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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 18 mag 2008, 22:19 
Pds in rinnovo

Iscritto il: 26 mar 2008, 19:52
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Località: cernusco sul naviglio
domanda alla quale, le risposte tendono a sovrapporsi una dopo l'altra, ma ogni "risposta" non coglie a pieno l'essenza della domanda. (parlo di me)

da cosa nasce la paura del "diverso"? (..)
chi ha paura del "diverso"?


si vuole aver paura del diverso?

la semplicità del mio pensare mi dice che...
la paura del "diverso", dello straniero nasce da episodi, da shock, il diverso parte "svantaggiato" con un pregiudizio, a differenza da chi è "più simile". si sottolinea quindi l'aspetto esteriore di primo impatto, dovuto ad un proprio passato in cui la "multiculturalità" è assente.(se fin da piccoli quindi si cresce con "il diverso" il pregiudizio si attenuerà). dipende quindi da esperienze passate o assenza di esperienza con "ciò che non conoscono/conoscono per motivi negativi".

penso che entri in "gioco" un discorso legato alla fiducia nel prossimo che si divide in 2 "valori". fiducia per chi è simile a te e fiducia per chi è "diverso" da te, con valori gerarchici ovvi.

perche le persone alla fine spesso accettano la generalizzazione?
una frase che mia madre dice è "per colpa di uno dobbiamo pagare tutti"...
che richiama un processo mentale di abbinamento. ma perche?
io che sono/mi sono "stato"abituato a nongeneralizzare, forse perche figlio di una discriminazione generalista, non riesco a capire perche per il torto di uno, in alcune persone si debbano creare meccanismi di "difesa" che creano questo sentimento comune.
come se fosse una "scusa", un movente, per dar voce ad un sentimento viscerale di "difesa della specie", del branco, come se in qualche modo esistesse uno spazio vitale da difendere.

perche si cede facilmente alla generalizzazione "gli albanesi sono tutti ladri" "i sudamericani sono tutti ubriaconi" "i neri sono tutti degli sfaticati" ecc...

perche si presume di avere la certezza nel definire queste cose.

quando parli con queste persone ti dicono poi "quelli che ho visto io.. quelli che ho incontrato... " come se avessero avuto la sfiga di incontrare solo criminali scansafatiche e ubriachi...

si può andare avanti per molto a parlare, ma il discorso assume spesso e volentieri quasi carattere ridicolo dove si palesa il suo voler restare di quell'idea, magari concedendoti delle attenuanti.

è solo il discorso che l'uomo avvolte ha bisogno di trovare la colpa dei suoi mali?
e quindi se qualcosa va male nella sua vita, nel suo paese, nella sua città, la cosa più visibile è il diverso?

quindi si da credito all'idea che un gruppo "omogeneo" culturalmente ed etnico, non possa degenerare in azioni di carattere criminoso o lesivi della sensibilità comune, che quindi l'ambiente non giochi un ruolo di peso nella scelta tra delinquere o no, nell'ubriacarsi o no...

è una questione culturale quindi? ergo esistono allora stati di scansafatiche? di ubriaconi di ladri? uhm... la maggior parte?

l'uomo come tale non ha bisogno di cose "simili".. una base di necessità uguale per tutti, e forse l'unica distinzione è il come raggiungere quello stadio "stazionario"?


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MessaggioInviato: 19 mag 2008, 16:17 
Clandestino

Iscritto il: 15 mag 2008, 20:58
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già... fa davvero schifo la società di oggi la quale è basata unicamente su un sistema che classifica tutti quanti, tralasciando i singoli, in base a degli stereotopi con la presunzione che noi, gli "altri" al di fuori della loro comunità, fossimo tutti stati creati con lo stampino.

però questa loro paura io l'associo, oltre che ad un loro trauma subito anni ed anni fa, come tu stesso hai ipotizzato,alla sempre e costante paura dell'essere superati da persone che loro , come la storia ci ha insegnato, reputano inferiori.

ciò che ci rende temuti da loro è la nostra voglia di andara avanti e di superare i limiti che purtroppo la realtà dei nostri paesi d'origine ci ha imposto.

al giorno d'oggi infatti sono numerosi gli studenti stranieri che superano i colleghi italiani non solo nelle materie tecniche e/o scientifiche, ma spesso pure nella lingua...

subconsciamente sono intimoriti da questo, e per questo ci scagliano contro le peggiori delle offese credendo così di diffendere loro stessi...
ne so qualcosa...


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MessaggioInviato: 20 mag 2008, 18:59 
Clandestino

Iscritto il: 12 mag 2008, 18:32
Messaggi: 44
Non bisogna mai dare adito alle "statistiche" né positive, né negative perché quando s'incontra o si parla con un individuo si arriva a conoscere un'identità diversa di quella descritta dai vari "doxa", "Istat" e via discorrendo. Noi tendiamo sempre a dar credito SOLO alle statistiche negative perché è più facile pensare negativo che positivo. E' troppo faticoso pensare cose del tipo:"Potrei avere un rapporto migliore con i colleghi se fossi più..." oppure:"Potrei guadagnare molto di più se mi applicassi di più" E' più facile pensare cose del tipo:"Se sto male nel posto di lavoro è colpa dei colleghi" oppure: "Se guadagno poco è perché non c'è lavoro a causa dei cinesi!" e via discorrendo... E' più facile dare la colpa agli altri (perché noi siamo perfetti) che a noi stessi. Come dice un mio carissimo amico, noi siamo i giudici più clementi di noi stessi.

Riguardo alla paura del "diverso", ogni individuo ha paura di ciò che non conosce è per questo che chi vive in mezzo al "diverso" non ha paura... perché "conosce" L'ignoranza, è la madre di ogni paura e ogni ingiustizia.


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MessaggioInviato: 03 giu 2008, 21:54 
Clandestino

Iscritto il: 02 giu 2008, 14:53
Messaggi: 32
Si ha paura del "diverso"per colpa dell'ignoranza, ignoranza, ignoranza e basta. E' ignorante chi non guarda al di là del proprio momdo e chi non si pone domande.
Ma ci siamo noi..noi giovani...siamo noi che possiamo cambiare le cose.


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MessaggioInviato: 04 giu 2008, 00:03 
G2 con doppia cittadinanza
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anzi, a me il diverso incuriosisce !!!

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MessaggioInviato: 12 giu 2008, 17:59 
G2 Integrato

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Ogni essere umano ha paura dell'alterità, poichè ,ciò che non si conosce potrebbe minare le certezze su cui costruiamo la vita. Il confronto presuppone di mettere in gioco le nostre certezze, dai valori morali alle banalità quotidiane, spesso non siamo disposti a farlo, perché è faticoso, quindi preferiamo chiudere le porte o semplicemente dar credito a ciò che si dice e si sente. E' un ameccanismo di autoprotezione, o meglio, forse, istinto di autoconservazione della propria personalità, che allargata al discorso degli immigrati, di identità nazionale. La mente lavora attraverso modelli, preconcetti e concetti, dati dall'educazione e imposti dalla società, ha sempre la necessità di classificare , di mettere ordine, di riempire i propri compartimenti di cose chiare. Tuttavia questa operazione non sempre è possibile: per esempio, nel caso dei mulatti, la classificazione è ardua. E' difficile dare delle motivazioni alla paura del diverso. Probabilmente si tratta della volontà di affermare se stessi, che si realizza solamente schiacciando l'altro, si trova conferma anche nelle ultime elezioni.
Vi siete mai chiesti come mai, i genitori, insegnano ai bambini di non parlare con gli sconosciuti?
O come mai l'uomo nero è cattivo?

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L'indifferenza è la peggior malattia dell'UOMO.


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MessaggioInviato: 12 giu 2008, 20:37 
G2 Integrato

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stella ha scritto:
O come mai l'uomo nero è cattivo?


ma l'uomo nero viene visto come quello che ti si porta via..e allora la mia mamma che non è né nera ne bianca ma mulatta..perchè non mi parlò mai dell'uomo giallo che mi si sarebbe preso e portato via?!?

eheheh
(scusate la demenza 8) )

_________________
..e semmai parlai di me non fu mai parola che tu comprendesti..


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MessaggioInviato: 12 giu 2008, 22:47 
Pds in rinnovo

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Località: cernusco sul naviglio
mettere in dubbio le proprie certezze... perche dovrebbe mettere paura.

miguardo e mi dico chetutto ciò cheso potrebbe essere negato da qualsiasi dimostrazione possibilmente veritiera, capace di convincermi.

la ricerca di"certezza" mi porta ad accettare, confrontare la mia "realtà" con ciò che mi circonda, in modo da dargli "basi" sempre più solide.

il fatto di "credere" a cose chepossono essere messe in crisi da qualche semplice obiezione, mi mette a disagio...

perciò io confronto, confuto, approvo e scarto quello che mi si presenta davanti.

cerco di mettermi nella mente di chi non fa questo...

perchesi dovrebbe aver paura di confronto... evitare il confronto per salvaguardare qualcosa che non può essere "cambiato"... quindi questo "qualcosa" non appartiene a chi non desidera cambiarlo... non frutto di un processo di confronto...

se una posizione che si vuole "conservare", difficilmente deriva da un confronto, dato che le stesse ragioni che hanno fatto nascere quella posizione potrebbero essere le premesse per un suo cambiamento.

accettare quindi qualcosa per "dato"... perche l "luogo" in cui nasce "la posizione daconservare" è al di sopra...
mivien da pensare alla chiesa... al sentimento collettivo nei confronti di qualcosa.. il senso comune, che spesso è sentito perche altritrasmettono il loro sentire...

esiste quindi un legame "forte" tra chi "conservauna posizione" e chi la crea, (uogo, cosa o persona)

penso al sentimento nazionalista, il legame alla "società"... attacco alla sicurezza, "ci stanno invadendo"... "cirubano il avoro"... si va a toccare qualcosa a cui "si è legati"...

non credo chesia fondamentalmente per "stanchezza... o perche confrontarsi metterebbe incrisi.." bensi forse unsenso "al di sopra" di ciò che possa essere "giudicabile"... una serie di valori di fondo, di premesse, tipo il legame affettivo.

ildiscorso "prima noi e se avanza a voi"...
tende a proteggere un luogo, una collettività, la "razza", la religione, lo stato, che vengono messi al di sopra di ciò che può essere giudicabile, e quindi confrontabile... (???)


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MessaggioInviato: 13 giu 2008, 00:19 
G2 Integrato

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Località: Roma
L'istinto di autoconservazione è propria dell'uomo, come ho già affermato. Non si può cambiare la natura umana, ma solo insegnare a dominare gli istinti per convivere civilmente e armoniosamente.
Nel momento in cui L'Io si trova davanti al Tu, necessariamente mette in discussione i propri valori, la maggior parte riesce a trarre beneficio, ma ci sono altri che vedono solo il crollo delle proprie certezze.
Nietzsche afferma che l'uomo per vivere "la terra", deve, pirma di tutto ,accettare la morte di Dio, ma quanti uomini sarebbero capaci operare questa trasvalutazione? Infondo tutti viviamo secondo canoni e pregiudizi, chi di più, chi di meno, chi consapevolmente e chi no.
L'uomo ha timore, in primo luogo, di se stesso.
La questione è quindi come educare i bambini a superare la paura del diverso, dato che la paura dell'alterità non può essere rimossa.

_________________
L'indifferenza è la peggior malattia dell'UOMO.


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MessaggioInviato: 13 giu 2008, 12:40 
Pds in rinnovo

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Località: cernusco sul naviglio
l'istinto di autoconservazione è propria dell'uomo, quindi un uomo "primordiale" non domina questo suo senso di autoconservazione.

la sua moderazione sta allabase di una convivenza "civile".. in cui si accettano "minacce" all'autoconservazione.

(per mia sfortuna Nietzsche lo ho letto un paio di volte in qualche libro appena accennato, aimè sono un ragioniere)

"ma ci sono altri che vedono solo il crollo delle proprie certezze.", questo mi lascia intuire che esista un legame quasi maniacale con la "certezza", e mi fa tornare alla mente il discorso sopra citato. è certamente certo ciò che credo certo, quindi all base di questo "crollo" esiste una diffidenza al cambiamento, cambimento che non è propria dellagenesi che ha originato la posizione da conservare.

("IO ho ragione", e se mi si dimostra che non ne ho, mi crollano le certezze, e reagisco con spirito conservatore)...

il tutto si riduce ad accettare che ciò che sappiamo sia variabile nel tempo? si chiama rigidità mentale?

ciò che fa crollare le proprie certezze e non bensi "superare" la propriacertezza, è il grado di apertura verso ciò che non è nostro? verso ciò che non nasce da noi?...

un cambiamento lo hanno tutti, chederiva da una nostra rielaborazione nel tempo.. le nostre "credenze" di quando avevamo 15 anni non sono quelle di quando abbiamo avuto / avremo 25 anni o 35 o 50... le nostre "posizioni"evolvono con iltempo, ma vengono generate "all'interno". il confronto e quindi "il superamento" genera istinti di"conservazione", perche appunto dato da variabili direttamente esogene, ? da qualcuno che non riteniamo "meritevole" di attenzione?

mivien da pensare che se ad un "conservatore", parlasseun'altro "conservatore", che ha una "base" di idee simile al primo, ma fosse portatore di unaqualche forma di "innovazione" di pensiero, esso sarebbe forse "ascoltato" da chi si presenta con basi "di pensiero" molto distorte e distanti".

c'è differenza tra cnfrontarsi tra chi ha le idee "simili" egiungere ad unaonvergenza, che tra gente che è divergente in molto? è probabile che una reazione"conservatrice" possa nascere in chi siconfronta con qualcuno/cosa diametralmnte opposte a se?

esiste una necessità di "gradualità" nel "confronto", necessaria affinche non diventi "distruttiva" bensi complice di un "superamento"?


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MessaggioInviato: 13 giu 2008, 23:38 
G2 Integrato

Iscritto il: 27 mag 2008, 17:36
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A mio parere è molto più semplice confrontarsi con persone completamente diverse che con quelle simili. I simili vivono esperienze concordanti, si basano sugli stessi valori ma spesso, a causa di carattere e di conseguenza reazioni diverse, trovano difficolta ad avere un compromesso. Ognuno interpreta la realta secondo le esigenze e la moda del tempo, pochi costruiscono qualcosa scevra dall'utilitarismo logico e morale. Al contrario, le persone le cui opinioni divergono completamente. In questo caso, l'Io non avrà nessun problema a prevalere sul Tu, poiché egli non ha bisogno nemmeno di confrontarsi. Rappresenterà l'altro come brutto e cattivo, mentre lui sarà certamente bello e buono. Così fecero gli europei con gli indigeni e così è tuttora. Si ha la presunzione di credere che la nostra vita sia meglio di quella degli africani, che le nostre comodità siano una conquista da far conoscere anche alle altre civiltà e convertirle, cosa sbagliatissima. Una persona completamente differente e facilmente scretabile: di solito si sostiene" tanto le sue idee son stupide".Non si procede nemmeno il confronto ma tutto si blocca nella chiusura.

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