Metrò Milano, si al ricorso di giovane con passaporto marocchino
Il Tribunale del lavoro di Milano accoglie il ricorso del giovane Mohamed Hailoua, cittadino marocchino, che non ha potuto partecipare al bando Atm per fare l’operaio al reparto manutenzione.
L’azienda dei trasporti di Milano, oltre a rifarsi al Regio Decreto del 1931 giustificava il requisito della cittadinanza in quanto “dà maggiori garanzie in relazione alla sicurezza e incolumità pubblica”, paventando espressamente il rischio di attentati.
Dopo un diniego nel primo grado i giudici di Milano hanno ribaltato la sentenza accogliendo il ricorso del ragazzo, ordinando ad Atm “la rimozione della richiesta della cittadinanza tra i requisiti di selezione delle offerte di lavoro e delle proposte di assunzione, in moduli cartacei o telematici” in quanto si presta ad assumere “i connotati di una disparità di trattamento in senso diseguale e più svantaggioso per il ‘non cittadino'”. Inoltre secondo i giudici il regio decreto 148 del 1931 “è da ritenersi implicitamente abrogato nella parte in cui richiede la cittadinanza quale requisito di accesso al lavoro nel settore”.
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ps: tantissimi giovani figli di immigrati – nati in Italia e che non sono riusciti ad acquisire la cittadinanza al 18° anno di età oppure arrivati qui da piccoli ma per i quali non sono previsti percorsi facilitati di acquisizione dello status civitatis – sono o saranno (non appena metteranno il piede fuori dalle aule scolastiche o universitarie) sistematicamente esclusi da tante opportunità di lavoro (oltre che di studio, soprattutto nell’Università e nel mondo della ricerca), anche a livelli più qualificati, come per l’insegnamento e la carriera forense giusto per fare qualche esempio, che pongono la cittadinanza come requisito: un’anacronistica conventio ad excludendum.