Il Governo vara la riforma della cittadinanza: la domanda si potrà presentare dopo cinque anni di "permanenza regolare ed ininterrotta" in Italia. Ius soli per i bimbi nati in Italia
Il disegno di legge presentato dal Ministro dell´Interno Amato
Il Consiglio dei ministri ha approvato nella riunione del 4 agosto 2006 il Disegno di legge presentato dal Ministro dell'Interno Giuliano Amato che porta dagli attuali dieci a cinque anni i tempi di residenza nel nostro paese per poter presentare la richiesta di cittadinanza italiana.
Il provvedimento varato dal governo, che passa ora al vaglio del Parlamento, contiene una serie di paletti necessari - come ha sottolineato il responsabile del Viminale - " per verificare la serietà delle intenzioni di chi presenta le istanze" e per escludere "afflussi indiscriminati o matrimoni di comodo".
Potrà acquisire il diritto alla cittadinanza italiana "chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui uno almeno sia residente legalmente in Italia senza interruzioni da cinque anni al momento della nascita e in possesso del requisito residuale previsto per il soggiorno: in tutti i casi, meno per i bambini, ci deve essere la verifica della reale integrazione linguistica e sociale dello straniero nel territorio dello stato e questo requisito lo abbiamo esteso anche a chi sposa un italiano".
La nuova disciplina, che andrà a modificare la legge n. 91 del 1992, richiede infatti il requisito della reale integrazione dello straniero sul territorio, il quale dovrà dimostrare di avere conoscenza della nostra lingua. L'importanza della cittadinanza e dei diritti e doveri ad essa correlati sarà sottolineata dalla previsione di una cerimonia di conferimento del nuovo status nel quale sarà particolarmente significativo il momento del "giuramento".
E' prevedibile che il numero di richieste di cittadinanza subisca un incremento; le domande non saranno più di 18 mila ogni anno secondo il Ministro Amato, il quale ha precisato che "chi ottiene la cittadinanza grazie allo ius soli, il fatto cioè di essere nato in Italia, potrà rinunciarvi, se vuole, una volta compiuti i 18 anni perché la cittadinanza è un diritto, non è un obbligo".
04/08/2006
Dal sito:
http://www.interno.it/news/articolo.php ... colo=22778