Forum della Rete G2 – Seconde Generazioni

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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 22 gen 2008, 15:13 
Clandestino

Iscritto il: 22 gen 2008, 14:27
Messaggi: 7
Ciao a tutti!
Sono una studentessa di sociologia presso l'università di Milano Bicocca e sto svolgendo una tesi sugli immigrati di seconda generazione. Navigando nel sito http://www.cestim.org sono giunta sino al vostro forum.

Per quanto riguarda la mia Tesi, dopo aver fatto un excursus storico sull'immigrazione in Italia negli ultimi trent'anni, illustrando anche tutti i problemi relativi all'adolescenza e gioventù attraverso due culture ossia le influenze familiari nello sviluppo dell'identità, ora devo scrivere il terzo capitolo e ho bisogno del vostro aiuto!

Il terzo capitolo è incentrato sui "Racconti di vita attraverso il metodo autobiografico". In parole semplici, ho già raccolto una decina di racconti autobiografici circa la propria esperienza di vita e mi servirebbero altri 6/7 volontari (età compresa tra i 15-25 anni) che abbiano voglia di raccontarsi. Si tratta di scrivere una paginetta seguendo un pò le domande guida...Come se fosse una sorta di intervista.

Spero la cosa possa interessarvi...E spero abbiate voglia di aiutarmi! :oops: Non vi rubo molto tempo, promesso!
Vi ringrazio in anticipo, spero rispondiate numerosi. Ciao Giovanna


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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 15:26 
Sergente di ferro
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Iscritto il: 03 lug 2006, 11:07
Messaggi: 2177
Località: Roma
giovanna!!! ti prego leggiti un pò il forum prima di postare magari troverari già le tue storie e soprattutto scoprirai che NON SIAMO IMMIGRATI DI SECONDA GENERAZIONE!! siamo cresciuti qui (come te), qualcuno di noi ci è anche nato qui (come te).
almeno gli addetti ai lavori questi errori non dovrebbero farli.


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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 15:27 
G2 con doppia cittadinanza
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Iscritto il: 28 giu 2007, 22:16
Messaggi: 1848
Località: provincia di Perugia
Cominciamo male,
cara laureanda.

Credo dovrai rimettere mano anche alle prime due paginette, almeno per quanto riguarda la questione definitoria.

Sai cosa vuol dire "immigrato"?
In senso lato, implica un moto, uno spostamento, da un luogo ad un altro luogo. Trasferirsi con la propria persona e con la propria vita, con il proprio destino, per periodi lunghi e/o definitivi.
In senso stretto bisogna considerare che lo spostamento è anche "cosciente": io sò di spostarmi, sò perchè mi sposto, sò dove voglio andare.
Se lo spostamento non è "cosciente", il soggetto, o l'oggetto non "migra", ma viene trasportato: il suo spostamento è passivo.

E sai cosa vuol "seconda generazione"?

Passa qualche ora a leggere le discussioni di questo forum e troverai tante risposte per correggere almeno le tue falsate ed erronee definizioni.
Poi potrai pure continuare a lavorare alla tua terza pagina (che in molti tabloid corrisponde al "gossip", ma questo c'entra poco... :D ), e saremo ben lieti di poteri aiutare.

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Essere umano in divenire


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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 16:26 
Clandestino

Iscritto il: 22 gen 2008, 14:27
Messaggi: 7
Iniziamo proprio male se i toni si fanno subito accesi...

Si considerano migranti della seconda generazione i figli di immigrati:
1. seconde generazioni native o primarie (nati in Italia);
2. seconde generazioni improprie (nati all'estero, ma emigrati dal paese d'origine prima dei 6 anni)
3. seconde generazioni spurie (nati all'estero ma emigrati tra i 7 e i 17 anni).
Voi siete o non siete figli di immigrati?

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Live or exist? You have the key. Tra vent'anni non sarete delusi delle cose che avrete fatto,ma di quelle che non avrete fatto.Fare una cosa,anche se dovesse rivelarsi il più grande,il più tremendo degli errori,è decisamente meglio del non averci provato.


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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 16:40 
Clandestino

Iscritto il: 22 gen 2008, 14:27
Messaggi: 7
ahimsa ha scritto:
E sai cosa vuol "seconda generazione"?[/b]
Passa qualche ora a leggere le discussioni di questo forum e troverai tante risposte per correggere almeno le tue falsate ed erronee definizioni.
Poi potrai pure continuare a lavorare alla tua terza pagina (che in molti tabloid corrisponde al "gossip", ma questo c'entra poco... :D ), e saremo ben lieti di poteri aiutare.


Non capisco perchè tanta cattiveria e arroganza... Qual è il problema?
Si può dialogare anche usando toni meno accesi, non credi? Evidentemente ho letto libri che riportano definizioni errate, evidentemente ho frainteso tutto quello che mi è stato spiegato in questi anni all'università... E sono pronta a rimediare, consigliatemi voi dei buoni libri in cui attingere infomazioni corrette e sarò ben lietà di buttare via le mie 50 pagine di tesi. Perchè, no? :D
Nella vita si sbaglia e si correggono gli errori. Errare è umano!

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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 16:42 
Extra terrona
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Iscritto il: 03 lug 2006, 13:44
Messaggi: 3014
Località: roma
benvenuta Giò. Il fatto è che la rete G2 - Seconde generazioni, che ha fondato il forum G2, mette in discussione proprio il fatto di definire noi "figli di immigrati" come degli "immigrati" o "migranti". E' un punto che trovi spessissimo espresso all'interno del blog G2 e del forum G2.

Questo sia perché è del tutto inesatto parlare di "immigrati" nati in Italia (quale emigrazione avrebbero compiuto se non quella dalla pancia della loro mamma a un lettino di ospedale o letto di casa in Italia?). E per la rete G2 non andrebbero chiamati immigrati neanche coloro che sono cresciuti in Italia (nati nei paesi di origine) e che non avevano un proprio progetto migratorio ma che sono stati portati qui da genitori, o altri parenti, quando erano minorenni.

Noi siamo la seconda generazione dell'immigrazione, ossia la seconda generazione (e non la seconda ondata migratoria) di un processo che secondo la rete G2 (e certo non solo secon do noi :) ) sta trasformando il volto dell'Italia.

per il resto in bocca al lupo per la tua ricerca. speriamo che la questione della definzione (che per noi è molto molto importante perché sposta proprio l'asse del discorso) venga accolta all'interno del testo che stai scrivendo.


Ultima modifica di paula il 22 gen 2008, 16:59, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 16:57 
Clandestino

Iscritto il: 22 gen 2008, 14:27
Messaggi: 7
Grazie Paula, sei stata gentilissima.

Vorrei però poter capire meglio in modo da approfondire quest'aspetto e inserirlo nella Tesi.
Posto che c'è un errore alla base della definizione riportata in molti libri, ossia non siete immigrati di seconda generazione ma semmai figli di immigrati; come sarebbe più corretto definire un fenomeno che tuttavia presenta al suo interno comunque delle differenze sostanziali? Ossia, provo a spiegarmi meglio... Vi sono ragazzi che sono nati in Italia (e che secondo me non dovrebbero definirsi figli di immigrati, ma italiani a tutti gli effetti), però vi sono anche ragazzi immigrati in Italia prima di aver compiuto il primo ciclo di scolarizzazione (0 - 6 anni) e infine i ragazzi immigrati durante l'adolescenza.
Vi sono differenze tra queste tre tipologie di ragazzi? Se si come spiegarle, oppure se no come interpretare correttamente i dati.
Grazie sin da ora per il tempo che mi dedicherete.

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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 17:17 
Extra terrona
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Iscritto il: 03 lug 2006, 13:44
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Località: roma
per la rete g2 sono figli di immigrati tutti coloro che non sono emigrati volontariamente. Quindi sia i nati in Italia sia i non nati in Italia. Poi all'interno di questa categoria generale ci sono variabili (possiamo dire: nel sentimento di identità?) che però io non riporterei all'essere nati o meno in Italia ma al fatto di aver vissuto o meno in Italia a lungo, del vivere in città grandi o piccole, del frequentare la comunità di origine o meno, del fatto che i tuoi genitori si sentano o meno parte della comunità di origine, dell'essere arrivati in italia più grandi o più piccoli, dal fatto di sentirti più o meno legato (e poi questo anche varia nel tempo nelle forme e internsità) ai genitori, dal fatto di esserti sentito rifiutato o no dall'Italia. cc. ecc. Per non parlare poi delle diverse componenti caratteriali e delle diverse prove che la vita ti presenta ogni giorno.

Ma allo stesso tempo ci sono tante di quelle somiglianze e punti in comune tra chi è nato e chi non è nato che non puoi neanche immaginare! A volte sono fratelli e sorelle nella stessa famiglia. Ce ne siamo accorti spontaneamente nella vita di tutti i giorni e poi da organizzazione. Ed è èper questo che abbiamo deciso di creare e raffrozare semrpe più la rete G2, che non solo raccoglie chiunque, indipendentemente dalle origini, ma lo fa indiependnetmente dal fatto che sei nato o non nato in Italia, visti i punti che ci uniscono. Infatti la rete G2 nasce sulla volontà di nati e non nati in Italia ma tutti qui cresciuti.

Anche perché tieni presente un'altra cosa: tra i nati in Italia vi sono anche quelli che a 1-2-3-5-7-8-9-10- anni poi sono stati mandati dai genitori nei paesi di origine. E poi sono ritornati a volte ancora minorenni, ma a volte anche maggiorenni (si può dire emigrando volontariamente?) in Italia. E che in effetti l'italiano a volte lo parlano così e così e magari riconoscono meno i codici di comunicazione e gli stili di vita dell'Italia. Ossia che ci si possono ritrovare meno.


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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 17:46 
G2 con doppia cittadinanza
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Iscritto il: 28 giu 2007, 22:16
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Località: provincia di Perugia
a parte che non c'era arroganza nelle mie parole...ma fa niente...

I tuttologhi che fanno definizioni, appiccicano nomi a realtà che nemmeno conoscono, basandosi su dati, numeri, statistiche.

Noi seconde generazioni, "primarie", "improprie" o "spurie" che sia (ma ke si bevono questi? a te piacerebbe essere definita spuria o impropria?), abbiamo deciso di darci da soli le defizioni sul chi siamo, perchè nessuno lo può sapere meglio di noi. Non credi?

Non dico che dovresti stracciare tutte le 50 pagine della tua tesi: rimedieresti anche con un "sò di non sapere".

Scusa ancora l'arroganza, se tale ti è apparsa.
Buon lavoro.

PS: il miglior libro per capire il mondo è la realtà.

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Ultima modifica di ahimsa il 22 gen 2008, 22:36, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 18:11 
Sergente di ferro
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Iscritto il: 03 lug 2006, 11:07
Messaggi: 2177
Località: Roma
Giò ha scritto:
Vi sono ragazzi che sono nati in Italia (e che secondo me non dovrebbero definirsi figli di immigrati, ma italiani a tutti gli effetti)


Si può essere italiani a tutti gli effetti (sia culturalmente che legalmente) e essere figli di immigrati. L'attenzione che poniamo nella definizione di "seconde generazioni" non mira a distanziarci dagli immigrati (cioè i nostri genitori) o dall'immirgazione in generale, ma è necessaria per essere considerati dei pari rispetto ai nostri coetanei figli di italiani, con i quali condividiamo sogni e speranze e rispetto ai quali vorremmo avere gli stessi diritti, primo fra tutti quello alla cittadinanza.

Scusa per la mia risposta di prima, forse sono stata un pò brusca...


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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 18:13 
Extra terrona
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Iscritto il: 03 lug 2006, 13:44
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Località: roma
ah dimenticavo una cosa Giò e che spesso ha fatto riflettere un po' di noi:
mi pare di aver letto che i nati in italia, secondo il tuo parere, non dovrebbero essere chiamati figli di immigrati ma italiani a tutti gli effetti. credo che anche su questo possiamo confrontare pareri-idee diverse. il fatto è che i nati in Italia che fanno parte della rete G2 non pensano sia un fattore negativo l'essere definiti "figli di immigrati", nel senso che per loro non toglie nulla il fatto di essere un frutto dell'immigrazione. anzi, per chi fa parte della rete G2 è un po' un punto di onore non rinnegare le proprie radici, nell'essere italiano a tutti gli effetti. un essere italiano a tutti gli effetti che poi non è vero neanche del tutto, visto che legalmente chi nasce in italia da entrambi i genitori stranieri, non ha diritto ad avere automaticamente la cittadinanza italiana. Quindi l'essere definiti "figli di immigrati" è per certi versi più chiaro (visto che molti dei nati qui non hanno la cittadinanza italiana) e allarga il bacino (cosa che a G2 piace) piuttosto che circoscriverlo troppo. Da un annetto a questa parte ci piace anche la definizione di "italiani col permesso di soggiorno" ma anche questa in teoria lascerebbe fuori chi la cittadinanza italiana l'ha ottenuta. a meno che si pensi al fatto che comunque prima o poi hai avuto un permesso di soggiorno o sei stato legato a un permesso di soggionro (dei tuoi genitori), oppure i tuoi genitori hanno dipeso da un permesso di sogg.

Per ora le definizioni le usiamo un po' tutte (quella dell'italiano col permesso di soggiorno soprattutto in ambito di riforma della legge sulla cittadinanza), tranne quella che troviamo inesatta e anche non ci piace di "immigrati" e che le seconde generazioni consapevoli (quelle che hanno fatto un lavoro su di sè, hanno un'idea sull'Italia, e che si sono messe insieme nella rete G2) hanno messo in discussione. fa parte un po' della nostra mission ribadirlo a tutte le persone che incontriamo lungo la strada :)


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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 19:03 
Clandestino

Iscritto il: 22 gen 2008, 14:27
Messaggi: 7
Per Ahimsa e per Pipit: credo di aver interpretato male i vostri interventi iniziali...voi siete stati un pochino bruschi e a me è venuto il "panico" a dover riscrivere la tesi... Riniziamo da capo, è meglio! :D



Raga, i vostri discorsi mi interessano tanto, ma credo di avere ancora un pò le idee confuse... :oops:
Vorrei chiedervi ancora delle cose. Posto che le classificazioni rigide non piacciono a nessuno e posto che parlare di Alterità o Diversità genera sempre un dibattito infinito e talvolta molto acceso poichè etichettare una persona non è cosa gratita, tuttavia mi trovo a dover tentare di fare una classificazione generale ai fini di inquadrare il "fenomeno immigrazione".

Se non ho capito male, sinora si è detto in generale che:
- no immigrati di seconda generazione -> si figli dell'immigrazione
- no grosso distinguo tra nascita in Italia e immigrato nei primi anni di età (non ha compiuto la prima scolarizzazione)
- differenza tra immigrato volontario e immigrazione forzata (ricongiungimenti famigliari)
- "immigrato" usato talvolta in tono dispregiativo, termine che genera (o può generare) discriminazioni

Allora mi sorgono alcune domande:
* vi è distinzine tra immigrato adulto (es. 30 anni in su) e immigrato giovane (es. 10-15 anni)?
* fino a che età si parla di immigrato di prima generazione e quando di figlio di immigrato?
* un minore ricongiunto è da considerarsi "immigrato", "immigrato di seconda generazione" o "figlio di immigrato"?

Spero abbiate la pazienza di rispondermi :D Questo scambio per me è molto utile.


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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 19:52 
Extra terrona
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Iscritto il: 03 lug 2006, 13:44
Messaggi: 3014
Località: roma
Metto in fucsia quello hai scritto tu, Giò. per risponderti più comodamente

Se non ho capito male, sinora si è detto in generale che:
- no immigrati di seconda generazione -> si figli dell'immigrazione
- no grosso distinguo tra nascita in Italia e immigrato nei primi anni di età (non ha compiuto la prima scolarizzazione)
- differenza tra immigrato volontario e immigrazione forzata (ricongiungimenti famigliari)
- "immigrato" usato talvolta in tono dispregiativo, termine che genera (o può generare) discriminazioni


Non è perché la parola può essere usata in modo dispregiativo che noi non ci definiamo "figli di immigrati", sennò non ci definiremmo neanche "figli di immigrati" ma solo "italiani col permesso di soggiorno", "italiani di origine straniera" o altro. L'immigrazione non è una parolaccia :D . Ci definiamo figli di imm. perché è diverso essere immigrati e figli di immigrati. Ci sono in genere più differenze tra noi e i nostri genitori che tra di noi che siamo nati in italia e/o cresciuti in italia. E apparteniamo a una generazione che ha vissuto cose molto simili. L'immigrato volontario è immigrato. Chi non è emigrato con un proprio progetto migratorio ma è stato ricongiunto da piccolo o adolescente, tipo pacco postale, per noi non è un "immigrato" ma un figli dell'immigrazione.


Allora mi sorgono alcune domande:
* vi è distinzine tra immigrato adulto (es. 30 anni in su) e immigrato giovane (es. 10-15 anni)?


leggi sopra

* fino a che età si parla di immigrato di prima generazione e quando di figlio di immigrato?

per la rete G2 sono figli di immigrati tutti i nati in Italia e qui cresciuti e tutti coloro che sono stati ricongiunti da minorenni e anche qui sono cresciuti. In particolare chi è stato "scolarizzato" (parola che suona bruttina :) ) in Italia, che è la maggioranza dei figli dell'immigrazione ed è soprattutto su questa parte delle seconde generazioni che noi abbiamo concentrato il nostro intervento e la nostra attività di analisi e di politica.

E' chiaro che più arrivi grande, più la concezione della tua identità può essere legata o meno al paese dove cresci e diventi adulto, può variare la consapevolezza di essere stato costretto a logiche da "pacco postale". Ma tieni presente che alcuni figli di immigrati della rete G2 sono arrivati a 14, 15 anni e hanno una lettura delle cose, un modo di parlare e di rapportarsi con il mondo anche molto "italiano" perché comunque sono arrivati in un periodo fondamentale di crescita e alcuni di loro ancora attraversano oggi la fase adolescenziale (anche se poi dire "italiano" non sempre è chiaro cosa voglia dire in un Paese con tanti "localismi").


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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 22:41 
Pds in rinnovo

Iscritto il: 08 mag 2007, 21:22
Messaggi: 173
Ciao Giovanna, forse li avrai già letti, però ti consiglierei la lettura di "La Cina in Italia" e "Asia in Itali" e alcuni studi di Daniele Cologna sulle varie migrazioni. In particolare c'era un suo studio molto interessante sulla migrazione degli adolescenti cinesi e sulla situazione in cui sono cresciuti in paesi spopolati di adulti.
Per quanto riguarda le seconde generazioni cinesi puoi anche dare una occhiata su associna http://www.associna.com


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MessaggioInviato: 22 gen 2008, 23:43 
Clandestino

Iscritto il: 22 gen 2008, 14:27
Messaggi: 7
Vedi Paula, sul piano formale per quanto concerne il discorso della nascita sul suolo italiano ho ben compreso che è chiaro e pacifico che se sei nato in Italia non puoi che essere figlio di immigrati e non migrante, poichè non si è compiuto nessun processo migratorio... Faccio tuttavia fatica a comprendere la sottigliezza che sta alla base dei ricongiungimenti famigliari. Se un bambino è nato per esempio in Perù (cito un Paese a caso, non me ne vogliano i peruviani) e poi grazie al ricongiungimento famigliare questo bambino vive in Italia, si sottende che è immigrato: ossia ha lasciato il proprio paese per abitare e vivere in un altro. Che poi ci sia o meno un progetto migratorio voluto dallo stesso bambino, francemente non vedo come possa fare la differenza. Da un punto di vista formale, è un immigrato. E' un immigrato di seconda generazione, posto che la prima generazione è attribuibile ai genitori.

Forse il problema che si sottende alle vostre battaglie politiche, non è tanto per la disquisizione di essere chiamati erroneamente "immigrati di seconda generazione" quanto più il fatto che in Italia purtroppo non siamo ancora predisposti ad accettare il multiculturalismo. La diversità spaventa e molto; spesso durante l'approccio di conoscenza con l'Altro ci si ferma troppo all'estetica di una persona senza scendere in profondità. Ecco quindi la necessità di mettere i paletti e di affermare che un conto è essere "immigrato" e un conto è essere "figlio di immigrato", come a sottolineare che il bambino non è peruviano ma di origine peruviana.

Citando Levy-Strauss, è sempre più noto come specialmente in Italia vengano impiegate ciclicamente due strategie alternative ma anche tra loro talvolta complementari. La prima è antropofagica: cioè annullare gli stranieri divorandoli per poi metabolizzarli rendendoli una copia perfetta di sè stessi. Questa è la strategia dell'assimilazione: rendere simile il dissimile; soffocare le distinzioni culturali o linguistiche ed è molto visibile per esempio nelle campagne cattoliche vs le altre religioni; ...la seconda strategia è antropoemica: cioè espellere gli stranieri, esiliare dai limiti del mondo ordinato e impedire loro ogni comunicazione con chi sta dentro. Questa è la strategia dell'esclusione: confinare gli stranieri all'interno delle mura ben visibili del ghetto o dietro gli invisibili ma non meno tangibili, divieti di condivisione. Questa strategia è assai visibile all'interno delle politiche estremiste, come per esempio della Lega Nord.

Nessuno, però, forse ha ancora capito che la fobia della eterogeneità e il piacere per la promiscuità combattono una battaglia che non può avere vincitori. Giddens dice che si pensa all'identità quando non si è sicuri della propria appartenenza; e cioè quando non si sa come inserirsi nell'evidente varietà di stili e moduli comportamentali, e come assicurarsi che le persone intorno accettino questo posizionamento come giusto e appropriato, in modo che da entrambe le parti sappiano come andare avanti l'una in presenza dell'altra. Identità è il nome dato al tentativo di sfuggire a questa incertezza.


Vi lancio una provocazione: non è che cosi facendo c'è il rischio di voler (forse, inconsciamente) rinnegare le vostre origini, cioè di voler sottolineare che la migrazione è qualcosa di distante da voi e che non vi appartiene più ma è solo ascrivibile ai vostri genitori?


Ne parlavo giusto l'altro giorno con una mia carissima amica che ogni volta ci tiene a sottolineare che lei non è "terrona" perchè i suoi genitori sono siciliani ma lei è rigorosamente nata al nord, a Milano. E io ogni volta le sorrido dicendo che francamente non capisco qual è il problema... Come se essere figlia di siciliani implichi automaticamente essere terrona, mafiosa o chissà quale altra caratteristica dispregiativa. La verità è che lei stessa rinnega ai suoi occhi le sue origini sottolineando e marcando il fatto di essere nata a Milano e quindi di aver cancellato ogni qualsiasi traccia di sicilianità.

Infine, il punto cardine della vostra battaglia, per quel poco che ho capito, si gioca essenzialmente sul "pezzo di carta" cioè sul fatto di avere o non avere la cittadinanza e/o la nazionalità italiana, e non tanto sul fatto che la gente vi chiami immigrati o figli di immigrati.
Quello che è sempre più chiaro è che al giorno d'oggi ci sono due tensioni dicotomiche, entrambe generata dalla globalizzazione: da un lato il voler mantenere salda la propria identità culturale e dall'altra il voler cancellare le differenze, le proprie radici culturali in nome di un finto multiculturalismo egualitario...come se il diverso non è più bello ma implichi necessariamente una vergogna da estirpare.


Disponibile a un didattito, Giò :D


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