze. Ed è anche per questo che l’Asgi, assieme al Comitato Bolognese Scuola e Costituzione, ha presentato al Provveditore provinciale una richiesta di accesso agli atti per avere un quadro più chiaro della situazione.

G2 Parlamenta – Rete G2 Seconde Generazioni

SCUOLA, FARAONE A G2 PARLAMENTA: “SIA ANCHE LUOGO DI INTEGRAZIONE SOCIALE”

Il tema dell’integrazione scolastica ha uno spazio centrale” afferma il responsabile Pd Scuola e Welfare. “Mettiamo insieme una necessaria riforma dello ius soli con la riforma della scuola” dice Davide Faraone a G2 Parlamenta.

La riforma della cittadinanza è un tema centrale e il fatto che venga legato al ciclo di studi fa comprendere quanto questo governo dia importanza alla formazione come elemento di costruzione della cittadinanza. L’idea che l’istruzione sia un elemento per la cittadinanza attiva riguarda tutti, anche i cittadini italiani, tanto è vero che mettiamo insieme questa necessaria riforma dello ius soli con la riforma della scuola“. Lo afferma il responsabile Pd Scuola e Welfare, Davide Faraone, in un’intervista a G2 Parlamenta, iniziativa della Rete G2, nata per raccontare il dibattito attorno alla cittadinanza. “Il tema dell’integrazione scolastica ha uno spazio centrale e riguarda anche i ragazzi disabili, noi faremo anche una riforma del sostegno“, continua Faraone a G2 Parlamenta, “e individuiamo nella scuola un posto in cui non si fa soltanto la formazione tradizionale, ma che può essere anche luogo di integrazione sociale. Questo è per noi un elemento indispensabile per la crescita della società“.

G2 Parlamenta – Rete G2 Seconde Generazioni

E’ uscito il bando per aderire all’European Migration Forum, possono partecipare le associazioni che operano nel settore dell’immigrazione e dell’integrazione!

La Rete G2 – Seconde Generazioni partecipa dal 2013 ai lavori del European Integration Forum (http://ec.europa.eu/ewsi/en/policy/legal.cfm) una piattaforma per promuovere il dialogo strutturato in materia di integrazione tra European Commission, EESC – European Economic and Social Committee e le organizzazioni della società civile.

Nel dicembre 2013, Rete G2 è stata eletta nell’ufficio di coordinamento del Forum, come rappresentante delle organizzazioni della società civile attive a livello nazionale.

Abbiamo contribuito a delineare le caratteristiche del nuovo European Migration Forum (http://ec.europa.eu/dgs/home-affairs/what-is-new/news/news/2014/20141015_01_en.htm), che partirà nel 2015.

E’ appena uscito il bando per partecipare, rivolto alle Associazioni che operano nel settore dell’immigrazione e dell’integrazione.

C’è tempo sino al 10 Novembre 2014 per presentare la propria candidatura.

Application form: http://ec.europa.eu/dgs/home-affairs/what-is-new/news/news/docs/20141015_application_mig_forum_en.doc

 

Ministro Giannini a Rete G2: “Impegno per figli degli immigrati nella ‘Buona Scuola’ e mai più stranieri fuori dai concorsi pubblici”

MINISTRO GIANNINI A RETE G2: “IMPEGNO PER FIGLI DEGLI IMMIGRATI NELLA ‘BUONA SCUOLA’. E MAI PIU’ STRANIERI FUORI DAI CONCORSI PUBBLICI

In occasione dell’insediamento dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione, sollecitato da Rete G2, l’Associazione composta dai figli degli immigrati nati e/o cresciuti in Italia, il Ministro dell’Istruzione risponde sull’assenza di un piano per le seconde generazioni nella proposta di riforma della scuola del Governo. Promesso anche un intervento sui concorsi pubblici negati agli stranieri. “E’ un buon inizio” afferma il portavoce di Rete G2 Mohamed Tailmoun.

Si è tenuto lo scorso 17 ottobre al Ministero dell’Istruzione l’incontro di insediamento dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura, che è tornato a riunirsi dopo sette anni. Al termine delle osservazioni dei rappresentanti delle associazioni e dei Dirigenti Scolastici presenti, il Ministro Stefania Giannini ha concluso i lavori dichiarando la necessità di integrare il documento “La Buona Scuola” con un capitolo finale in cui includere il tema dell’integrazione scolastica degli alunni con cittadinanza non italiana e nello specifico delle seconde generazioni. A redigere il capitolo saranno, su decisione del Ministro, i membri dell’Osservatorio. In merito alla questione del reclutamento degli insegnanti e del personale amministrativo delle scuole italiane, la titolare dell’Istruzione ha dichiarato che in ottemperanza alla “Legge europea del 2013″ (la legge n.97 del 6 agosto 2013 in merito a “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione europea”) il suo Ministero non chiederà più il criterio della cittadinanza italiana nei bandi di concorso. “Dando mandato ai membri dell’Osservatorio di redigere un capitolo della Buona Scuola, il Ministro Stefania Giannini riconosce quanto da noi sottolineato nella riunione di insediamento: nel piano che il Governo ha offerto a tutti i cittadini come proposta di riforma della scuola mancava ogni riferimento ai temi dell’inclusione dei figli dell’immigrazione” ha affermato Mohamed Tailmoun, portavoce nazionale di Rete G2. “Le decisioni prese dal Ministro – ha spiegato Tailmoun – rappresentano un buon inizio per i lavori dell’Osservatorio. Finalmente emerge in modo chiaro la volontà di riconoscere i diritti dei figli degli immigrati nel sistema scolastico italiano“. La Rete G2, assieme ad altri venticinque tra uffici ministeriali e associazioni, fa parte dell’Osservatorio che è stato istituito con il decreto del Ministro il 5 settembre 2014 e che rimarrà in carica per tre anni.

Rete G2 – Seconde Generazioni