Forum della Rete G2 – Seconde Generazioni

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 Oggetto del messaggio: Lettera ragazzi bengalesi di Roma
MessaggioInviato: 16 mar 2007, 13:08 
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Iscritto il: 14 lug 2006, 20:30
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ROMA - Questa lettera è stata scritta da quattro ragazzi del Bangladesh che vivono a Roma. La lettera segue la morte di un'amica, sedici anni, anche lei originaria del Bangladesh.

"E. come ha potuto Dio portarti via da noi? Eppure sei la ragazza più buona, dolce e tenera che esista al mondo. Nel tuo cuore pieno di affetto e amore nel tuo viso pieno di sorrisi e di gioia Dio perchè ha scelto una persona così innocente come te? Oppure sei stata tu a chiedere a Dio di portarti via! Se sei stata tu allora perchè l'hai fatto? Non ti bastava l'amore dei tuoi genitori? Non ti bastava il voler bene dei tuoi amici e dei tuoi cari? Non riusciamo ancora a credere che tu non ci sia più tra noi, l'unica cosa che pensiamo tutti è: se è stato giusto morire a sedici anni! Quanto potrai aver realizzato i tuoi sogni a 16 anni? Quanto potrai aver divertito in così poco tempo? Questa è l'età in cui le persone cominciano ad aprire gli occhi e a vedere la vera bellezza di vivere, si scopre cose nuove e nascono nuovi sentimenti e sono sentimenti che ti fanno venir voglia di vivere, ti fanno sognare ad occhi aperti e ti danno forza e coraggio per crescere sempre di più ma... sono anche sentimenti che hai sempre voglia di raccontare a qualcuno e quando non ci riesci ti scoppia dentro e ti senti male e questi sono sentimenti che hai voglia e soprattutto bisogno di condividerli con qualcuno ma qualcuno molto speciale (genitori, parenti, oppure amici).

E.,. (noi i tuoi amici) abbiamo avuto la grande fortuna di conoscerti, sei sempre stata brava, dolce, simpatica e sincera con noi. Ci hai reso sempre partecipe della tua vita, ci hai condiviso tutti i i tuoi momenti felici e noi siamo stati sempre vicini nei tuoi momenti tristi. Chissà se hai mai avuto occasioni in cui avevi voglia di condividere i tuoi sentimenti con qualcuno, avevi voglia di parlare della tua vita personale, avevi bisogno dei suoi consigli e tutto questo non riuscivi a farlo perchè la cultura di cui siamo origine e in cui siamo cresciuti, non ti permettevano di farle.

E. sappi che se qualche tuo piacere bisogno oppure sogno non è stato realizzato o se sei mai rimasta delusa della mentalità della nostra cultura noi ( i tuoi amici), ti promettiamo di impegnarci fino in fondo per migliorare la nostra cultura in modo che nessuna altra persona potrà rinunciare i suoi sogni i suoi divertimenti o i suoi diritti da essere umano per colpa di mentalità della nostra cultura.

In ricordo della morte della nostra amica E., ci rivolgiamo ai nostri genitori e a tutti i genitori della nostra cultura che vivono in questa società in cui siamo stranieri:
Mamma, papà, vi ringraziamo tanto di averci fatto nascere e averci fatto vedere la luce del mondo. Siete voi le persone più care a noi: sia nel bene che nel male. In questa società dove noi siamo stranieri sappiamo che per voi è molto difficile lavorare e mantenere una famiglia e quindi per il lavoro voi non riuscite a stare molto vicini e ad assistere la vostra famiglia. Sappiamo anche che il vostro sacrificio è tutto per un nostro futuro migliore ma... volevo farvi notare che noi stiamo crescendo sempre di più e voi state perdendo il momento più bello della nostra vita , questo è il momento in cui abbiamo bisogno di una guida che ci impara a sedere, camminare, leggere, scrivere, a voler bene, a rispettare gli altri e ad amare.

Dovete sapere che anche per noi è difficile crescere in questa società, non riusciamo né a comprendere bene la nostra cultura né ad integrarsi in questa società dove viviamo come stranieri. Avvolte se andiamo nelle cattive strade vogliamo che voi ci comprendiate, vogliate sapere qual è il nostro problema e perchè l'abbiamo fatto, vogliamo che proprio in questi momenti voi siate vicini a noi e ci aiutiate a risolvere i nostri problemi. La maggior parte delle volte voi invece di fare tutto ciò ci sgridate, ci mettete in punizione, non provate neanche a comprendere i nostri problemi e in questi casi noi ci sentiamo molto soli e delusi di voi e perciò arriviamo in un punto in cui per colpa della nostra età non riusciamo a controllarci e arriviamo a fare certe cose che sono veramente sbagliate. Noi siamo giovani e quindi siamo inesperti e perciò sbagliamo in ogni passo che facciamo. La maggior parte di volte noi vi nascondiamo tante cose della nostra vita e quindi voi anche se avete voglia o volontà di aiutarci non riuscite a farlo. Il nostro silenzio deriva forse dal rispetto verso di voi oppure perchè abbiamo paura o per non deludervi oppure forse perchè siamo cresciuti mantenendo una certa distanza tra voi.

Mamma, papà, siete voi le persone più importanti e più care a noi la nostra educazione dipende tutto da voi. Cercate di venire in contro a noi quando siamo in difficoltà e noi cercheremo di dare il massimo per rendervi felici".


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 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 16 mar 2007, 13:33 
Sergente di ferro
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Iscritto il: 03 lug 2006, 11:07
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Località: Roma
mi dispiace. forse questo non è neanche il luogo adatto per dire questa cosa. ma personalmente sono un pò sospettosa riguardo questa lettera (non certo riguardo i sentimenti degli amici della sfortunata E.).
l'italiano sgrammaticato di questi ragazzi mi sembra un pò incoerente. possibile che usino i congiuntivi perfettamente e poi scrivano di una guida "che ci impara a sedere ecc."?
non vorrei fosse una lettera un pò imboccata da qualche prof. che i media stanno già strumentalizzando e che seconde generazioni più giovani potrebbero fraintendere. spero sia un presentimento totalmente sbagliato.


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MessaggioInviato: 16 mar 2007, 13:39 
Extra terrona
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Iscritto il: 03 lug 2006, 13:44
Messaggi: 3014
Località: roma
una forma di verifica, ma in realtà più di interesse sincero nei confronti di ragazzi che possono aver fatto il nostro stesso percorso o simile, la possiamop attivare attraverso i nostri canali . ho mandato mail a sandokan e sadr. perchè chiedano un po in giro, così da poter parlare direttamente con i ragazzi, per conoscerli-ci.


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MessaggioInviato: 19 mar 2007, 16:48 
Extra terrona
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Iscritto il: 03 lug 2006, 13:44
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Località: roma
Da L'Unità di oggi:

I carabinieri: fu un suicidio. Una lettera degli amici: famiglia e cultura non devono farci rinunciare ai sogni

E giallo sulla morte di E., la 16enne bengalese caduta, il 21 febbraio scorso, dalla finestra della sua abitazione, al quinto piano di un palazzo nei pressi di via Principe Eugenio, all’Esquilino. I carabinieri, che stanno in questi giorni concludendo le indagini, parlano di suicidio mentre per la comunità bengalese si tratterebbe di un terribile incidente. «Si è sporta troppo mentre cercava di sistemare l’antenna del suo televisore», dicono. Ma non tutti sembrano d’accordo. Gli amici della ragazza, adolescenti bengalesi, come lei, da subito mostravano scetticismo per la ricostruzione della loro comunità. Parlavano di contrasti che la ragazza, molto carina e, probabilmente (come è tipico alla sua età) innamorata, avrebbe avuto con i suoi genitori. «Nessun fidanzato - sostengono invece dalla comunità - l’ultimo un paio di anni fa, un connazionale, e nessun problema con la famiglia». Ma gli inquirenti parlano proprio di un contesto familiare “particolare”, di una situazione problematica che la ragazza avrebbe vissuto negli ultimi mesi. I suoi amici in una lettera, comparsa il 14 marzo scorso su Repubblica on line, scrivono: «Dio perché ha scelto una persona come te? oppure sei stata tu a chiedere a dio di portarti via? Se sei stata tu perché lo hai fatto? (...) magari avevi voglia di parlare della tua vita personale, avevi bisogno dei suoi consigli e tutto questo non riuscivi a farlo perché la cultura di cui siamo origine e in cui siamo cresciuti non ti permetteva di farlo».
«Se sei rimasta delusa dalla mentalità dalla nostra cultura - si legge ancora nella lettera - noi ti promettiamo di impegnarci fino in fondo per migliorarla in modo che nessun altra persona potrà rinunciare ai suoi sogni, ai suoi divertimenti o ai suoi diritti di essere umano per colpa della mentalità della nostra cultura». E poi si rivolgono direttamente ai loro genitori, esprimendo la loro difficoltà di crescere a cavallo tra due culture, di integrarsi in una società che li percepisce, sebbene nati in Italia, come stranieri. Anche se la comunità bengalese romana, più di altre, si è mostrata aperta e si è integrata nel tessuto della città. Che sia stato un gesto dettato da costrizioni culturali (come sembrano sostenere gli amici della giovane) o dal disagio che coglie tutti gli adolescenti, ancora non è dato di saperlo. È certo, però, che da diverso tempo la ragazza non frequentava più la scuola dove era iscritta, il liceo Newton, per motivi di salute. Aveva infatti presentato dei certificati che la esoneravano dalla frequenza.


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 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: 19 mar 2007, 16:51 
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discussione correlata sempre del Forum G2:

http://www.secondegenerazioni.it/forum/ ... .php?t=292


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