Il 12 novembre,
alcuni G2 (leoni e leonesse
)
hanno presentato la rete G2 (campagna cittadinanza, identità e attività) a 800 studenti delle scuole superiori della capitale. Abbiamo ora un report di quell'iniziativa realizzato da parte di Marco Bombagi, pubblicato su
http://www.lumsanews.it.
L'iniziativa era organizzata nell'aula magna dell'Università La Sapienza da Oriana Manni dell'associaizone Athenaeum N.A.E.
Volevamo solo informare Bombagi che
nessuno dei ragazzi che ha parlato all'incontro è nato in Italia. Sono tutti ragazzi nati nei paesi di origine ma cresciuti in Italia.
La rete G2 promuove la riforma della legge sulla cittadinanza che sia più aperta nei confronti dei nati in Italia ma anche di coloro che sono nati nei Paesi di origine, come appunto Yue, Queenia e Alicia ma che sono figli di immigrati e sono cresciuti in Italia.
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ROMA MULTICULTURALE:
INCONTRO DI IDENTITÀ
Prove di dialogo all’Università “La Sapienza” in nome delle diversità
Roma - “Qualcuno di voi mi giudica diversa?” chiede Queenia, papà nigeriano e mamma brasiliana, avvicinandosi ai tanti studenti delle scuole superiori della Capitale presenti nell’Aula Magna di Piazzale Aldo Moro. Iniziale mutismo, poi si alza Raul, adolescente come tanti, che risponde: “Siamo tutti un po’ diversi.” Risposta inaspettata che segna il passaggio fondamentale dell’incontro: non omologazione ma identità, non appiattimento ma valorizzazione delle peculiarità. Incontro e dialogo. Il “Viaggio a Piazza Vittorio”, organizzato dall’associazione Athenaeum NAE, si è svolto all’insegna dell’informalità e della gioventù. Molti, infatti, erano i ragazzi che hanno ascoltato gli interventi ed interagito con gli ospiti rimasti per scelta in piedi e non seduti dietro il grande tavolo da conferenza posto di fronte alla platea. “Questa non deve essere una lezione “, dichiara subito Giovanni Anversa, giornalista ed autore tv che conduce l’incontro, prima di presentare i ragazzi di G2, un gruppo, formatosi su internet, di figli di immigrati. Ragazzi nati e cresciuti in Italia ma privi della cittadinanza. “ Sono italiani per noi, ma non per l’Italia. Hanno creato perciò un network, organizzandosi su internet per raccontare le proprie storie”, prosegue Anversa prima di cedere il microfono. Accanto a lui ci sono
Queenia, Alicia e Yue, nati in Italia da immigrati o figli di coppie miste. “ G2 viene creata nel 2005. Siamo figli di immigrati o di coppie miste ed utilizziamo forum e blog per dialogare, scambiarci idee” dice Yue, ragazzo d’origine cinese ma italianissimo in tutto. “ Per un ragazzo cresciuto qui non esiste la chiusura. Forse per i nostri genitori, ma per noi è diverso. Voglio essere cittadino italiano e non voglio fare file per ottenere il permesso di soggiorno nel paese in cui sono nato. Risparmiatemi questa umiliazione” conclude. Viene presentato allora Jean Leonard Touadì, assessore di origini congolese alle politiche giovanili, ai rapporti con l’università e alla sicurezza del Comune di Roma. “ nei primi anni ottanta gli immigrati a Roma non erano tanti, ora sono il 10% della popolazione. Il nostro sogno era fare di Roma un luogo d’incontro per dare qualcosa alla città. La speranza è che, ora, i nostri figli non siano più stranieri”. Poi sottolinea l’aspetto importante delle diversità, riallacciandosi involontariamente al pensiero ingenuo di Raul: “ i nostri figli sono portatori della propria cultura d’origine ma integrati perfettamente nel contesto della città. La seconda generazione di immigrati è qui e non può attendere ancora di essere accettata. Diritti e doveri senza leggi speciali”. Identità nell’identità. Sfilano i rappresentanti di classe e tra di loro vi sono alcuni figli di immigrati che tentano di superare la timidezza e presentarsi. È tutto estemporaneo e casuale, nel rispetto del contesto giovanile del meeting. Interviene Agostino Ferrente, il regista del film “L’orchestra di Piazza Vittorio”. “Con la musica”, dice Ferrente, “abbiamo fatto incontrare culture diverse. Non servono i manifesti contro il razzismo, ma c’è necessità di promuovere e finanziare progetti concreti. Abbiamo creato un’azienda che dà lavoro a 20 musicisti e fattura 400.000 euro l’anno, questa è integrazione”. La mattinata del dialogo si conclude con l’intervento di Don Matteo Zuppi, parroco di S.Maria in Trastevere: “ dobbiamo imparare a convivere”. Il viaggio a piazza Vittorio è terminato, i ragazzi tornano a casa.