Forum della Rete G2 – Seconde Generazioni

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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 30 mag 2011, 01:35 
G2 Integrato

Iscritto il: 27 mag 2008, 17:36
Messaggi: 544
Località: Roma
Cari tutti/e,
Ormai sto giungendo anch’io al termine del mio percorso scolastico. Sembrava ieri quando sono venuta a Roma, eppure sono già passati 3 anni . Il tempo scorre velocemente e tra un mesetto concluderò la mia carriera da studentessa. Ed in quest’ultima avventura ho deciso ancora una volta che Voi/Noi sarete/mo i protagonisti perché vorrei far riaffiorare i ricordi della nostra infanzia e adolescenza e riviaggiare con la memoria. Ho riflettuto molto sull’argomento della tesi e ora vedo finalmente chiaro. Mi sono sempre impegnata a scuola, sempre bei voti, sempre partecipe, attiva anche nella vita reale ma ho un rammarico che non sono mai riuscita a colmare nonostante lo desideri intensamente. Da piccola, mia mamma insisteva tutti i giorni nell’insegnarmi il cinese, ricordo che ricopiavo pagine e pagine d’ideogrammi, poi piano piano ho smesso e non l’ho più ripreso. Ora me ne pento e spesso me ne vergogno perché non ho saputo cogliere l’occasione e vorrei tanto essere stata diligente, perseverante e volenterosa come per tutte le altre cose. Oggi, mi ritrovo a padroneggiare perfettamente l’italiano e solo poco il cinese, mi ritrovo a studiare le lingue moderne e non sapere la mia prima lingua, mi ritrovo a sopravvivere con un vocabolario di base che neanche i bambini m’invidiano. Spesso sto male e cerco di sopperire le mie lacune perfezionando le altre lingue che conosco, ma la mia mente torna sempre al suono della mia prima lingua. Ho cominciato a chiedermi perché? Perché molti ragazzi nati e/o cresciuti in Italia non conoscono la lingua d’origine? Perché non riescono ad impararlo avendo la maggior parte delle volte entrambi i genitori non del paese d’arrivo? Perché si perde così facilmente la madre-lingua? Ci sono dei fattori psicologici annessi? Quanta responsabilità ha l’istruzione scolastica? Quanto conta, invece, l’ambiente familiare? Quanto è importante l’educazione al bilinguismo? E Voi quali esperienze avete?
Lingue diverse suscitano emozioni diverse, le parole nascondono infiniti accezioni spesso intraducibili da una lingua all’altra e io vorrei vivere queste emozioni.

Mi piacerebbe veramente sentirvi, siate copiosi e prolissi :mrgreen:

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L'indifferenza è la peggior malattia dell'UOMO.


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MessaggioInviato: 04 lug 2011, 12:48 
Extra terrona
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Iscritto il: 03 lug 2006, 13:44
Messaggi: 3014
Località: roma
ciao bella. potrei starci a pensare per giorni (mesi ed anni :-) ) ma cerco di mettere qui due o tre cose in modo che possano servirti per la tesi o quello che sarà.
io sono arrivata a roma a 7 anni ed ho cominciao dalla seconda elementare il corso di studi italiano. quindi per me fino a quel momento esisteva solo il castigliano "cilensis" (spagnolo parlato a Santiago del Cile). per appropriarmi al meglio dell'italiano ho visto una marea di tv italiana anche perché non c'era il via cavo (credo) a quei tempi e nello stesso momento ho imparato il piacere della lettura. Ho scoperto la narrativa d'avventura e fantasy poi fantascienza e gialli che mi hanno permesso di appropriarmi al meglio dell'italiano e di migliorare molto velocemente a scuola. e ho letto sempre meno in spagnolo. addirittura ho vissuto una fase in cui adoravo leggere in italiano e non in spagnolo autori non ispanoparlanti (ad esempio jorge amado) perché l'italiano mi sembrava più dolce. inoltre non avevo più un insegnamento quotidiano di grammatica spagnola a differenza di quella italiana (a scuola). e inoltre non tornando molto nel paese di origine il mio spagnolo è rimasto un po' datato agli anni '70 periodo della mia nascita e prime parole e discorsi e quindi avevo da una parte una lingua in evoluzione e che potevo seguire via via ed un'altra un po' bloccata e di cui non non riuscivo a sviluppare tutte le potenzialità. anche se poi quando sto con amici e parenti latinoamericanimi riesco a far capire (pecco più che altro con lo scritto, ahimé).

Da un po' sto leggendo esclusivamente in spagnolo grazie all'acquisto di un ereader, un lettore di libri digitale, che mi ha persmesso di accedere ad un sacco di libri sul web, visto anche l'ampio mercato in lingua spagnola ben più vasto di quello in lingua italiana. così mi sto riappropriando di uno strumento al quale tengo per comodità, lavoro e anche sentimentalmente...


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MessaggioInviato: 04 lug 2011, 18:40 
G2 Integrato
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Iscritto il: 30 nov 2009, 01:18
Messaggi: 746
Località: oscillo tra la provincia di Perugia e l'Universo
A me è successa la stessa cosa, Stella.


Ho perso moltissimo della conoscenza del Punjabi, non sò nè leggerlo nè scriverlo. Il Hindi l'ho imparato soltanto con i film indiani e la televisione.
I miei genitori non hanno mai provato ad insegnarmele, troppo presi dal lavoro...

Qualcosa però è rimasto, e ultimamente sta tornando un po' utile anche per il lavoro (accoglienza di profughi provenienti dalla Libia, di nazionalità bengalese e pakistana); così sento più di prima la necessità di recuperare ciò che si può recuperare.

Comunque io uso più volentieri l'italiano, anche in casa con i miei genitori, perché mi viene da parlarlo più fluidamente; con il punjabi ho qualche difficoltà, anche se a volte non posso evitare di usarlo per esprimere concetti altrimenti complicati da tradurre con l'italiano.

Con mio fratello ho sempre parlato solo e soltanto italiano.

Comunque, in un paese migliore, con una scuola migliore, il mantenimento della lingua madre dovrebbe far interamente parte del programma scolastico di tutti gli studenti, quindi anche dei compagni di banco di quei studenti figli d'immigrati.


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MessaggioInviato: 25 ago 2011, 16:53 
Clandestino

Iscritto il: 25 ago 2011, 13:47
Messaggi: 1
Località: MILANO
Ciao,
questione interessante quella che sollevi. L'italiano è la mia lingua madre, sono nato in Italia e ho fatto qui l'intero corso di studi. Ho imparato a parlare correntemente l'inglese e il francese, decentemente lo spagnolo, molto male il tedesco e ora sto studiando l'arabo. Sai cos'è divertente: nessuna è la mia lingua d'origine. E' una brutta faccenda e capisco pienamente quel che scrivi, la risposta più ovvia (non hai occasione di praticarlo) è sicuramente vera, ma credo anch'io che ci sia una componente psicologica. Zygmunt Baumann a proposito del cd. fallimento del multiculturalismo parla di antropofagia e credo che questa sia la chiave del problema. L'integrazione che ti viene offerta ti chiede, più o meno grossolanamente, di abbandonare la tua cultura originaria (di cui la lingua è la manifestazione più evidente dopo, eventualmente, i tratti somatici) e di lasciarti fagocitare; se non lo accetti allora non vuoi essere davvero integrato è il ricatto di fondo e, nel dubbio, "col cavolo dìche ti do la cittadinanza maledetto cavallo di Troia!". Ho notato spesso che il livello di conoscenza della propria lingua originaria è inversamente proporzionale a quello di integrazione (con diverse eccezioni!) e spesso di conoscenza della lingua locale; non credo possa essere casuale. Nella mia vita di tutti i giorni non mi crea alcun problema perchè non avrei comunque molte occasioni di parlare in tigrino, ma è vero che quando sono in un ristorante eritreo e balbetto un ordine che nessuno capisce, o quando qualcuno arrivato da poco cerca di comuniare con me senza successo provo una profonda vergogna. Oggi vivo a Milano, ma sono stato per anni a Genova dove ci sono già diversi progetti sperimentali nelle scuole che incoraggiano l'apprendimento della lingua d'origine. Sempre Baumann spiega che il multiculturalismo così concepito ha fallito perchè l'integrazione dovrebbe essere un processo a due vie e che niente di alternativo e convincente è stato sperimentato, siamo in un "Inter-regno". Che dire facciamocene una ragione da un lato e, dall'altro, proviamo a considerare che la questione è più complessa di quel che sembra. Già perchè la lingua è realmente un elemento culturale importante, talvolta credo davvero un macro-contenitore. Così come il contenitore stato/nazione è allo sfascio (si può contestare ma è un dato comunque: localismi, progetti federali, istituzioni sovrannazionali, secessioni ecc. ecc. ecc.) anche il contenitore lingua (e il contenuto) è sotto attacco. E' verosimile che siamo davvero dei cavalli di Troia, ma non di un'altra cultura nazionale (cinese, colombiana o indiana che sia) ma proprio del multicultralismo (fallimentare o no). E' probabile che lo strenuo difensore della lingua/cultura locale debba domani veder crescere legittimamente la sua "sindrome da accerchiamento" e ritrovarsi circondato da persone che parlano una lingua aliena (sta già succedendo in molte zone degli USA) e, in Italia, per esempio, in alcune zone di Prato. Ti consiglio di provarci a studiare meglio il cinese, credo ti servirà... il tigrino direi un po' meno ma io ci riproverò per l'ennesima volta magari per affrontare il problema psicologico che è rimasto sullo sfondo del ragionamento. Devo dire che la condivisione del problema mi ha dato sollievo, grazie del post. Spero di essere stato sufficientemente prolisso. Ciao

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Ridvan


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MessaggioInviato: 28 gen 2012, 19:07 
Clandestino

Iscritto il: 28 gen 2012, 13:32
Messaggi: 8
j@strasmigrante ha scritto:
Comunque, in un paese migliore, con una scuola migliore, il mantenimento della lingua madre dovrebbe far interamente parte del programma scolastico di tutti gli studenti, quindi anche dei compagni di banco di quei studenti figli d'immigrati.

Lo trovo abbastanza complesso: solo in questo topic sono stati menzionati cinese, spagnolo, punjabi, hindi e tigrino. Di cui una sola usa lo stesso alfabeto dell'italiano. Se poi ci aggiungiamo anche il "mio" croato, siamo a 6 lingue per 5 utenti. E chi li trova tutti 'sti insegnanti?

Comunque, per tornare in tema, mi dicono che da piccolo mio fratello ed io eravamo abbastanza "geografici" per quanto riguarda l'uso della lingua madre: in Italia, italiano; in Croazia, croato (un dialetto, ad essere precisi). Cambiavamo registro linguistico dopo aver varcato il confine. L'uso del dialetto, poi, ha presto disincentivato mio padre ad imparare, di fatto, altre due lingue, col risultato che a casa si parlava praticamente solo in italiano e, contemporaneamente, ha complicato un po' le cose a mio fratello ed a me. Negli ultimi anni (anche perché mi sono organizzato la tesi per potermene andare in Croazia :mrgreen: ) mi sono messo a lavorare un po' sul croato standard e sulla grammatica.

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