Alessandra Samira, una di noi
Sono i casi come quello di Samira che ricominciano a trapanarmi il cervello nel momento buio in cui le speranze sono messe a dura prova. Non è giusto! NON E’ Giusto! NON E’ GIUSTO!!! Ora che vediamo allontanarsi le possibilità della riforma della legge sulla cittadinanza, ora che è caduto un governo che sembrava meno sordo, noi figli di immigrati ci sentiamo più amareggiati che mai. Quanto dovremo aspettare ancora per essere solo e semplicemente considerati degli eguali? Per non finire umiliati fin da piccoli come nel caso dei bambini di Palermo? O perché conti di più una vita di affetti, di insegnamenti, di ricordi di infanzia, piuttosto che il nostro reddito, quando decidono se fai o meno parte del Paese dove sei cresciuto?
Giovedì 31 gennaio si terrà a Roma la prima udienza della causa per discriminazione sul lavoro aperta da Alessandra Samira e lei non dovrà essere da sola. Per noi seconde generazioni la vita si sarà fatta più dura ma così come la nostra amica e compagna di percorso ha scoperto da tempo sappiamo che non possiamo permetterci la rassegnazione, perché "non siamo né meglio né peggio d’altri" e vogliamo solo giustizia. Ne va del nostro presente e futuro e di quello dell’Italia. Perché se l’Italia è una società più¹ giusta ne siamo tutti più orgogliosi. Un Paese sul quale dobbiamo continuare a lavorare tutti i giorni, insieme, perché la battaglia della rete G2 è nata sulle difficoltà concrete di ciascuno di noi. Così come Samira non ci fermeremo e costruiremo alberi saldi di cui essere sempre orgogliosi/e.
Per saperne di più sul caso di Alessandra Samira e/o commentare vai sull’ Osservatorio G2.