La Germania, la chiamano la locomotiva economica della vecchia Europa. Una potenza anche in materia di calcio, e sicuramente non da oggi. Mentre in Italia si discute sulla cittadinanza a chi nasce e cresce in Italia; mentre la dirigenza della Federazione italiana calcio individua nella presenza di un extracomunitario in più per partita, il male di tutto il calcio italiano; i tedeschi nelle loro file schierano Mesut Özil, figlio di immigrati turchi, Cacau; figlio di brasiliani, Podolski, Klose, Trochowski; figli di polacchi, Khedira figlio di padre tunisino, Gomez figlio di padre spagnolo, Boateng figlio di immigrati ghanesi, e di nuovo Serda Tasci anche lui figlio di immigrati turchi. Parliamo di seconde generazioni, figli di immigrati, che sono nati o cresciuti in Germania e che la Germania, nella sua pur rigida ma giusta legislazione, ha accolto come propri cittadini a tutti gli effetti. E sono in semifinale.
Intanto in Italia ci chiediamo ancora se ci possa essere qualcuno che non abbia un cognome marcatamente italiano di generazioni, in nazionale calcio. Ci chiediamo se un nero possa essere italiano. Si rende la vita difficile a tutti quei giovani figli di immigrati nati o cresciuti in Italia, in quanto devono sottostare ai tetti per i calciatori extracomunitari. Intanto l’Italia è fuori, umiliata all’ultimo posto nel girone più facile dei mondiali.
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