figli dell’italia e figli dell’immigrazione: la rete g2 sveglia il paeseFonte: Fondazione Migrantes
di Paula Baudet Vivanco*
“Siamo figli di questa società, qui siamo cresciuti nel bene e nel male cambiando spesso anche inconsapevolmente la fisionomia delle città italiane, le nostre città. E se il Paese fa fatica a riconoscerci come una parte sempre più significativa del proprio presente e futuro, facendo finta che siamo appena arrivati o non permettendoci pari diritti, ci penserà la nostra generazione ad aprire gli occhi a tutti”. A dirlo sono i ragazzi e le ragazze della Rete G2 - Seconde Generazioni, organizzazione nazionale di figli dell’immigrazione la cui sigla si riferisce a “figli di immigrati o discendenti dell’immigrazione” e non a “immigrati”. “Perché - spiega la G2 Maya Llaguno Ciani, una delle fondatrici della Rete - i nati in Italia non hanno compiuto alcuna migrazione, e chi è nato all’estero ma cresciuto in Italia non è emigrato volontariamente, ma è stato portato qui da genitori o altri parenti”.
La rete di seconde generazioni è stata fondata nel settembre del 2005 direttamente da giovani stufi di un contesto che li respingeva, chi per ostacoli dovuti alle difficoltà di accesso alla cittadinanza italiana e al calvario del permesso di soggiorno chi per un colore della pelle non “tipico italiano”. Una realtà iniziata come incontro spontaneo di un gruppo di loro presso un self-service della stazione Termini di Roma e proseguita con velocità in altre città (da Milano a Bologna, da Arezzo a Bergamo) sulla spinta di una pressante voglia di analizzare la situazione, elaborare proposte di miglioramento e farsi sentire il più possibile. “Concentrandoci più sui punti che abbiamo in comune - racconta Mohamed Tailmoun, uno dei portavoce di G2 - a cominciare dal semplice fatto di essere tutti cresciuti nelle scuole italiane, nati e non nati in Italia, e di aver condiviso passaggi fondamentali della vita: fatti di occasioni felici ma anche di ostacoli normativi e miopia culturale”.
Dalla loro hanno la forza dei numeri in costante aumento: 650mila gli alunni con passaporto straniero per l’anno scolastico 2008/2009 che secondo le stime diventeranno 710-720mila nell’anno 2009/2010, 65mila i nati nel 2007 da genitori stranieri (fonte Istat). Certo la maggior parte di loro è oggi concentrata nella scuola materna e primaria e quindi una popolazione molto giovane e non ancora consapevole del contesto che la circonda “ma che crescerà in fretta e per questo vorremmo che il Paese si rendesse conto che sono necessari passi importanti e in tempi ragionevoli” dice Tailmoun. In quella che potrebbe sembrare una controtendenza rispetto ai loro coetanei figli di italiani i G2, invece di allontanarsi e ripudiare la politica, hanno deciso di usarla “come strumento principe perché è l’unico modo per poter arrivare a dei cambiamenti reali, prosegue Tailmoun. Primo fra tutti la riforma della legge sulla cittadinanza (l. n. 91 del 1992) che vogliamo meno anacronistica e più aperta verso i figli di immigrati cresciuti in Italia, nati qui o nei Paesi di origine”.
Di fatto per G2 “non sono le seconde generazioni in Italia ad essere un problema, una bomba pronta ad esplodere come alcuni hanno già provato a sostenere accostando troppo facilmente la realtà italiana in fieri a quella francese delle banlieues che ha una sua storia e dinamiche specifiche - spiega Tailmoun -. Secondo noi è piuttosto il sistema italiano a creare problemi ai figli degli immigrati rendendo molto difficile l’accesso alla cittadinanza italiana persino a chi è nato qui e non prevedendo nessun percorso ad hoc per tutti gli altri, che vengono trattati come stranieri appena sbarcati nel Paese” (a riguardo leggi la scheda sintetica elaborata dalla Rete G2 e pubblicata alla fine dell’articolo). “Oggi un ragazzo o ragazza maggiorenne cresciuto in Italia se non ha il passaporto italiano non gode della stessa libertà di viaggiare dei suoi coetanei figli di italiani - continua Talmoun -. Inoltre non ha accesso al servizio civile volontario nazionale, non può votare, ha difficoltà di accesso agli Ordini professionali e ai concorsi pubblici e rischia l’espulsione se non riesce a rinnovare il permesso di soggiorno, un mancato rinnovo che è già capitato ad alcuni figli di immigrati nati in Italia che si sono rivolti a noi”.
Nella sua presentazione ufficiale sul web la Rete G2 si autodefinisce “un’organizzazione nazionale apartitica fondata da figli di immigrati e rifugiati nati e/o cresciuti in Italia. Un network di ‘cittadini del mondo’, originari di Asia, Africa, Europa e America Latina”. Complessivamente la Rete nazionale oggi riunisce ragazzi/e dai 18 ai 36 anni, originari di diversi Paesi: Filippine, Etiopia, Eritrea, Perù, Cina, Cile, Marocco, Libia, Argentina, Bangladesh, Iran, Srilanka, Senegal, Albania, Nigeria, Egitto, Brasile, India, Somalia, Ecuador e altri. Lavorano insieme su due punti fondamentali: “i diritti negati alle seconde generazioni senza cittadinanza italiana e l’identità come incontro di più culture”. I membri di G2 partecipano ai Workshop nazionali organizzati ogni anno dalla Rete, i primi due svolti a Roma e l’ultimo a Milano (novembre 2008) per “non dimenticare la morte del figlio di immigrati Abdoul Guiebre, Abba, ucciso il 14 settembre proprio nel capoluogo lombardo” come si legge in un loro comunicato. Inoltre si incontrano virtualmente sul Blog G2 (
www.secondegenerazioni.it) e discutono sul Forum G2 (
www.secondegenerazioni.it/forum) dove sono registrati quasi 600 utenti.
Tra le loro parole d’ordine più sentite e semplici “non sono meglio di nessuno né peggio di nessuno” come scandiva con semplicità uno dei protagonisti del video “G2: Forte e chiaro”, uno dei cortometraggi più apprezzati dai giovani spettatori delle scuole superiori di diverse città dove G2 è intervenuta. Ed è proprio sugli strumenti di comunicazione più efficaci e su messaggi chiari che si è concentrata gran parte dell’attività della Rete, convinta che “raggiungere un pubblico vasto in forme agili, semplici e dirette fosse parte della sua missione, per dare una svegliata alla società italiana” spiegano i creativi dell’organizzazione. Del 2006 sono i primi due video G2: uno ha vinto il Premio nazionale Mostafà Souhir mentre il ministero della Solidarietà sociale aveva commissionato alla Rete G2 uno spot audiovisivo basato su “G2: Forte e Chiaro”, realizzato in collaborazione con l’artista Maria Rosa Jijòn. Sempre puntando su idee creative, in questo caso capaci di ravvivare l’interesse dei lettori più giovani, “G2 ha interamente ideato e stampato un Fotoromanzo a colori - racconta Maya Llaguno Ciani, autrice della sceneggiatura -. Come protagonisti sono stati scelti alcuni G2 di diverse origini”. Le ultime iniziative creative dell’organizzazione: la trasmissione radiofonica “OndeG2”, in onda dal 15 febbraio 2008 su Radio Popolare Milano (a livello nazionale su Popolare Network) e la raccolta musicale “Straniero a chi? Tracce e parole dei figli dell’immigrazione”.
A parte il lavoro sulla comunicazione l’attivismo della Rete G2 si è fin dall’inizio rivolto alle istituzioni locali e nazionali anche perché: “per noi è fondamentale dialogare direttamente con chi governa e amministra il Paese senza ricorrere a intermediari per evitare filtri che potrebbero neutralizzare quello che abbiamo da dire” dice Tailmoun. Un metodo che ha riscosso interesse tra le massime cariche dello Stato. Infatti nel novembre del 2007 alcuni rappresentanti della Rete G2 hanno consegnato nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una copia del loro Fotoromanzo e una lettera. Il presidente ha accolto con favore le parole e l’appello della Rete G2 riguardante la legge sulla cittadinanza italiana, un appello che è stato nuovamente rivolto al Presidente alla fine del 2008 in occasione in occasione della Giornata di celebrazione della Dichiarazione universale dei Diritti umani. Inoltre nel gennaio 2009 la Rete G2 è stata ricevuta a Montecitorio dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini, per presentare i casi più significativi dell’Osservatorio nazionale G2 e promuovere ancora una legge più aperta verso i figli dell’immigrazione. All’Osservatorio on line (secondegenerazioni.it/forum) vengono segnalati problemi e ostacoli che le seconde generazioni si trovano ad affrontare in giro per l’Italia, raccontati direttamente da chi vive le difficoltà. L’iniziativa, tuttora in corso, era stata inaugurata nel 2006 dal caso della G2 Alessandra Samira Mangoud, secondo la Rete G2 “discriminata dal Comune di Roma: era stata l’unica tra i suoi colleghi a non venire riassunta dall’amministrazione capitolina perché pur essendo nata a Roma non aveva avuto accesso alla cittadinanza italiana”. Un caso che per la Rete G2 resta un esempio emblematico e rappresenta una ferita aperta perché Alessandra Samira è morta nel febbraio 2009, a soli 29 anni, “da straniera nella sua città”. Nel Blog G2 sono raccolti i messaggi che alcuni le hanno dedicato a cominciare da quello firmato da tutta l’organizzazione e che la ricorda come “una cara amica, una donna in gamba e forte come poche persone al mondo. Che ha lottato sempre per dire cosa non andava in questo Paese che non sa guardare alle seconde generazioni come a propri figli. Una ragazza che è morta da straniera, perché la cittadinanza italiana non le era mai stata riconosciuta, anche se nata e cresciuta a Roma” (
www.secondegenerazioni.it/2009/02/20/sa ... una-di-noi).
Visto l’attivismo sul fronte istituzionale la Rete G2 ha anche partecipato, tra il 2006 e il 2007, su invito del ministro dell’Interno e del ministro della Solidarietà sociale agli incontri convocati sulla riforma del Testo unico sull’immigrazione ed è stata ricevuta in commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati per esprimere un proprio parere sulla riforma della legge sulla cittadinanza (legge n. 91 del 1992). Per lo stesso motivo nel 2007 era entrata a far parte della Consulta nazionale del ministero della Solidarietà sociale “per i problemi degli stranieri immigrati e delle loro famiglie” e della Consulta dell’ “Osservatorio per l’integrazione degli alunni stranieri e l’educazione interculturale” presso il ministero della Pubblica istruzione.
Di G2 si sono interessati anche gli accademici e ricercatori italiani. Come Enzo Colombo, sociologo, docente dell’università degli Studi di Milano e autore della ricerca “Adolescenti figli di migranti in Italia: valori, identificazioni, consumi, progetti futuri. Ipotesi teoriche a confronto sul percorso di integrazione/esclusione delle nuove seconde generazioni”. “L’esperienza della Rete G2 è una delle realtà pubbliche più vivaci e note - dice Colombo -. Anche esperti, colleghi di altri Paesi, frequentano il loro sito di riferimento e sono stati costretti ad affinare il loro italiano visto che è la principale lingua usata per scrivere dai membri di G2. Si tratta di una delle prime voci pubbliche che hanno posto il problema della cittadinanza come centrale”. Un problema che secondo l’esperto “sarà necessario affrontare nell’immediato futuro. La loro missione non è assolutamente elitaria anche se oggi non sembra riguardare direttamente un numero elevato di persone ed è una questione centrale rispetto alla trasformazione del Paese dei prossimi mesi e anni e quindi di fette di società sempre più grandi. Si tratta di un tema che oggi riguarda chi cresce in Italia, sia nato che non nato qui, visto che siamo ancora in un periodo in cui i ricongiungimenti familiari, e quindi la presenza di figli di immigrati che giungono in Italia nell’infanzia e adolescenza, è rilevante. Ma in futuro la questione riguarderà sempre di più soprattutto i nati in Italia”.
“G2 ha fatto bene a concentrare l’interesse sul problema del diritto alla cittadinanza, sull’essere riconosciuti e sentirsi a casa propria - continua Colombo -. Tema che accomuna le nuove generazioni, che guarda ai tratti che uniscono più che a quelli che separano. Per certi versi rappresenta una sorta di superamento dell’idea del multiculturalismo forte all’inglese, che è permeato sì dal rispetto per le diversità ma anche dall’indifferenza reciproca tra le comunità. Il principio che invece guida una realtà come la rete G2 è che siamo tutti mescolati, siamo tutti costituiti da più elementi, caratterizzati più da una poligamia di luogo che da una monogamia, e allo stesso tempo con significative similitudini”. Inoltre “l’idea delle identità e appartenenze plurali, il tema del meticciato, al giorno d’oggi hanno molta presa sui loro coetanei, indipendentemente se di origine straniera: è una questione generazionale - conclude il ricercatore -. Per questo è intelligente che abbiano concentrato le loro attività anche nelle scuole superiori italiane rivolgendosi a tutti i ragazzi, con passaporto straniero o italiano”.
L’ultima valutazione del sociologo Colombo si riferisce al “Manifesto G2 per il 2009”, documento che “sta guidando ogni nostra attività di questo anno - dice Tailmoun -. Lo abbiamo discusso e votato in assemblea all’ultimo Workshop annuale, organizzato alla fine del 2008 a Milano decidendo di riservare le nostre principali energie alla presentazione dei nostri strumenti di comunicazione e dei nostri contenuti nelle scuole italiane. In particolare nel Lazio, Toscana, Lombardia e Veneto, dove enti locali, istituti scolastici, singoli insegnanti, centri interculturali e associazioni ci hanno contattato direttamente”. Nel Manifesto G2 si parla anche delle classi separate, le cosiddette “classi di inserimento” per gli alunni con passaporto straniero: “Obiettivo importante della Rete G2, è la critica di ogni tentativo di separare totalmente le seconde generazioni dagli altri bambini e adolescenti che crescono in Italia con strumenti normativi, come nel caso della mozione della Lega Nord del 2008”. “Vogliono ghettizzarci e dividerci dai nostri coetanei per farci vivere esistenze a parte, senza contare che noi nelle scuole pubbliche italiane siamo cresciuti e cresciamo sentendole le nostre scuole - dice Lucia Ghebreghiorges, altra portavoce della Rete G2 -. Sarebbe come metterci in punizione per colpe mai commesse con il solo scopo di abituarci a stare in un angolino. Dicendo persino che si tratta di un aiuto: che lo farebbero per noi. Vogliamo essere considerati degli eguali rispetto agli altri alunni, compagni di banco, amici e colleghi di lavoro che ci accompagnano lungo la vita. Per questo ci preoccupa che si voglia far diventare la scuola il luogo da cui cominciare a promuovere la nostra estraneità al Paese”.
Scheda della legge sulla cittadinanza in Italia elaborata dalla Rete G2
(Legge n. 91 del 1992)
* I nati in Italia da genitore non italiano regolarmente residente possono diventare italiani se, oltre a essere stati registrati all’anagrafe, hanno anche risieduto in Italia legalmente e fino alla maggiore età. In questo caso devono presentare al Comune di residenza una dichiarazione di voler acquistare la cittadinanza italiana e devono farlo prima di aver compiuto 19 anni. Se non si rispettano questi termini, si dovrà fare la domanda per residenza ed aver risieduto per almeno 3 anni.
* Per i figli di immigrati non nati in Italia non è attualmente previsto un percorso ad hoc: possono solo seguire i canali di accesso alla cittadinanza usati dai loro genitori: quindi per residenza (10 anni più dimostrazione di reddito, si tratta di una concessione discrezionale per questo è già stata rifiutata ad alcuni figli di immigrati che l’hanno richiesta) o per matrimonio con cittadino/a italiano/a.
* La legge prevede inoltre che i figli di immigrati possano ricevere la cittadinanza italiana se i loro genitori riescono ad ottenerla. Ma questo può avvenire solo se il figlio è ancora minorenne quando il genitore diventa italiano e se i due familiari vivono insieme in Italia. Pochi genitori stranieri conoscono questo percorso e spesso, visti i tempi lunghi e non certi della procedura di naturalizzazione, diventano cittadini quando i figli sono ormai maggiorenni.
Tutti e tre i punti sopra esposti valgono per le seconde generazioni che hanno entrambi i genitori stranieri.
* Paula Baudet Vivanco, giornalista iscritta all’Ordine del Lazio, è redattrice del settimanale “Metropoli - Il giornale dell’Italia multietnica” e collaboratrice di “D - La Repubblica delle donne”, entrambi supplementi del quotidiano “La Repubblica”, gruppo editoriale l’Espresso. Inoltre scrive per la rivista “Internazionale” (Editore Internazionale srl) e lavora nella redazione del portale informativo sulla Cooperazione internazionale del Ministero Affari Esteri, gestito dalle agenzie “Misna” e “Migra News”. È membro del Comitato tecnico scientifico del progetto europeo “Mediam ‘rad” che ha l’obiettivo di creare una rete dei Media multiculturali a livello europeo e di favorire l’accesso dei giornalisti di cittadinanza od origine straniera ai Media a larga diffusione. Nel 2006 ha vinto, per la categoria Giornalismo/Media, il Premio Multietnicità, patrocinato da Comune e Provincia di Roma.