Spettabile redazione G2
Sono Tamara Romeo, nata a Carrara nel 1982, Toscana, Italia. Scrivo a voi perché avete il potere di rendere pubblici alcuni fatti ‘misteriosi’ di questo paese, con la sua contorta burocrazia e per poter in qualche modo avere un minimo di ascolto in questo tormento che è ormai diventata la mia vita.
Cercherò di essere il più concisa possibile e chiedo vènia fin d’ora per il mio italiano, che so essere ancora perfettibile.
Come vi ho detto sono nata in Italia, ma da genitori argentini, ho vissuto dai 9 ai 17 anni in Argentina, interrompendo la mia residenza e perdendo, così dicono, il diritto di cittadinanza.
Al mio ritorno mi sono ritrovata ad avere il seguente problema:
al Consolato Argentino di Milano mi dissero che non potevo più rinnovare il passaporto argentino (che mi avevano concesso solo perché viaggiavo con mia madre) e che avrei dovuto scegliere la mia cittadinanza, visto che per loro ero sempre stata considerata straniera. Il passaporto infatti riportava, su “Nazionalità”, la dicitura “Italia”.
Loro innanzitutto mi diedero lo stato di apolidia per il loro paese, così io nel frattempo dovevo iniziare le pratiche per richiedere la cittadinanza argentina oppure quella italiana. Per ambedue, i tempi burocratici sarebbero stati di 3 anni circa.
Logicamente io optai di lottare per la cittadinanza italiana, visto che ero nata qui e mi sentivo più italiana che argentina.
La prima cosa che feci è stata mandare una lettera a Roma al Ministero degli Esteri spiegando il mio caso, accompagnato da un certificato del Consolato Argentino che mi dichiarava apolide e pertanto chiedevo l’apolidia anche dallo Stato italiano, per dopo finalmente poter chiedere la cittadinanza.
Il problema ebbe inizio quando mi negarono l’apolidia. Da quel momento mi ritrovai senza passaporto e non riconosciuta dall’Italia.
Oggi ho 25 anni e un soggiorno per motivi di studio, rinnovabile ogni anno, finché non termino gli studi universitari. La condizione ha dell’assurdo, sulla carta d’identità italiana ho ancora scritto cittadinanza “Argentina”, quando non è così (al momento del rinnovo non sapevano cosa mettere e lasciarono i dati precedenti), sul permesso di soggiorno c’è scritto “senza documenti” e su cittadinanza, anche qui, “Argentina”, cosa non più vera, anzi, non ho addirittura alcun passaporto con il quale potermi muovere.
Sto temporeggiando la laurea perchè dal momento stesso in cui non sarò più iscritta all’ Università, per mantenere il permesso di soggiorno nel MIO Stato, dovrei dimostrare entro sei mesi di avere un reddito di lavoro subordinato, altrimenti sarei “rispedita a casa”. Ma quale casa?! Oltretutto è ingiusto (per usare un eufemismo) che venga costretta a fare la gelataia o la donna delle pulizie dopo avere sputato sangue una vita per raggiungere competenze specifiche negli ambiti che amo. Ho un avvocato che invece di tentare di risolvere il caso, fa passare giorni, mesi, anni, noncurante. Potrei chiedere la Cittadinanza per la solita via della domanda di Residenza, ma il problema è che sto finendo gli studi e il mio reddito (ammesso e non concesso che ne possieda uno) non raggiungerebbe mai quello che richiederebbe il modulo.
Il caso è contorto e complicato, ma non abbastanza da giustificare l’atteggiamento del mio avvocato, che da due anni finge, letteralmente, di occuparsene.
Cosa posso fare? Da troppi anni mi e’ stata negata la possibilità di uscire dal territorio italiano, anche solo per una vacanza estiva, o per trovare i miei parenti in Argentina. Per questa prigionia che ha a dir poco dell’ assurdo, non ho potuto salutare un’ ultima volta mia nonna a Buenos Aires, cui ero molto legata. Questo fatto dà la misura della condizione assurda cui sono costretta. Senza aver commesso il benché minimo sgarbo a chicchessia, vengo trattata quasi fossi una assassina. È incredibile che io abbia timore di finire gli studi per la paura di non potermi permettere di lavorare all’estero solo per non avere un documento che mi permetta di uscire dall’Italia.
So per certo che basterebbe poco, magari semplicemente parlare con la persona giusta, o meglio, con qualcuno che si prenda a carico la questione, per cambiare quello che alla mia nascita si sarebbe potuto fare, ossia scrivere sullo spazio “cittadinanza”, Italiana.
Nel 1982 vigeva una legge per cui i cittadini stranieri che avessero figli nati in territorio italiano, avrebbero potuto decidere al momento della loro nascita la cittadinanza.
Se all’Anagrafe avessero fatto conoscere l’esistenza di questa legge ai miei genitori, tutto sarebbe stato più semplice. Così non è stato ed è grottesco come per tutta la vita e a tutt’oggi ne paghi conseguenze terribili, soprattutto, ma non solo, per l' impossibilità di costruirmi un futuro come chiunque altro, dopo una vita di studio e rinunce!
Per concludere, ribadisco l’urgenza di una soluzione al problema. Ho tentato e parlato con tante persone che non sanno cosa fare, o, peggio, che se ne disinteressano (avvocati in primis) e vorrei finalmente ritrovare la serenità che sto perdendo goccia a goccia, essere libera di viaggiare e tentare la fortuna all’ estero, fosse anche solo per scappare per qualche tempo da un Paese che adoro, ma che mi ha tenuto e mi tiene tuttora letteralmente prigioniera, come se avessi commesso chissà quale reato.
Questa privazione di libertà è inammissibile in un Paese civile come vuol essere il NOSTRO e ancor più inammissibile è l’ impotenza cui sono costretta. Da sola ho capito di non essere ascoltata (in tutti gli uffici cui ho chiesto aiuto), dagli avvocati sono rassicurata solo per essere messa a tacere, ma intanto passano gli anni e la mia condizione di ostaggio non si risolve in alcun modo.
L’ unica cosa che mi viene in mente di fare, prima di passare alla violenza (almeno sarò prigioniera per qualcosa!) è chiedere aiuto a chi, come voi, ha più potere di parola, lucidità su come muoversi e, soprattutto, maggiori opportunità di essere ascoltato, al fine di risolvere un problema, nonché dramma umano, che non può, dico non può, continuare a sussistere. Mi metto pertanto nelle vostre mani, riponendo in Voi tutte le speranze che mi sono rimaste.
Confidando in una pronta risposta, colgo l’ occasione per ringraziare dell’ attenzione e porgere cordiali saluti,
Tamara Romeo
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