PurpleWoman ha scritto:
...e allora non mi resta che guardarla e sorridere e pensare che almeno una delle due si è semisalvata da questa corsa ad ostacoli..
Come non quotarti?
Credo che quello che a volte può essere percepito come una sorta di rinnegamento delle proprie origini, della cultura dei nostri genitori, sia semplicemente l'affermazione di un nuovo modo d'essere, di "un'originalità" tutta nostra.
Guardando mia madre e mio padre (l'una "terrona" e l'altro "extracomunitario"), sono consapevole del fatto che la vita non ha, certamente, risparmiato loro discriminazioni, ma che, tuttavia, non possono provare e, perciò capire davvero, quella questione identitaria che per me non è solo fondamentale, ma anche necessaria.
Entrambi hanno una precisa identità e un'unica bandiera, nazione, cittadinanza in cui riconoscersi. Per questa ragione, per quanto possano sforzarsi, temo non potranno mai condividere appieno quello strano stato d'animo che mi spinge a sentirmi "un'esule" nel mio stesso paese.
Non penso, però, e mi permetto di parlare ad un livello più generale, che i genitori siano rassegnati. Sono convinta che nessun genitore possa perdere le speranze riguardo alla società e al luogo in cui ha deciso di far crescere i propri figli, ma che, invece, la sua speranza più grande sia che la loro vita trascorra tranquilla, lontana dai disagi, preoccupazioni e problemi, che hanno costellato la sua. La reazione dinnanzi ad una difficoltà, da parte di chi vive in un paese straniero, generalmente non si articola in uno sforzo di cambiamento dell'ambiente circostante ma nell'analisi delle opportunità di un rientro in terra natia. Forse deriva da questo il tentativo di relegare la morte di Abba ad un fenomeno di carattere prettamente individuale, ad un atroce caso che però ci rimane estraneo.
Sfortunatamente non sono riuscita a partecipare alla manifestazione, a cui però avevano deciso di prender parte anche i miei.