Nelle banlieu parigine si parla di terza o addirittura quarta generazione; inoltre la Francia ha una legislazione in materia di cittadinanza diversa e meno escludente di quella italiana (ad esempio, a fronte di una popolazione immigrata regolare di poco superiore a quella italiana, nel 2005 in Francia sono state concesse 154.827 cittadinanze, mentre in Italia si sono attestate a 19.266); la storia coloniale è del tutto diversa da quella italiana ed ha determinato la composizione etnica della popolazione (araba prevalente su tutte le altre provenienze).
Non si può confrontare sic et simpliciter due contesti diversi. Un sociologo dovrebbe saperlo.
Inoltre noi non accettiamo l'uso del termine "immigrati di seconda generazione", perchè le seconde generazioni non sono "immigrate": o sono nati in italia (ed a quel punto non c'è migrazione) o sono arrivate da piccole (e non c'è quindi migrazione consapevole, solo un trasporto per scelta d'altri).
Veniamo ora alla tua domanda. Le possibilità sono molteplici, diverse da persona a persona e dipendono dalla storia personale, dalle esperienze quotidiane, dal luogo in cui si vive (in Italia), dal tipo di famiglia, dal tipo di legame con il paese di origine della famiglia, dal tipo di lavoro svolto dai genitori, dal tipo di scuola frequentata, dal tipo di futuro prospettato/prospettabile/imposto, dalla religione, dal sesso e chissà da quante altre cose.
Secondo noi, secondo la Rete G2, un accento particolare va posto sulla situazione giuridica, che influisce pesantemente (e spesso inconsapevolmente, perchè si dà più peso ad altre cose.....ad esempio i media danno più peso alla cultura, alla religione, alla...sicurezza...) sul come ci si sente, perchè la situazione giuridica determina quello che si è, quello che si può o non si può essere, quello che non si può fare perchè è precluso per un certo tipo di status giuridico. Se un bambino nato in Italia o arrivato qui da piccolo, che studia qui dalle elementari all'università, arrivato a 20-25 o 30 si ritrova ogni anno a dover fare la fila in questura per rinnovare il permesso di soggiorno....ecco, una persona così ha ben poche speranze - per quanto possa sforzarsi - di "sentirsi italiano", malgrado sia per essa naturale non sentirsi straniero!
La Cittadinanza - ora lo dice spesso Fini ma noi lo andiamo dicendo da molti anni - è un fondamentale strumento di integrazione ed essere integrati in una società significa condividerne - alla pari - i diritti ed i doveri, il destino, i problemi e la ricerca delle soluzioni.
Le percentuali non hanno alcun senso. Si può vivere serenamente anche essendo e restando al 100% stranieri, ed è il caso della maggior parte dei genitori che non si sono neanche mai posti (parlo del mio caso) il problema del voto; mentre per noi, i figli dell'immigrazione, è intollerabile la disparità di trattamento, la discriminazione all'origine, a livello formale prima ancora del livello sostanziale (quest'ultimo è il caso della Francia).
Sentirsi o non sentirsi.....è un bel dilemma, ma come ho detto sopra non esistono risposte univoche, la risposta è diversa per ogni persona e sono addirittura diverse le risposte che si possono dare e che si danno nelle varie fasi della vita.
_________________ Essere umano in divenire
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