Faccio Mea Culpa sul titolo. Non l'ho messo io sigh.
Ma non stando in redazione mi è difficile controllare. A Il Manifesto non mi dicono mai quando pubblicano i pezzi.
Quindi scusatemi per il titolo, ma sono contenta sia uscito così in fretta (avendo sette articoli chiusoi nel cassetto non ero sicurissima)
Baci IGI
Da Il Manifesto 29 Marzo 2008
metissage
Le campane della libertà per i giovani immigrati
È stato appena pubblicato «Straniero a chi?», un cd con tredici brani di artisti nati in Italia o all'estero, tra hip hop, reggae e blues, ma legati alla lotta per la cittadinanza. L'album, in distribuzione gratuita, è stato finanziato dal ministero della solidarietà sociale e ideato dalla rete G2
Igiaba Scego
Si può essere stranieri nella propria nazione? O peggio cittadini con il permesso di soggiorno? In Italia questa è la realtà di tanti giovanissimi figli di migranti. Il cuore di questi ragazzi parla italiano, la lingua pure, ma la realtà dei loro documenti è drammaticamente diversa. A 18 anni chi non è nato in Italia si ritrova straniero, senza diritti e spesso con l'angoscia di una possibile espulsione verso una «madrepatria» mai conosciuta. Anche chi è nato qui, compiuti i 18 anni, ha solo un anno di tempo per dimostrare la sua italianità. Non sono rari i casi in cui si è perso il diritto di essere cittadini per un cavillo burocratico. La lotta per la cittadinanza diventa così lotta per una esistenza a tutto tondo.
Per i suoi risvolti pratici, ma anche per la grande carica simbolica, la cittadinanza è diventata non a caso il cavallo di battaglia della rete G2 seconde generazioni, una rete politica (apartitica) di figli di migranti cresciuti in Italia. G2 nasce a Roma nel 2005 e grazie al sito
http://www.g2secondegenerazioni.it si è diffusa radicandosi in molte città italiane, raccogliendo intorno a se ragazzi dalle origini più diverse dal Cile al Senegal, da Capoverde alla Somalia, dall'Argentina alla Cina.
Sono state tante le iniziative della rete per promuovere la lotta per la cittadinanza e l'immagine di un'Italia che si sta trasformando sempre più in senso interculturale (anche se la politica del duopolio sembra ancora ignorarlo). La rete ha realizzato un forum che conta migliaia di contatti giornalieri, due video in collaborazione con la regista ecuadoriana Maria Rosa Jijón e un fotoromanzo. L'ultima iniziativa è un cd musicale dal titolo Straniero a chi? Tredici brani di artisti nati in Italia o all'estero, ma che hanno in comune una crescita tra Roma, Milano, Peschiera del Garda, Bari. Il cd è stato finanziato dal ministero della solidarietà sociale e realizzato dalla casa discografica Gridalo Forte. Le tremila copie stampate non sono in vendita, ma saranno distribuite in occasione di manifestazioni legate alla lotta per la cittadinanza della rete G2. Queste tremila copie, che spaziano dall'hip hop al reggae, sono la voce di un mondo plurale che chiede giustizia.
Durante la conferenza stampa, di presentazione del disco, il ministro Paolo Ferrero non a caso ha parlato di «nodo strategico» riguardo la questione dei figli di migranti (e dei loro padri). «Che Italia vogliamo?» Si è chiesto Ferrero, «una dei diritti o una basata sull'apartheid?». Il nodo è quindi nella costruzione di una sana convivenza. Il ministro Ferrero infatti ha ribadito che questi ragazzi «non solo vivono qui, ma rappresentano uno dei modi in cui si è italiani ora».
Questo risulta molto chiaro ascoltando il disco. Gli artisti coinvolti hanno genesi e percorsi diversi, ma tutti ugualmente si sentono in ostaggio come canta Nasty Brooker alias Carlo Magoni. Imballatore al Policlinico Umberto I, Magoni (sangue distribuito tra Haiti, Capoverde e Italia) parla anche del disagio di essere disperso in una società che ti «tratta come un cane». Le critiche sono feroci anche in Prospettive di Mike Samaniego, madre cinese e padre filippino, esistenza tra Peschiera del Garda e Roma. Samaniego, laureato in economia della cooperazione, rappando dice «sono nato in questo stato e come i vostri figli anche io ho studiato. Conosco la cultura e questa lingua e ho ragione se chiedo dei diritti e nessuna distinzione».
C'è anche molta autoironia nei brani. Si scherza su quello che uno sembra e quello che realmente si è. Zuhdi Fahle, alias Zanko el arabe blanco, genitori siriani, cittadinanza meneghina nel suo brano Umano normale ripercorre le situazioni paradossali che gli è toccato vivere. Figlio di migranti, apparenza italiana, nato nel quartiere della stazione centrale (quello dell'immigrazione), si è spesso sentito dire «tu sembri normale» ma da giovane avveduto aggiunge «come se la normalità fosse una conquista eccezionale. Non dipende mai da te, ma dalla classe sociale».
Il diverso è il criminale, quello dalla pelle scura, quello che pretende i diritti o un salario più alto. Sei pericoloso già se ti apri un'impresa, sei simpatico solo se stai nei ranghi, dice Zanko, se accetti a testa bassa, se ti fai omologare dal sistema. Ma Zanko, come i tanti G2, non ci sta se il prezzo da pagare è «sconfinare nel superficiale», Zanko preferisce trasferirsi in un «paranormale» dove nessuno lo vuole assimilare. L'hip hop domina la compilation (ricordiamo anche la presenza dell'italo egiziano Amir e Diamante il romano di Bahia), ma non è l'unico ritmo delle seconde generazioni. Si subisce il fascino del reggae con i Linea di Massa e ci si immerge nel punk con Tenda e i Taxi.
Non manca un omaggio alla musica leggera italiana, con la cover di Con il nastro rosa di Lucio Battisti cantata da Wahid Eféndi, figlio di un tablista egiziano immigrato nel Nordest. Si mischia molto in questo disco, vissuti, rabbia, emozioni e lingue. Si canta in arabo, portoghese, dialetto urbano. Cantando la cittadinanza si sogna un'Italia meno cieca.