La lettera a seguire è stata inviata oggi al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano da parte della Rete G2, in occasione della celebrazione della Dichiarazione universale dei Diritti umani (10 dicembre):
Cita:
Caro Presidente,
Le scriviamo in una giornata importante come la celebrazione della Dichiarazione universale dei Diritti umani, che per noi rappresenta un riferimento storico importante da non dimenticare e riaffermare nella nostra vita di tutti i giorni.
La ringraziamo dell’invito per l’evento “Nuovi cittadini” al quale abbiamo partecipato la mattina del 13 novembre e che ci ha ricordato un altro evento al quale eravamo stati invitati e che per noi aveva rappresentato un’occasione di grande importanza. Era il 20 novembre dell’anno scorso quando, in occasione della Giornata Nazionale sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ci siamo incontrati per la prima volta. In quel giorno Lei ha colto quel messaggio che ad alta voce cercavamo e cerchiamo di ribadire ogni giorno, in ogni attimo della nostra vita: il diritto ad essere riconosciuti cittadini del nostro Paese e non più solo degli “italiani col permesso di soggiorno”, come molti di noi purtroppo sono.
Da quel dì poco e niente è cambiato, anzi, o il silenzio ricomincia a calare o altre questioni ne strumentalizzano l’attenzione.
Molti di noi, di origine straniera, sarebbero italiani se la legge per l’acquisizione della cittadinanza italiana li riconoscesse, e non lo sarebbero per concessione, Signor Presidente, ma per diritto, perché cresciuti in Italia sin da bambini. Perché noi siamo qui da sempre Presidente, e non può essere la sola regola del sangue come vuole la legge che qualcuno nel 1992 scelse per noi (legge n. 91/92) a definirci.
Ci chiediamo continuamente: chi meglio del suolo, del vissuto, può essere criterio per fare di un uomo o di una donna un cittadino? Eppure certe domande non trovano ancora risposta.
Siamo cresciuti qui, molti di noi anche nati in Italia, eppure veniamo percepiti come stranieri e incontriamo molti ostacoli perché ci vengano riconosciuti gli stessi diritti dei nostri coetanei, amici e fratelli di origine italiana, compagni di una vita. Vale anche quando si cerca di dividerci in classi integralmente separate dai nostri coetanei per garantirci il banco degli stranieri per sempre o quando costruiscono su di noi scenari di malesseri sociali riconducibili ad altri Paesi.
Con questo nuovo appello, in occasione della celebrazione della Dichiarazione universale dei diritti umani, auspichiamo una maggiore attenzione alla questione dei figli d’immigrati; oggi ancor più a quelli che si ritrovano senza cittadinanza dopo i 18 anni e non sono nati in Italia ma fin da bambini sono qui cresciuti perché per loro non è previsto nessun percorso specifico se non quello che seguono i loro stessi genitori.
Come Lei sa, la nostra Rete tenta di unire e organizzare figli d’immigrati nati in Italia ma anche cresciuti qui sin da minorenni.
Oggi le chiediamo di poterLa incontrare nuovamente per presentarLe il lavoro realizzato fin qui, a cominciare dai casi più significativi di ostacoli incontrati da figli di immigrati segnalati nel nostro Osservatorio G2.
E’ il nostro modo di chiedere e pretendere quella libertà di essere italiani a tutti gli effetti, nei diritti e nei doveri, anche se abbiamo volti e origini diversi dagli altri.
Con stima e affetto,
Roma, 10 dicembre 2008
Le ragazze e i ragazzi della Rete G2 – Seconde Generazioni