Forum della Rete G2 – Seconde Generazioni

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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Seconde generazioni a chi?
MessaggioInviato: 02 dic 2010, 00:00 
Clandestino

Iscritto il: 29 nov 2010, 20:31
Messaggi: 2
Ciao! Sono vissuta in borgata, da seconda generazione. Vale a dire che sono stati i miei genitori con passaporto italiano, nati in italia, residenti in Italia, a scegliere di fare il balzo, decidendo - quando non avevamo nè io nè i miei fratelli età per intendere e volere -, decidendo loro adulti di trasferirsi in una borgata romana agli inizi degli anni '70. Con i miei fratelli, oggi, a distanza di tempo ormai, quando pensiamo a quei 14 anni che hanno segnato profondamente il nostro modo di essere "romani" a Roma e "cittadini italiani" in Italia, usiamo il termine "seconde generazioni": così, per intendere che, non essendo una scelta la nostra, non essendo una scelta scelta, una scelta ideologica, di battaglia, esistenziale o altro come lo è stata per i nostri genitori, il vivere in borgata ha rappresnetato per noi qualcosa di molto più prosaico e reale, di scontato e al tempo stesso sofferto, di quanto i nostri papà e mamma possono immaginare.
Mi sono capitate varie cose nella vita:
- di sentirmi una seonda generazione, anche se sui generis
- di studiare le seconde generazioni della migrazione in Italia, anche questo secondo modaltà un po' sui generis
- di vivere nel centr'Italia, in borgata, e poi di trasferirmi nel Profondo Nord (a Bergamo) e da qui spostarmi nell'estremo Sud, in Sicilia, per crescere la mia famiglia
- di passare due anni in Libano, a Tiro, dove ho allevato i miei bambini in un contesto dove mi sono sentita Mamma con la M maiuscola come mai poi mi è successo in Italia e dove spero di tornare, prima o poi.
- di lavorare in Sri Lanka con un visto turistico nel terrore di essere sputata fuori da un momento a l'altro o peggio arrestata assieme ai miei cari...

Ora mi sento confusa mentre mi aggiro in questo forum. Ho sempre goduto di diritti speciali per potermi concedere tutto questo? Cosa significa per me l'Italianità? Sono domande che mi ronzano nella testa mentre leggo gli scambi lasciati in questo spazio online da molti di voi. E' il sapere che mi torvo "a casa", a fare la mia Italianità quando sono qui? Anche se non mi riconosco poi molto nelle dinamiche tutte all'Italiana che regolano la vita sociale qui da noi, seppure le capisco fin troppo bene? Oppure sono rimasta sempre e solo una seconda generazione di borgata, con questo senso di estraneità misto a calore e rabbia che provavo allora nelle strade del quartiere, quando per difendirmi - visto che da brava figlia di genitori colti e impegnati non potevo dire "stronzo" o "vaffanculo" perchè non mi uscivano manco a forza dalla bocca -, l'unica cosa che restava era cambiare strada, o cercare di rimanere in sella, in un modo o in un altro? Che significa seconde generazioni? Perchè è meno infamante di straniero?


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 Oggetto del messaggio: Re: Seconde generazioni a chi?
MessaggioInviato: 02 dic 2010, 15:37 
Amministratore

Iscritto il: 03 lug 2006, 11:19
Messaggi: 755
Località: Roma
Tutti gli italiani "autoctoni" che conosco, amici,compagni di scuola, compagni di lavoro, hanno come te difficoltà a dire che cosa voglia dire essere italiani o a dare una definizione di italianità!

Ma ciò nonostante chi fa le leggi, in particolare la 91 del 1992, sembra avere chiaro, o almeno così vuol far credere, che cosa sia l'italianità e chi ha diritto a chiamarsi italiano. Per la legge l'italianità si eredita di padre/madre in figlio/a, anzi si passa con il sangue. Tutti gli altri possono essere italiani, anche se nati o arrivati in minor età al seguito dei genitori, solo se dimostrano di corrispondere a particolari e arbitrari criteri. Per cui nè deduco che anche la condizione di straniero per la legge attuale è ereditaria, infatti si passa anche essa come sopra.
Ora non considero in alcun modo spregevole il termine straniero o immigrato, infatti sono figlio di stranieri e figlio di immigrati, ma non accetto che quì in Italia, il paese in cui mi hanno portato i miei genitori all'età di 5 anni, adesso ne ho 37 anni, mi si consideri tale! Non penso che il diritto a partecipare attivamente al vita pubblica o fare il lavoro che mi piace sia una questione ereditaria.
Siccome nel dibattito pubblico sta montando da tempo un discorso che ci vorrebbe anche noi non italiani ... abbiamo deciso io come molti altri figli di immigrati/stranieri di farci sentire senza negare le nostre origini. Ci definiamo seconde generazioni dell'immigrazione perchè sono stranieri o immigrati i nostri genitori non noi.
Non c'è nessun giudizio morale nè etico, è semplicemente un approccio pragmatico per costringere la società italiana che è anche la nostra a fare i conti con il suo linguaggio..... se senti qualcuno utilizzare quì in questo Forum il termine "infame", "infamante" o altri similari, consederalo , come quando stavi in borgata a Roma e incappavi in un ostacolo ma non potevi cambiare strada.... ci si sente defraudati dei nostri diritti e del nostro futuro perciò qualche volta una parolaccia ci scappa!


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 Oggetto del messaggio: Re: Seconde generazioni a chi?
MessaggioInviato: 02 dic 2010, 17:51 
Clandestino

Iscritto il: 29 nov 2010, 20:31
Messaggi: 2
Grazie per la risposta Sandokan! Sono d'accordo con le finalità della rete G2. E' vero. Oggi più che mai la questione delle seconde generazioni rappresenta un banco di prova cruciale per il nostro Paese, dal momento che non solo i diritti di cittadinanza (la cittadinanza come status giuridico), ma anche la cittadinanza come pratica sociale sembra - più che mai - messa a repentaglio nell’arena pubblica nazionale. Le seconde generazioni dell’immigrazione, da questo punto di vista, ci aiutano a cogliere i segnali più evidenti della crisi e al tempo stesso, se si guardano da vicino le diverse forme di agency pubblica a cui fate ricorso (on line e off line), sembrate prefigurare il lavoro di verifica (nel senso di sottoporre a critica, testare, mettere alla prova concretamente) e al tempo stesso di sorveglianza (nel senso di tutela, di difesa, di controllo) che tutti noi dovremmo intraprendere, se vogliamo da un lato indirizzare una revisione sostanziale oltre che formale delle attuali politiche di cittadinanza, dall’altro agire e praticare attivamente la nostra condizione di cittadini nello spazio pubblico.

Quello che mi piacerebbe trovare nel sito G2 tra qualche anno:
- la rete G2 che fa la stessa azione di verifica, impegno e sorveglianza, la stessa azione di apprensitato alla cittadinanza (perchè la cittadinanza come pratica sociale si impara anche così, attraverso azioni similari a quelle che voi state facendo qui ora), rispetto a questioni altrettanto cruciali per un Paese in cui: il sistema pubblico sta andando a pezzi, le scuole non hanno soldi per comprare la cartaigenica, le università non si sa che fine faranno e sempre più gente in gamba fa la valigia e se ne parte in cerca di fortuna... perchè (qui a Sud è un pezzo che lo sappiamo) il problema non è solo trovare lavoro, ma metter a frutto le proprie capacità, che è ben altra cosa!

Ho temuto che potesse circolare anche qui (e sono contenta di essermi sbagliata) un residuo di quell'atteggiamento difensivo per cui chi vive in un paese da 1 / 2 generazioni si sente più in diritto di altri neoarrivati a starci: molte volte ho sentito persone che hanno una storia di migrazione alle spalle sputare contro qualche nuovo "immigrato" che destabilizza l'ordine pubblico e getta cattiva luce su di loro. E questo non mi piace. Non voglio avere un atteggiamento buonista, beninteso, il razzismo è sempre dietro la porta, lo so, ma forse non è l'aspetto più pericoloso delle tensioni che si producono nell'arena pubblica quando si combatte o compete per i diritti basilari. C'è l'indifferenza, che - amio parere - è una bestia ancora più difficile da estirpare.

A bientot
M.


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