Forse il titolo non era il massimo, ma penso sia voluto. Affiancare la parola "somari" a "stranieri" avrà attirato alcuni malcapitati che si aspettavano l'ennesimo articolo sugli insuccessi degli "stranieri" a scuola. E invece mi è sembrato che il messaggio dell'articolo fosse molto positivo. I ragazzi di seconda generazione ci tengono alla scuola...ma come la mettiamo con i dati sugli insuccessi scolastici?
Penso, parere mio personalissimo, che i genitori non dovrebbero confrontare il sistema scolastico italiano con quello che hanno frequentato loro, qualche decennio fa in un altro paese (vedi articolo de La Stampa). Se i ragazzi vanno male (soprattutto nelle scuole superiori), dovrebbero chiedere con più forza ed un pizzico di umiltà una mano alla scuola e alle famiglie dei compagni di classe. Sono passati i tempi in cui si stava a scuola 12 ore e la punizione per un errore alla lavagna era, alla meno peggio, una bacchettata sulle dita.
Non è semplice e forse nemmeno giusto "dover chiedere una mano", in altri Paesi europei non funziona così, i servizi sono efficienti, ci sono borse di studio che premiano il merito e l'impegno.
Ahimé noi viviamo nella realtà italiana dove spesso per riuscire non basta essere solo bravi, ma bisogna essere soprattutto "sgamati" (dialettale milanese?).
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