credo che non si debba fare confusione fra vari tipi di atteggiamenti e comportamenti pure tutti impregnati (ma in modo del tutto diverso) di razzismo e che la reazione debba essere del tutto diversa a fenomeni del tutto differenti.
Se uno o più bambini insultano in modo razzista un/una coetaneo/a credo si debba comunque far presente il fatto agli insegnanti, perché la scuola é in teoria il luogo dell'educazione ezxtra-familiare per eccellenza e non si può sorvolare; non si tratta di retendere inutili scuse, a di pretendere che gli insegnanti agiscano su ue piani (é loro dovere):
- intervenendo sui genitori (sono loro i primi responsabili di certe frasi) anche in forme propositive (iniziative multiculturali, incontri, ecc.);
- intervenendo sugli alunni, valorizzando gli elementi (feste, musiche, cibi, riti) che fanno pate della cosiddetta "identità nostra" e che invece sono di altra matrice geo-culturale e valorizzando pure le "differenze" in sé (regionali, oltre che nazionali, di esperienze, di interesse, di gusto, ecc.) in modo da far capire che TUTTI siamo "differenti" perché TUTI siamo UNICI e FIGLI DI INTRECCI.
Verso giovani o, peggio, adulti che invece si comportano apertamente da razzisti ed ostentano riferimenti o pego comportamenti violenti (come i neonazisti, i Leghisti, ecc.) credo che la reazione debba esseere sempre COLLETTIVA, ossia di gruppo informale, di associazione, di icinato, ecc. e molto articolata, ma senza pensare che li si "convertirà" al non-razzismo o all'antirazzismo finché non veranno demolite le loro convinzioni alse.
Quelle persone (che perfino quando commettono atti di violenza sono comunque meno pericolose dei razzisti in doppiopeto, che fanno leggi, odinanze, discriminano senza aggredire fisicamente!) hanno un'unica cosa che le sostiene: la presunzione di esere "superioi", il mito dell'invincibilità.
La prima "terapia" é spezzare quel mito, in vari modi:
- non mostrarsi MAI vigliacchi davanti a loro (costi quel che costi), non assecondarli, non tacere;
- se si é in condizione (rapporti di forza numerici o di altro tipo o luoghi adeguati, come un'assemblea o un dibattito in cui non possono aggredire squadristicamente) non aggredirli ma deriderli, anche dimostrando le loro incoerenze (tipo il fatto che i crani pelati erano una moda dei pirati musulmani, he la "padania" non é mai esistita, che molti simboli cari ai "nordisti" sono di origine turca, ecc.; ma per fare questo bisona conoscere bene gli argomenti che si usano) e comunque mettere in discussione con il proprio comportamento la loro presunta "superiorità"; non c'é persona più pronta a rimettersi in discussione di un razzista o nazifascista...dopo che é stato battuto, sconfitto, umiliato, deriso, perché si spezza dentro di lui tutta la "sicurezza": sono innumerevoli gli esempi, che per brevità non posso citare, che lo provano!
Il vero problema é come affrontare i razzisti "in doppiopetto", quelli che iniziano ogni discorso con "premesso che non sono razzista" e poi teorizzano e praticano in mulle forme, spesso "legali" (o facendosele loro le legi) razzismo e supremaismo magari differenziale e selettivo e, soprattutto diffondono fra la "gente comune" (dall'alto di cattedre, podi, studi TV, seggi parlamentari, poltrone di assessorati ecc.). le loro menzone seminatrici d'odio.
Ed é contro di loro che credo vada concentrata l'azione culturale, sociale, informativa, non per "convertirli", ma per far loro il vuoto attorno, creare un "cordone sanitario culturale" per evitare che il loro veleno infetti menti di "gente comune" e controbattere le loro falsità ovunque, nei Forum come in Tv, a scuola come nei giornali, all'Università come nei Consigli Comunali.
_________________ "nostra patria é il mondo intero, nostra legge la librtà" (Malatesta)
|