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MessaggioInviato: 13 feb 2008, 17:17 
Extra terrona
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Iscritto il: 03 lug 2006, 13:44
Messaggi: 3014
Località: roma
Credo che uno spunto per un po' di idee e pensieri possano venire da un po' di dichiarazioni sparse sollevate dalla visita e dalle parole del premier turco Erdogan e riprese sul corriere della sera di oggi. Si parla di identità nazionali, governo, fedeltà, assimilazione, integrazione, libertà.

Premetto che la sottoscrittta considera le nazioni (e le culture e poi identità che dir si voglia) come una creazione dell'uomo-donna e non come qualcosa di fisso e immutabile, proprio sulla base dell'esperienza delle Americhe e di quello che vedo qui tutti i giorni nel nostro fare la storia dell'Italia. Così come penso che siano capaci di variazioni i sistemi che donne e uomini si sono dati per vivere insieme e i modelli di convivenza.

Io credo che noi della rete G2 dovremmo puntare, sulla base dell'esperienza diretta e del confronto tra noi e non solo tra noi, a superare un po' l'impasse tra assimilazione sì / assimilazione no, tra modello francese e britannico. Così come porci la questione del superare (se lo riteniamo giusto) la lettura degli Stati tra maggioranza e minoranze interne. Questo perché sono convinta che è pensandosi maggioranza, al di là delle diverse origini e modi diversi di vivere il proprio essere più culture, che si possono cambiare le cose e non creare anche ghetti politici, dove una che ha origini africane vota chi ha origini africane e chi ha origini asiatiche vota chi ha origini asiatiche. Credo che è sulla base di programma inclusivi per tutti/e che si devono giocare le cose così come nella capacità di realizzarli insieme.

Inoltre penso che l'identità sia una qualcosa anche molto personale e che muta nel tempo e nelle vicende pesonali (e non solo) e che non debba essere usato per dire: tu fai parte o non fai parte di un sistema.

Cosa ne pensate?

Intanto: buona lettura.

Corriere della sera 13-02-2008
Il leader turco LITE CON LA MERKEL
Erdogan: un crimine assimilare gli stranieri
BERLINO — No all'assimilazione dei turchi in Germania: «E' come un crimine contro l'umanità». Lo ha detto il premier turco Erdogan a Colonia. Scontro con la Merkel. A PAGINA 19 Provvedini e Taino
La polemica Il premier di Ankara chiede scuole e università per la minoranza
Erdogan ai turchi tedeschi «L'assimilazione, un crimine»
Dura risposta della Merkel: «Sono io la loro cancelliera»
I conservatori all'attacco in Germania E c'è chi chiede di non fare entrare la Turchia nell'Ue DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO — Nemmeno Helmut Kohl, nei gloriosi anni 1989 e 1990, era risuscito ad avere 20 mila tedeschi a un comizio. Era appena caduto il Muro, ma le manifestazioni oceaniche, da queste parti, non vanno. Recep Tayyip Erdogan, primo ministro turco, nel suo lungo viaggio in Germania di questi giorni, è invece riuscito ad avere questo e altro. A Colonia, in uno stadio, almeno due decine di migliaia di cittadini tedeschi di origine turca sono andati a salutarlo, festeggiarlo, in qualche caso osannarlo. E lui si è rivolto alla folla come se fosse il suo primo ministro. Ha scaldato i cuori della minoranza etnica più consistente della Germania — quasi due milioni e mezzo di persone: ha parlato del lutto per i nove morti, turchi, di un incendio in un edificio di Ludwigshafen, che la stampa di Ankara dice essere doloso ma del quale la polizia tedesca non ha ancora stabilito le cause; ha invitato il suo popolo emigrato a non dimenticare la lingua e la cultura d'origine; ha parlato in continuazione di «noi turchi» e «loro tedeschi ». Infine, è riuscito a eccitare anche il resto della Germania. Integratevi nel Paese che vi ospita, ha sostenuto, ma non fatevi assimilare, perché «l'assimilazione è come un crimine contro l'umanità»: frase che ha fatto esplodere le proteste in tutto il Paese. Il clima era abbastanza surriscaldato: il giorno prima, già in terra tedesca, aveva proposto di aprire scuole e università turche in Germania, con insegnanti turchi. Proposta presa maluccio dalla maggioranza dei politici locali, soprattutto cristiano-democratici. L'incontro con la cancelliera Angela Merkel che è seguito è stato piuttosto teso e per nulla usuale anche nelle dichiarazioni finali. Frau Merkel ha ricordato a Erdogan che, in Germania, la cancelliera è lei, anche dei cittadini di origine turca, non lui. In più, è entrata nel merito della questione turca, che nel Paese è il perno attorno al quale si sviluppa tutto il dibattito sui temi dell'immigrazione e sui modi di integrare chi arriva. «Mi fa piacere — ha detto la cancelliera rivolgendosi a Erdogan — che si dica a favore dell'integrazione e dell'imparare la lingua tedesca, ma una vita di lungo periodo in un Paese significa anche un'accettazione più forte dei suoi costumi. Non credo che siamo arrivati alla fine di questa discussione »: per dire che le sue idee su come entrare e stare in Germania sono diverse da quelle del primo ministro din Ankara. Non solo: ha sostenuto che non ha nessuna intenzione di vedere i bambini di origine turca andare a una scuola dove imparano il tedesco «come quinta lingua straniera». Scontro serio, di contenuto, insomma: integrazione contro assimilazione. Il problema, serio non solo in Germania, è esploso sulla stampa e tra i politici, soprattutto quelli cristiano-democratici (come Frau Merkel) che molto spesso fanno di questo tema il cuore delle loro campagne elettorali locali (non sempre con successo). Erwin Huber — il leader della Csu, il partito bavarese alleato della Cdu a livello nazionale — ha preso il discorso di Colonia per attaccare Erdogan e sostenere che il processo di adesione della Turchia all'Unione europea deve essere riconsiderato. Il premier bavarese Günther Beckstein, anch'egli della Csu, ha detto che un buon cittadino, in Germania, deve «imparare il tedesco e parlarlo in famiglia». In generale, i mezzi di informazione hanno giudicato populista e pericoloso l'approccio del primo ministro turco alle relazioni tra gli immigrati e il resto della società in Germania. Ma la
questione, dopo il passaggio di Erdogan, è in termini nuovi: integrare o assimilare?

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Corriere della sera 13-02-2008
L'eurodeputato Cem Ozdemir
«Politici, giù le mani dalle vite degli altri»DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO — La Differenza tra l'integrazione e l'assimilazione di cui si discute in questi giorni in Germania è — nell'interpretazione di Cem Ozdemir, europarlamentare dei Verdi tedeschi — questa: «Integrazione, per un immigrato, è parlare la lingua del Paese in cui vive, rispettarne la costituzione, adattarsi alla legge, scegliere le scuole migliori per i propri figli. Assimilazione è rinunciare alla propria religione, alla propria lingua, alla proprie tradizioni: nel caso dei turchi che vivono in Germania, smettere di mangiare kebab e passare alla Kartoffel Salat». Lei, dunque, è contrario all'assimilazione. «Io credo che in queste cose non debbano decidere i politici, come invece tendono a fare i cristiano-democratici in Germania. In un matrimonio multiculturale — come è il mio che sono nato in Germania, sono di origine turca e ho una moglie argentina con un passaporto italiano — devono decidere i diretti interessati. È una loro decisione come vivere, una volta che accettano le regole del Paese in cui sono. Se Erdogan dice di essere contrario all'assimilazione, gli rispondo che non sono affari suoi. Se un politico tedesco è per l'assimilazione, gli rispondo la stessa cosa. Troppe parole su questi argomenti avvelenano i rapporti». Ma non c'è un pericolo che i turchi diventino i diseredati e gli emarginati tedeschi? «C'è, ma non è un problema del governo turco, è una questione tedesca. Il fatto è che i politici, in Germania, non hanno detto cosa vogliono fare affinché i turchi siano buoni cittadini. È assurdo chiedere ai turchi che parlino solo il tedesco: piuttosto ci si dovrebbe preoccupare del fatto che in molte famiglie non si parli bene né il tedesco né il turco. Dall'altra parte, non credo che la Turchia — dove non c'è una tv curda e nelle scuole non si può studiare il curdo — sia nella posizione di dare lezioni alla Germania». È favorevole a scuole e università turche in Germania? «Questa è una polemica assurda. Nessuno vuole scuole turche: si tratta di avere scuole tedesco-turche come ci sono tedesco-spagnole o tedesco-italiane. Ci sono politici tedeschi, tra i conservatori cristiano-democratici, che sollevano una questione che non esiste. Che hanno un odio inspiegabile verso i turchi. Conoscete la signorina Rottermeier, la tutrice di Clara, l'amica di Heidi? Dice sempre di no. Ecco, non abbiamo bisogno di Fräulein Rottermeier». Angela Merkel ha detto a Erdogan che la cancelliera è lei, anche dei turchi tedeschi, non lui. «Ha ragione. Solo che, se ha avuto bisogno di dirlo, significa che c'è un problema». Su questo dibattito, in questi giorni, i socialdemocratici sono intervenuti pochissimo. Come mai? «È vero. Il fatto è che sono fuori gioco, il dibattito è tutto tra la Cdu della Signora Merkel e noi. È un peccato che il partito che dovrebbe essere dei poveri e dei diseredati non li integri. Sarei felice di dovere lottare, per raccogliere i consensi dei turchi, con socialdemocratici e cristiano-democratici. Ma non è così».

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Corriere della sera 13-02-2008
Serra Yilmaz L'attrice delle Fate ignoranti: «L'integrazione nell'Ue? Bruxelles ci ha stancato»
«Il mio Paese malato di nazionalismo»MILANO — «Non se ne è parlato qui, a Istanbul, di questo discorso di Erdogan in Germania», dice Serra Yilmaz, l'attrice più nota in Turchia e amata in Italia per i film di Ozpetek e per il suo Ultimo harem in teatro. Le leggiamo le agenzie in francese, Serra è bilingue. «Ha detto che l'assimilazione è un crimine contro l'umanità? Penso che ci siano crimini più importanti contro cui opporsi. Ma sono anch'io contro l'assimilazione, lo siamo tutti no? I curdi lottano per non essere assimilati. Siamo per l'integrazione ». Poi con la stessa passione che mette nei suoi personaggi: «Io comunque non ne posso più di nazionalismi, di conservare Nazioni-Stato, sono una forma di violenza, sono il pericolo più grave in questo momento, non servono all'Europa e neppure all'umanità. E il mio Paese lo è terribilmente, il suo è un nazionalismo esaltato. Sono preoccupatissima. Questo appello alla "turchità", non so cosa voglia dire. Non ne posso più neppure di quello». Anche perché, proclama, «io sono per l'integrazione generale, del mondo, dell'umanità. Mi dichiaro di tutte le nazioni. Brecht, Dante, Nazim Hikmet, io li amo tutti». L'attrice sapeva che il suo presidente, il conservatore Recep Tayyip Erdogan, era andato in visita in Germania per verificare le responsabilità dell'incendio in cui sono morti dei turchi, «e non è la prima volta! ci sono tanti nostri immigrati bisognosi di assistenza ». E quasi ventimila erano quelli che seguivano il discorso presidenziale «tradotto comunque in tedesco — precisa Yilmaz — l'interprete è un mio amico, ma escludo che tra il pubblico ci fossero dei turchi "germanizzati"». «Mi sembra normale che uno che viene accolto in un altro Paese cerchi di adattarsi alla cultura dell'ospite, la Germania ha fatto molti sforzi in favore degli emigrati, anche se quelli dell'immigrazione non recente rimanevano isolati. Non trovo sbagliato che ci siano scuole turche accanto a quelle francesi o inglesi... noi in Turchia abbiamo sempre avuto scuole straniere». Una cosa non capisce, Serra: «Perché un Paese dovrebbe essere superiore a un altro? Siamo cittadini del mondo, non solo dell'Europa». Certo che queste dichiarazioni pubbliche, fatte dal vostro presidente, non incoraggiano l'ingresso della Turchia nell'Unione Europea... «Non mi sembra che il discorso sia contrario all'ingresso Ue. La cosa però ha stancato, noi e pure voi, nel mio Paese c'è stanchezza nel processo di integrazione ».


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MessaggioInviato: 14 feb 2008, 00:11 
G2 Integrato

Iscritto il: 07 ott 2006, 12:07
Messaggi: 590
Località: Toscana
L'assimilazione culturale è un tipo particolare di acculturazione. Con questa espressione si intende quel processo per cui un individuo o un gruppo abbandona la propria cultura e cerca di assumere quella dominante.
Solitamente soggetti dell'assimilazione culturale sono i membri di gruppi etnici immigrati in paesi diversi da quelli di origine oppure gruppi minoritari (spesso portatori di subculture) che vengono "assorbiti" all'interno di una comunità largamente istituzionalizzata. Questo processo porta alla perdita di tutte o molte le caratteristiche culturali che rendevano il gruppo differente e distinguibile. Una regione o una società dove è avvenuto un qualsiasi tipo di assimilazione culturale è generalmente chiamata melting pot.


Cosi cita la ormai più citata fonte del web, wikipedia.

Torniamo in Italia e cerchiamo di ragionare a mente fredda che come possiamo pensarlo un processo di assimilazione in questo paese. Dobbiamo prima di ogni altro considerazione dire che l’assimilazione (nel senso letterale) riesce la dove esiste una forte identità e omogeneità del gruppo dominante (per rifarsi alla definizione citata sopra).

Il concetto dell’assimilazione si presta a molte letture di tipo diverso tra di loro e a volte anche contrastante. Nell’educazione per esempio si cerca di assimilare il più possibile gli alunni al gruppo dominante, e tutto ciò che non corrisponde alle caratteristiche della maggioranza viene definito “strano, particolare ecc”. In un’ottica di questo tipo, molte di quelle che possono essere caratteristiche personali tendono ad essere represse per riuscire a godere della stima e del rispetto del resto del gruppo. Fino a non moltissimi anni fa chi era mancino veniva sottoposto a dei metodi correttivi per insegnarli a scrivere “nel modo giusto”, e quindi con la mano destra.

Personalmente ritengo che ognuno di noi sia una storia assestante, un capitolo interessante di un libro infinito che si chiama umanità. Quando leggiamo un romanzo che è ambientato nella seconda guerra mondiale per esempio; non necessariamente tutte le storie dei personaggi sono uguali. Il contesto è il solito ma notiamo talmente tante differenze da farci quasi disorientare.

Noi viviamo in un grande villaggio globale, usiamo internet, leggiamo libri in più lingue, abbiamo facilità di movimento mai pensato fino a 50 anni fa e cosi via. Non possiamo e non dobbiamo in tempi come questi continuare sulla scia dei concetti di “nazione”, “patria”, “integrazione”, “assimilazione” e altri simili.

L’Italia è un paese molto variegato. Un puzzle composto da 20 regioni che a loro volta hanno un’infinità di microrealtà diverse tra di loro all’interno. Un contesto di questo tipo non può e non deve assimilare proprio niente.

Forse dobbiamo entrare nell’ottica che il fatto di essere italiani può bastare e non deve entrare in conflitto con nient’altro. Quindi dobbiamo abituarci a non percepire come ossimoro la parola italiano davanti a parole come:

cattolico, ebreo, mussulmano, buddista, scintoista, omosessuale, transessuale, nero, bianco, mancino, destro, …….e avanti ancora cosi.

Ci deve accomunare a tutti il fatto di essere italiani, condividere e rispettare la costituzione; base imprescindibile di uno stato laico e democratico. Tutto il resto rientra nella nostra sfera personale, e non c’è niente di peggiore quando uno stato entra nella tua sfera personale e ti obbliga ad essere o pensare in un determinato modo.


:arrow: un mondo migliore è ancora possibile.


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MessaggioInviato: 21 feb 2008, 14:07 
Lavoratore a nero

Iscritto il: 10 lug 2007, 07:17
Messaggi: 130
Località: roma
io non sono una seconda generazione ma come antropologo e come persona ho a che fare da anni con questa questione dell'assimilazione che poi e' uno degli aspetti della piu' generale questione sull'identita', che certamente e' centrale per i migranti (da altri Paesi ma anche interni), per le seconde generazioni , per le cosiddette "minoranze culturali", ecc.

Concordo largamente con clandestino.
Per esprimere un parere sull'assimilazione bisogna chiarirsi sul concetto di identita'. Sinteticamente, io concordo con gli studiosi e con i rappresentanti di soggetti sociali collettivi che affermano che una identita' pura, immutabile, trasmissibile NON ESISTE.

L'identita' e' sempre un insieme di fattori di diversa origine, mutevoli nel tempo e con le condizioni al contorno, in parte determinati da condizionamenti culturali (familiari, scolastici, mediatici, di paesaggio, religiosi, ecc.), in parte rielaborati da noi individualmente in base alla accettazione e al rifiuto di quei condizionamenti.

Quando una autorita' (politico-istituzionale, religiosa, ecc.) o un potere (economico, mediatico, ecc.) opera in forma coattiva (diretta, con regole, divieti, obblighi, punizioni, discriminazioni, o indiretta, con campagne mediatiche, mode, scelte economiche, scelte educative, ecc.) su individui e gruppi di individui che si riconoscono in specifiche identita' aventi alcuni punti in comune (mai tutti, perche' restano le differenze di eta', sesso, interesse, ceto sociale, scelte personali) per imporre loro di aderire acriticamente ad una identita' (peraltro spesso fittizia) considerata come LA PROPRIA (e sovente gia' ottenuta con un processo simile verso chi dentro un gruppo, una nazione, uno stato, un partito, una qualunque comunita' avesse elementi di difformita' da quelli cari alle forze storicamente resesi egemoni), allora si sta svolgendo a mio parere un processo CRIMINALE, paragonabile per molti versi all'ETNOCIDIO ed al GENOCIDIO, che si puo' chiamare appunto ASSIMILAZIONE e che e' del tutto differente (anzi e' opposto) dallo scambio, dalla contaminazione, dalla rielaborazione, dal sincretismo, da tutti i processi che invece e' ovvio accadano fra persone e gruppi portatori di elementi "identitari" differenti.

La differenza quindi non sta nel mutare o meno i propri elementi identitari (che sono SEMPRE mutevoli e figli di mutazione) e/o nel farsi contaminare o meno da quelli degli "altri" (ed a propria volta "contaminarli"), ma nel fatto che questo processo sia EVOLUTIVO (anche se non privo di conflitti e contraddizioni) o IMPOSTO DALL'ALTO.

Quando e' IMPOSTO e' sempre una VIOLENZA ed una violenza realizzata su questo delicatissimo terreno e' gravissima. Oltre tutto essa puo' provocare 2 opposte reazioni gravi: l'accettazione (e perfino l'identificazione nel proprio carnefice) o il rifiuto in termini di suicida chiusura in una pseudo-identita' fissa considerata come "propria" (puo' portare ovviamente anche a reazioni diverse, come la resistenza attiva, il sincretismo, la cripticita', ecc.).

Nel caso tedesco, poi, per capire quanto siano orrende sia la posizione della Merkel che di Erdogan basti pensare da un lato che Erdogan che rivendica tanto l'identita' turca in Germania la nega ai Kurdi in Turchia, dall'altro che la Germania democratica nega a ragazzi di seconda generazione di origine turca da cui pretende l'assimilazione la parita' di diritti civili (voto incluso) non solo coi Tedeschi, ma con chiunque sia discendente di Tedeschi (ad esempio delle regioni oggi polacche) e torni in Germania dopo generazioni, senza sapere una parola di Tedesco o aver mai studiato nelle scuole tedesche (e a queste persone viene riconosciuta IMMEDIATAMENTE la cittadinanza e il diritto di voto!).

Del resto, quando i Turchi massacrarono gli Armeni nel 1914-15 lo fecero (usando largamente bande di Kurdi...!) con consulenti tedeschi (erano alleati della Germania) e quando i nazisti elaborarono il piano di sterminio degli Ebrei si ispirarono in alcune sue parti (es.: la fase della ghettizzazione, le deportazioni a tappe, ecc.) a quel massacro degli Armeni (Hitler dicharo' che se il Mondo aveva lasciato fare quel massacro non avrebbe reagito per gli Ebrei).

_________________
"nostra patria é il mondo intero, nostra legge la librtà" (Malatesta)


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