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I neonati non nascono tutti uguali: alcuni si portano dietro un fardello in più che è indipendente da loro, ha a che fare con le leggi dello Stato stabilite dagli adulti che sì vogliono che i bambini non siano tutti uguali nei diritti e opportunità quando nascono. Poi se la malasorte si scatena per un figlio di immigrati è più difficile attivare reti di protezione che ne salvaguardino un percorso minimanente sereno almeno sul piano delle carte.
Da Metropoli di repubblica
Muore la mamma, neonata cinese rischia di rimanere sola
PRATO - La madre è morta poche ore dopo la sua nascita. Il padre ha potuto raggiungerla solo tre settimane dopo e forse la legge gli impedirà di rimanere. È iniziata così la vita di Jia-Bei, una bella e sana bambina cinese venuta alla luce il 28 dicembre scorso all’ospedale di Prato, che appena nata si è trovata ingabbiata nelle maglie della burocrazia italiana, troppo strette anche per lei.
Ma andiamo con ordine: è il 28 dicembre quando la madre di Jia-Bei, Yang Li Shen, 34 anni, immigrata cinese, muore per le gravi complicanze dopo il parto all'ospedale di Prato. La madre al momento del parto si trova da sola nella cittadina toscana, dove era arrivata qualche mese fa per trovare un lavoro che le permettesse di mantenere il resto della famiglia rimasta in Cina. Dopo la morte della madre, la bimba viene affidata temporaneamente ad uno degli zii materni, ma i vertici dell’Asl, il primario del reparto di ginecologia, l'assistente sociale e lo stesso zio, che è appena arrivato da Milano, decidono che la soluzione migliore è che resti in ospedale. Giuridicamente la situazione della piccola Jia-Bei a questo punto si configura come un affido formale, la cosiddetta tutela, che ha il vantaggio di permettere lo sblocco della situazione legale, dato che la bimba non è ancora stata neanche registrata all'anagrafe del Comune. L'affidamento temporaneo e la permanenza in ospedale della bimba hanno valenza fino all'arrivo del padre dalla Cina: inizialmente infatti l'uomo viene rintracciato in patria, dove vive con altri due figli, ma è impossibilitato a lasciare la Repubblica cinese per problemi con il visto.
Siamo quindi già al 18 gennaio quando Tong Hong Wu, questo il nome del padre di Jia-Bei, riesce a raggiungere l’ospedale di Prato. Finalmente il padre può abbracciare la piccola, proprio nel giorno in cui compie tre settimane. Ma quello che potrebbe essere un finale a grandi linee positivo non si può avverare fino in fondo. Hong Wu, infatti, come fa sapere alla direzione dell’ospedale, ai medici e agli operatori dei servizi sociali, vorrebbe restare in Italia, trovare un lavoro e una casa. Nel frattempo si occupa delle procedure per provvedere al riconoscimento della figlia e alla sepoltura della moglie.
Ma se si sa quasi con certezza che i funerali della mamma di Jia-Bei saranno celebrati la prossima settimana a Prato, non ci sono ancora certezze sul futuro di papà e bambina.
Dal Comune di Prato riferiscono che, secondo la prassi giuridica, alla bambina è già stato riconosciuto il permesso di soggiorno per motivi di salute, come annunciato dal tribunale dei minori. A questo punto quindi spetta alla prefettura, una volta avuto il nullaosta della questura, predisporre il ricongiungimento familiare che permetterebbe al padre di restare in Italia. Tutto dipende però, secondo il Comune di Prato, da considerazioni che vanno al di là del giuridico. A decidere saranno le valutazioni di ordine umanitario e sociale su quale sia l’interesse preminente per la piccola.
(25 gennaio 2008)
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