…come rispondete?

di  maganò 

Quando mi chiedono di dove sei, non ho dubbi, nè problemi. Rispondo: “di Roma”. Anche se a Roma non sono nata, su questo i dubbi non ci sono. Sono di Roma.
Il problema nasce quando mi chiedono: “Sei italiana?”
Rimango lì imbabolata, sembro una deficiente di fronte alla domanda semplice, semplice e generalmente borbotto qualcosa come “è complicato”.
Ovviamente bisogna vedere il contesto. Di solito me lo chiedono qui a Barcellona o gli italiani, che preferiscono parlare in italiano o altri (spagnoli e piu generalmente stranieri) perchè sentono un accento italiano sia in inglese che in spagnolo. Hahaha! Eh si, l’accento.
Ma dire si, sono italiana non è un problema perchè non mi sento tale o perchè sono anche croata e tutta la storia dell’identitá. Dire si, sono italiana vuol dire trascurare ció che maggiormente mi influenza nel quotidiano, tutti i problemi del permesso di soggiorno, della mobilitá, delle scelte pesantemente condizionate, le restrizioni.
Ma poi, neanche potrei dire si, lo sono, se poi effettivamente non ho la cittadinanza, non voto e non ho responsabilitá nella scelta dell’attuale governo.
Mi avete capito? E voi come rispondete?

Topic sul Forum

Immigrazione, inclusione e cittadinanza

di Graziella Bertocchi e Chiara Strozzi 03.08.2009

Approvato definitivamente dal Senato, il pacchetto sulla sicurezza inasprisce le condizioni per l’acquisizione della cittadinanza italiana. Si tratta di misure ostili all’inclusione degli immigrati che potrebbero istigare un’ulteriore radicalizzazione verso l’esclusione. In altri paesi d’Europa, invece, il tradizionale criterio dello “jus sanguinis” (chi discende da cittadini di un certo paese è cittadino) è stato contemperato con quello (vigente negli Stati Uniti) dello “jus soli”, secondo cui chi nasce sul territorio nazionale di un certo paese è cittadino.

Leggi l’articolo completo su LaVoce.info

Le seconde generazioni in Grecia

Per molti aspetti vivono le stesse difficoltà dei figli di immigrati qui in Italia, per altri aspetti la loro condizione è perfino peggiore…

Greece: the price of integration
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=YpllWegLd-4[/youtube]
“EUROPE: The EU’s new immigration pact is supposed to promote integration. But there is little sign of progress. Each country follows its own rules. In Greece, second-generation immigrants don’t have any more rights than those born elsewhere.”
Fonte: YouTube
User: france24english

Greece’s immigrant children fight for citizenship
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=iXIqpc4B6GQ&NR=1[/youtube]
Europe has long been a destination for immigrants searching for a better life. For the children of those who moved to Greece, a European lifestyle is all they’ve ever known. But it’s not enough to grant them citizenship, as Nicole Itano reports.”
Fonte: YouTube
User: AlJazeeraEnglish

Second Generation trailer
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=FGsvr0dCsfc[/youtube]
“This film is about the second-generation immigrants in Greece. Though born in Greece or having immigrated with their family at an early age, attended the Greek school and have been raised like every other Greek child, this social group is severely discriminated by the law. They are actually ghost Greek citizens not legally registered, and without the right to vote. After reaching the age of eighteen years old, the state asks obliges them to apply for a residence permit. By not submitting the required papers they are automatically considered illegal and logically are expected to move in their country of origin, a country that in most of the cases, they have never visited.
The given situation is almost unknown to the largest part of the Greek society while the second generation immigrants are daily struggling for their right to belong somewhere and live normally lead a normal life in the country.”

Fonte: YouTube
User: GUERRILLACP

Metrò Milano, si al ricorso di giovane con passaporto marocchino

Il Tribunale del lavoro di Milano accoglie il ricorso del giovane Mohamed Hailoua, cittadino marocchino, che non ha potuto partecipare al bando Atm per fare l’operaio al reparto manutenzione.
L’azienda dei trasporti di Milano, oltre a rifarsi al Regio Decreto del 1931 giustificava il requisito della cittadinanza in quanto “dà maggiori garanzie in relazione alla sicurezza e incolumità pubblica”, paventando espressamente il rischio di attentati.

Dopo un diniego nel primo grado i giudici di Milano hanno ribaltato la sentenza accogliendo il ricorso del ragazzo, ordinando ad Atm “la rimozione della richiesta della cittadinanza tra i requisiti di selezione delle offerte di lavoro e delle proposte di assunzione, in moduli cartacei o telematici” in quanto si presta ad assumere “i connotati di una disparità di trattamento in senso diseguale e più svantaggioso per il ‘non cittadino'”. Inoltre secondo i giudici il regio decreto 148 del 1931 “è da ritenersi implicitamente abrogato nella parte in cui richiede la cittadinanza quale requisito di accesso al lavoro nel settore”.

Leggi gli articoli:
Metrò di Milano, veto al marocchino
“Non può lavorare, rischio attentati”

da Repubblica

Mohamed (per ora) non farà il tramviere
da Stranieri in Italia

Metrò Milano, si al ricorso di un immigrato
Salvini: “Giudici vadano in Marocco”

da Repubblica

Discussione sul Forum G2 -> Osservatorio Nazionale

ps: tantissimi giovani figli di immigrati – nati in Italia e che non sono riusciti ad acquisire la cittadinanza al 18° anno di età oppure arrivati qui da piccoli ma per i quali non sono previsti percorsi facilitati di acquisizione dello status civitatis –  sono o saranno (non appena metteranno il piede fuori dalle aule scolastiche o universitarie) sistematicamente esclusi da tante opportunità di lavoro (oltre che di studio, soprattutto nell’Università e nel mondo della ricerca), anche a livelli più qualificati, come per l’insegnamento e la carriera forense giusto per fare qualche esempio, che pongono la cittadinanza come requisito: un’anacronistica conventio ad excludendum.

In edicola il numero di agosto di “Secondi a nessuno” della Rete G2 su Topgirl

20 luglio 2009 – Trovate già in edicola il numero di agosto della rubrica “Secondi a nessuno”, curata dall’organizzazione di figli di immigrati Rete G2 – Seconde Generazioni sul mensile giovanile Topgirl. Le seconde generazioni raccontano l’Italia a partire dai loro occhi, dalle riflessioni sulle elezioni europee di giugno all’italiano come madrelingua, emozioni ed episodi di vita quotidiana a volte divertenti, a volte un po’ tristi. Sul nostro Blog G2 potete leggere direttamente il numero precedente di “Secondi a nessuno” (luglio 2009).

 Vi invitiamo tutti a leggerci.
 
La Rete G2 terrà compagnia alle lettrici e lettori di Topgirl per tutta l’estate fino a settembre (in copertina ripoterà “ottobre 2009”), mese di riapertura delle scuole.

Quindi se sei figlia/o di immigrati, hai dai 16 ai 23 anni, e vuoi raccontare direttamente un episodio significativo della tua vita o parlare del tuo stile speciale, modaiolo e non, in fatto di gusti, tempo libero e altro scrivi a: g2@secondegenerazioni.it

Rete G2 – Seconde Generazioni
 

Non è facile ma se il mondo nuovo è da sempre anche il tuo mondo…

“Non è facile entrare in un mondo nuovo” è un cortometraggio simpatico, lo potete guardare più sotto qui sul nostro blog collettivo, ha anche vinto un premio. Il corto ricorda il tipico motto: “prova a metterti un po’ nei panni degli altri, a pensare se al posto suo ci fossi tu…”.

Ma rispetto alla realtà della scuola pubblica italiana potrebbe risultare come rappresentazione assolutamente fuorviante: sembrerebbe dipingere una realtà che in Italia non esiste ma che la Lega nord e alcuni genitori sostengono che invece sia presente e diffusa. Lega nord and company descrivono la scuola italiana come assediata da bambini e ragazzi di origine straniera che non parlano la lingua italiana, che rendono stranieri nelle proprie classi chi è italiano da generazioni, che corrompono con super poteri valori e cultura “immutabile” del Belpaese.

Una realtà leghista romanzata di totale assedio ed estraneità per i “nativi” dove vengono proiettati i peggiori terrori notturni, dal conte Dracula ai lupi mannari (“Aiuto arrivano i barbari e ci contageranno!”), di chi però non si immerge davvero nel territorio di cui parla (ascoltare gli alunni di scuole diverse, istituti professionali, licei, ecc., elementari, medie, superiori) e sente solo la campana che conferma un unico punto di vista, il proprio. Da sbandierare con tutto il potere e l’accesso ai mezzi di comunicazione di massa di cui dispone un partito politico con i soldoni. Per fare e legittimare leggi sulle quali non consultano nemmeno pedagogisti né sociologi che siano a contatto da anni con la realtà come avvenuto nel caso della proposta delle classi separate per i figli dell’immigrazione, per i reietti.

La realtà delle scuole italiane è tutta un’altra cosa rispetto all’ironia del video “Non è facile entrare in un mondo nuovo” e che probabilmente parte da una minoranza di ragazzi/e giunti in Italia già più grandini, per questo immagino frequenteranno i corsi di italiano L2 segnalati nei titoli del cortometraggio e che sono rivolti ai cosiddetti studenti neoarrivati da poco in Italia.

Mentre invece la maggioranza dei figli di immigrati in Italia che frequentano le scuole ha respirato la lingua italiana, le caratteristiche della società italiana, modi di fare e di dire, comportamenti ed altro, fin dai primi anni di vita, normalmente come si succhia il latte materno. Anzi, la maggior parte di loro è addirittura nata in Italia. Addirittura molti di loro, di noi, parlano e scrivono molto meglio in italiano che nella lingua d’origine e si muovono meglio da queste parti, gli viene naturale, che nelle città di altri Paesi, comprese quelle di origine.

Quindi parafrasando il titolo del simpatico cortometraggio di cui parlavamo: non sarà facile entrare in un mondo nuovo, ma quando il mondo è già da sempre anche il tuo…

“Secondi a nessuno” – Le storie di luglio 2009

Gli articoli a seguire sono stati pubblicati in anteprima su “Secondi a Nesssuno” (numero luglio 2009) rubrica mensile curata dalla Rete G2 ( www.secondegenerazioni.it)  sulla rivista giovanile Topgirl. Sono i figli degli immigrati. La cosiddetta seconda generazione. Un milione di ragazzi nati o cresciuti in Italia, ma originari di Asia, Africa, Europa, America. A Topgirl raccontano frammenti di una quotidianietà non troppo ordinaria. “Secondi a nessuno” terrà compagnia alle lettrici e lettori di Topgirl per tutta l’estate fino a settembre (numero “ottobre 2009″), mese di riapertura delle scuole.

Poi un giorno mi presero le impronte digitali

“Mi chiamo Zhanxing, ho 20 anni e sono cresciuta a Follonica, in provincia di Grosseto. Ora studio a Roma e all’università mi prendono in giro per le “c” aspirate che ogni tanto mi scappano. Se i miei tratti somatici non mi tradissero, nessuno mi chiederebbe: “ma tu sei cinese”? Sì, lo sono ma sono anche italiana, anzi, forse più italiana che cinese. È una cosa difficile da definire perché la mia identità è in continua evoluzione. Si nota anche dalle conversazioni telefoniche: comincio con “wei” (pronto in cinese) e termino con “ciao”, dopo aver mischiato il dialetto, l’italiano e il mandarino. La mia è una vita qualunque se non fosse che una mattina di cinque anni fa mi hanno preso le impronte digitali in Questura. Era una novità, inchiostro nero indelebile sulle mani e poi giù a premere sulla carta, un gioco molto divertente. Oggi, con un’altra coscienza capisco che le impronte vengono prese solo ai criminali e mi domando se non ci sia stato qualcosa di sbagliato. E poi a 18 anni, quando gli amici sono andati a ritirare la tessera elettorale al Comune, improvvisamente mi sono accorta di non avere il diritto di votare. Né di partecipare ai concorsi né di spostarmi liberamente e mi chiedo perché devo essere costretta a fare interminabili file per chiedere il permesso di soggiorno nel paese in cui sono cresciuta? Perché il mio paese mi considera straniera? Me lo chiedo ancora.”

La mia casa è una Babele

“Mi chiamo Ian, ho 18 anni, sono uno dei tanti pendolari che la mattina si attarda nel dribblare altri pendolari. Chi vive a Roma, in questa mia grande città, può capire cosa intendo. Una spietata lotta per ritagliarsi quel centimetro cubo di spazio che ti permetterà di stare stretto nella metro come le acciughe in un barattolo. E poi scuola, amici, professori, insomma la mia vita. Anzi, una parte della mia vita. Torno a casa assieme a mia sorella, e sento mia madre parlare al telefono: “Hello? Who is speaking?”, poi subito “Sì, te la passo”. E si rivolge in luganda a mia sorella dicendole a mezza voce “È simù yò (è per te)”. Ecco, questa è casa mia. Un crocevia delle lingue più diverse. Dentro quelle quattro mura i miei genitori mischiano il luganda, la lingua principale del mio paese, l’Uganda, il lusoga, uno dei dialetti, oltre ovviamente all’italiano. Quel paese l’avrò visto due volte in vita mia. Non so la lingua di laggiù. So capire un po’ di tutto, ma a parlare nemmeno per sogno. So solo l’italiano, e rispondo ai miei genitori sempre in italiano. Non perché lo abbia voluto. È una casualità, tutto qua. Potrei fare confusione, insomma le lingue sono tante. Ma una cosa è certa. Sento qualcosa che mi lega all’Uganda nel profondo, anche se qualcuno potrebbe non capirlo fino in fondo…”

Secondi a nessuno – versione pdf scaricabile

Houjie come al tuscolano

Domenica passeggiavo per la via principale, o meglio l’unica via commerciale, di questa cittadina -se non sapete dov’è vi aiuto io– e mi sono tornate in mente le immagini di quando passeggiavo sulla Tuscolana -penso che sappiate dove sia la Tuscolana, X municipio a Roma…-: ambulanti che vendono di tutto: dvd pirata, borse con false griffe, cinture, portafogli, calzini ecc ecc.

L’unica differenza tra Tuscolana e Houjie è che quest’ultima ha più offerta, in termini di servizi e prodotti, della prima: oltre ai prodotti elencati si possono facilmente trovare patate dolci arrosto, frutta, tipo l’ananas sbucciato dal vivo e messo a spiedino pronto per essere mangiato, piadine con ripieno alla verdura cotte sul momento ecc ecc. Anche se igienicamente la roba da mangiare è del tutto opinabile, c’è da dire che i cinesi qui hanno molta fantasia.

La cosa che unisce i due luoghi, sempre in tema di ambulanti è che anche qui “subiscono” la polizia municipale: in moto, a flotte va su e giù per la via in cerca di ambulanti abusivi e appena ne vede uno, ci si fionda tutti assieme e tenendo braccia tese e inveendo con gli indici, intima il malcapitato a sbaraccare.

A Houjie i venditori ambulanti abusivi hanno un sistema di difesa che consiste nell’anticipare la polizia, nascondendosi in viette secondarie prima del loro arrivo…come al tuscolano.

La Cina, la crisi, i cellulari

Il mio Nokia 5300 sfigurava nettamente con quelli all’ultimo grido dei vari operai ed autisti. Per non parlare degli Iphone degli impiegati. All’inizio mi sono chiesto perchè tutti si potessero permettere un cellulare che in Italia costa dai 300 € in su. Mi sembrava assurdo che un operaio -settore calzaturiero- che prende 1300 rmb, circa 147 €, al mese si potesse permettere un “lusso” del genere.

Poi un giorno capito per caso a Shenzhen, dove sta studiando un mio cugino -nato in Italia in attesa del compimento dei 18 anni per prendere la cittadinanza- che mi introduce in un mondo nuovo: i mercatini dei cellulari copia.

Mi sono fatto tirare fuori un Iphone-copia: peso, grafica, involucro, tutto tal e quale all’originale Apple. E implementava – se era una funzione-copia non me ne sono accorto- il multitouch. Il tutto al prezzo di 880 rmb (se non sapete la coversione in € andate su yahoo, e che volete tutta la pappa pronta??). L’unica pecca era la mancanza della funzionalità connessione ad internet tramite wireless.

Passando tra le varie bancarelle se ne trovavano di tutti i colori; uscendo ho visto una fila di almeno 60-70 di Nokia N81, che all’apparenza erano identici a quello originale di mio cugino. Il tutto probabilmente a prezzi irrisori. Accessibili anche ad operai, autisti ecc.

Non so però in tempi di crisi quanto un operaio sia disposto a pagare per un cellulare nuovo. E se può permetterselo.

La crisi economica mondiale ha ridimensionato le cose. La Cina a febbraio ha avuto un calo dell’export del 25,7% e per una provincia come il Guangdong che vive di industria il ridimensionamento è stato enorme.

Prima un operaio -settore calzaturiero- poteva guadagnare 1300 rmb al mese avendo come orario di lavoro dalle 7.30 sino alle 20.30, dal lunedì al venerdì e sabato metà giornata. Ora può guadagnare al massimo 900 rmb lavorando come prima solo con tre giorni a settimana di orario ridotto: 7.30-16.30. Perchè le aziede non hanno ordini. E per ridurre i costi adottano la politica della riduzione dell’orario di lavoro -e conseguente stipendio- dell’organico.

E questi che lavorano ancora, sono quelli più fortunati.

Quelli più sfortunati si sono alzati presto la mattina per andare al lavoro, ma hanno scoperto che il padrone era scappato, lasciandoli soli e senza paga al loro destino.

Integrazioni?

Ragazzi/e ho una brutta notizia/scoperta per voi -ma probabilmente lo sapete già meglio di me-, ovunque andiate, in qualunque parte del mondo, sarete sempre e comunque stranieri… Immaginate: tornate nel Paese dove sono nati i vostri genitori a lavorare -e vivere-, vi ambientate, per carità, in poco tempo, mangiate cibo del luogo con disinvoltura, vivete la vita del luogo con disinvoltura e a vostro agio fate quello che fanno gli altri. Tanto il vostro aspetto non vi tradisce, i vostri tratti somatici sono tal quali a quello degli indigeni. Ma…

…ragionate da italiani, anche se parlate la lingua la vostra lingua è rimasta fossilizzata. Riuscite ad afferrare quello che dicono gli altri, ma non comprendete mai il 100%. Non conoscete a fondo l’ambiente e le abitudini.

Mi spiace per voi, ma vi sentirete comunque stranieri.

Ora sostituite la seconda persona plurale con un “tu”.

Otterrete un monologo di uno straniero-ovunque.