Queste le 4 storie di figli di immigrati che hanno partecipato al Ws G2 o all'incontro in Quirinale della rete G2 con il presidente Giorgio Napolitano
Ian
"Quando mi hanno preso le impronte digitali per il permesso mi sono indignato: a un figlio di italiani, a un mio compagno di scuola, non l'avrebbero mai chiesto, così, senza essere colpevole di niente. Non me l'aspettavo, ma alla fine non ho protestato anche perché i miei genitori mi hanno chiesto di fare tutto quello che mi dicevano alla questura: loro sono abituati così perché non vogliono rischiare di perdere il rinnovo del soggiorno". Ian, 17 anni, nato a Roma, è un adolescente alto alto, serio e non noioso, dalle lunghe dita "sì, me lo dicono tutti che ho le mani da pianista" sorride con l'aria di chi la sa lunga. Ha la passione per le materie umanistiche ma frequenta il liceo scientifico Newton di Roma. "La scelta è stata di mia mamma", dice. La curiosità e un certo senso della giustizia l'hanno avvicinato alla rete G2 e così ha guidato la delegazione delle seconde generazioni che il 20 novembre ha incontrato il presidente Napolitano e che ha fatto breccia nel cuore della massima autorità dello Stato. I pensieri di Ian vanno spesso al futuro: ai 18 anni che gli permetteranno l'autonomia sulla carta dai genitori e forse anche la cittadinanza italiana. Scherzando la chiama "la data della mia liberazione". (25 novembre 2007)
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Xiaoxiao
Xiaoxiao, 21 anni, origini cinesi, ha fatto tutte le superiori in un Istituto per il Turismo e ora frequenta il primo anno dell'Università Ca' Foscari di Venezia. "Sono una pendolare per studio, del corso di Lingue e istituzioni economiche e giuridiche dell'Asia", dice. E' scesa dal Nord Est, dopo essere entrata in contatto prima con la rete AssoCina e poi con G2, "per sentirmi meno sola e isolata e più vicina agli altri figli di immigrati". Per lei nella provincia di Treviso si vive bene, "mi piace perché è una città d'arte". Confessa che con i genitori "non c'è molta comunicazione". "Mia madre è casalinga e mio papà muratore e non hanno molte occasioni di parlare l'italiano -- dice . Hanno fiducia in me, ma sanno poco del mio interesse per realtà come la rete G2. Non capirebbero fino in fondo". Pochi gli episodi diretti di razzismo da raccontare , "si tratta più che altro dei soliti ragazzi che girano e ti trattano male senza ragione". Ma poi Xiaoxiao ci pensa su e conclude sinceramente: "più che altro a Treviso hanno un po' un caratteraccio e vanno tutti di fretta. Si innervosiscono se, ad esempio, non parli bene l'italiano e li rallenti. Se non corri anche tu, si irritano un po'". (25 novembre 2007)
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Brahim
Quest'anno l'obiettivo più importante di Brahim è la maturità. "E' vero che in prima superiore e poi in terza mi avevano bocciato, la seconda volta perché lavoravo contemporaneamente in pizzeria, ma ce la posso fare. Che vuoi che sia, basta studiare, no?" e sorride apertamente. Certo l'entusiamo non manca a questo ragazzone di 20 anni dall'accento bolognese ("E' lì che sono cresciuto prima di trasferirmi a Imola") e dalle spalle larghe, "molto utili quando ero più piccolo e dovevo strapazzare il mio grande amico Youness o difendermi a scuola". Brahim la cittadinanza italiana ce l'ha già, ma questo non lo risparmia da "apprezzamenti" pesanti: "La cittadinanza l'hanno presa i miei quand'ero piccolo. Eppure capita che mi chiamino ancora marocchino di mer...". Alcune cose fa fatica a digerirle: "L'altro giorno, ad esempio, dei poliziotti mi hanno fermato per un controllo e non riuscivano a crederci che ero italiano visto il mio nome e che non sono nato in Italia. Insistevano perché tirassi fuori il permesso di soggiorno". Per lui la missione di G2 è anche cambiare la mentalità dell'Italia, "abituarla alla nostra esistenza" e per questo c'è bisogno di iniziative che coinvolgano più persone "a cominciare dalle feste, ma anche andare a parlare nelle scuole". (25 novembre 2007)
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Issi
La prima cosa che si nota di Issi, mediatore culturale ad Arezzo dove vive da 11 anni, è l'acuta ironia, che usa continuamente per raccontare aneddoti della sua breve vita, tant'è che sembra più grande dei suoi 24 anni. Una delle sue storie preferite è quella di quando suo zio si fece due mesi di carcere perché permetteva al nipotino di 6 anni di guardarsi in tv il cartone animato giapponese "L'uomo tigre" quando vivevano a Valona e il regime albanese era agli sgoccioli. In sè la storia non è certo delle più allegre, ma con il suo sorriso non puoi non coglierne la comica assurdità. Issi, torna serio quando si parla di G2, alla quale si è avvicinato: "per l'importanza che la rete ha dato alla partecipazione diretta nel dialogo con le istituzioni. Anche perché, a forza di continuare a delegare ad altri le nostre vite, rischiamo di restare per altri anni con il sedere per terra". A colpirlo di G2 è che, "mentre si parla di quanto i giovani siano lontani dalla politica proprio un gruppo di ragazzi abbia deciso che invece la politica deve essere uno strumento da usare". "E questo per l'ansia che le seconde generazioni hanno di essere pienamente riconosciute come figli dell'Italia e non solo come figli di immigrati", conclude. (25 novembre 2007)
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