Forum della Rete G2 – Seconde Generazioni

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Autore Messaggio
MessaggioInviato: 15 set 2008, 01:34 
G2 Integrato

Iscritto il: 06 ott 2007, 03:51
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youness G2imola ha scritto:
fatalità
non userei il termine fatalità.

_________________
..e semmai parlai di me non fu mai parola che tu comprendesti..


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 01:47 
G2 Integrato

Iscritto il: 06 ott 2007, 03:51
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Località: roma
pugni in faccia ,
menato come si mena un polipo su uno scoglio per finirlo,
colpevole di un reato sociale per alcuni..
..l'esser nero..

razzismo e ricado nella fatidica frase: ma si può nel 2008?!
si si può,
e allora mi viene anche una fantasmagorica domanda: perchè?!

..la risposta non c'è,
vorrei poter guardare negli occhi la madre di Abdul G. e scusarmi per questi esseri immondi,
scusarmi con lei pur sapendo che non ci sono scuse ne perdoni,
guardarla negli occhi e abbracciarla..

..era uno di noi,
una seconda generazione..

..era un ragazzo..
e a 19 anni NON PUOI appartenere già al passato.

_________________
..e semmai parlai di me non fu mai parola che tu comprendesti..


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 01:49 
G2 Integrato

Iscritto il: 06 ott 2007, 03:51
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Località: roma
si possono scrivere due righe e metterle nella home,il gruppo di milano e dintorni può "scoprire" quando ci sono i funerali?

_________________
..e semmai parlai di me non fu mai parola che tu comprendesti..


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 02:56 
G2 con doppia cittadinanza

Iscritto il: 01 nov 2007, 05:02
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Località: Milano
giro comunicato di quest'iniziativa (non mia)

Ciao Medhin
è con profondo dolore che abbiamo saputo della morte di Abdul e abbiamo scelto di reagire proponendo un presidio per dire basta al razzismo. Ti invio il comunicato stampa, potresti inviarlo all'associazione G2? Spero di vederci domani.

Comunicato stampa

Uno schieramento umano e solidale per reagire al razzismo.

Con Abdul per la vita

Presidio unitario presso la stazione centrale piazza Duca D'Aosta ore 17.00



Abdul William Guibre, un ragazzo di 19 anni di nazionalità italiana e originario del Burkina Faso è stato assassinato a sprangate da due persone italiane che lo hanno aggredito con insulti razzisti come "sporchi negri vi ammazziamo tutti". Questo gravissimo fatto è espressione e frutto di un diffuso e pericoloso razzismo che si sta diffondendo nella società.

Nel condannare un atto così feroce e che si lega ad altri episodi di razzismo altrettanto gravi e prepotenti, Socialismo rivoluzionario solidarizza e sostiene gli amici e familiari di Abdul e chiama ad uno schieramento umano e solidale di tutti gli immigrati, gli antirazzisti e coloro che vogliono reagire ad un clima razzista fomentato dal governo e dall'amministrazione locale che emanano decreti, ordinanze per colpire gli immigrati, schierano polizia ed esercito nei quartieri mentre tollerano bande fasciste e razziste. Anche in una città come Milano dove si sono consumati atti odiosi di razzismo come la retate di immigrati sugli autobus, nei phone center, dove frange di attivisti leghisti intimano ai proprietari di bar di non servire gli immigrati… si è consumato un omicidio efferato al grido di "sporco negro" è arrivata l'ora di reagire a tutti i razzismi che sono un veleno in seno alla società portatore di morte e divisione tra le persone. In questo contesto la manifestazione nazionale antirazzista del 4 ottobre a Roma assume un valore ancora maggiore per affermare la vita, l'incontro, la solidarietà tra le persone qualunque sia il loro paese di origine, fronteggiando questi atti di barbarie. Questo è un impegno di civiltà che ci riguarda tutti perché tocca tutti.



Per Abdul e tutti i fratelli immigrati chiamiamo organizzazioni, associazioni, centri sociali, gente comune ad un presidio unitario di solidarietà e lotta lunedì 15 settembre presso la stazione centrale alle ore 17.00

Socialismo rivoluzionario – Milano


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 09:56 
G2 Integrato

Iscritto il: 07 ott 2006, 12:07
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Località: Toscana
questo episodio ci fa capire di come può aumentare il razzismo e l'intolleranza quando il clima generale è di questo tipo come lo stiamo vivendo ora in Italia.


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 10:50 
Pds in rinnovo

Iscritto il: 26 mar 2008, 19:52
Messaggi: 164
Località: cernusco sul naviglio
mi è arrivata una mail..

Questa mattina a Milano l'amico Abdul, diciannovenne originario del Burkina Faso, ma cernuschese da sempre, è stato ucciso brutalmente dalla follia razzista di due italiani.

Per domani, lunedì 15 settembre, associazioni, amici, partiti, Istituzioni, hanno convocato un momento di incontro aperto alla cittadinanza cernuschese.

Vi aspettiamo tutti alle ore 20.30 in Piazza Unità d'Italia, presso il Comune.

Operazione Cachoeira de Pedras
Scuola di italiano per stranieri - ACLI


provo a cercare di capire quando saranno i funerali.


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 11:42 
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Messaggi: 539
Il titolo del post è stato modificato visto che la vicenda si era evoluta nel giro di poche ore nel modo più triste.


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 13:02 
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Iscritto il: 14 lug 2006, 20:30
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presto verrà pubblicata sulla home del Blog G2 una nota sulla morte di Abdul, che chiamavano Abba. Sul cosa può fare la rete G2, ad esempio la proposta di partecipare ai funerali, G2 continua a discuterne anche internamente.


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 14:35 
Clandestino

Iscritto il: 15 set 2008, 14:28
Messaggi: 6
Ciao ragazzi,
in questa giornata e dopo questa notizia della barbara uccisione di Abba, da ragazza negra mi sento completamente persa. Sono nata in Italia, godo di cittadinanza italiana ma il mio fenotipo non lo dimostra. La mia madre é Africana. E oggi mi sono svegliata e ho avuto la necessitá di farmi un giro nella mia cittá, Milano, quasi volessi sfidare gli sguardi delle persone. Giá, perché alla fine ci si scorda di essere negri e discriminati ma poi avvengono questi eventi e veniamo subito riportati alla cruda realtá che non é di integrazione ma di odio. E se fosse stato bianco lo avrebbero ucciso? Certe volte, noi G2 ci dimentichiamo che non siamo ritenuti italiani e ci permettiamo di fare ‘bravate’ che a noi costano molto piú che ai nostri connazionali bianchi. É incredibile che nel 21esimo secolo stiamo ancora parlando di bianco e nero. Ed é assurdo che si possa ancora morire a sprangate per il colore della propria pelle. Perché chiamiamo le cose come stanno, di razzismo si tratta. Sono indignata, sconvolta ma soprattutto perplessa di fronte a una societá che cerca di normalizzare anche i delitti piú gravi e scellerati. E non posso negare di aver paura. Perché qua non si é soltanto insultati per strada (come ormai é ordinaria routine) o considerati come una prostituta dato il colore della propria pelle. Qua si rischia di uscire per divertirsi con gli amici e non tornare piú a casa.

Sinceramente vorrei fare qualcosa ma come sensibilizzare persone che negano l’ evidenza?

Un forte abbraccio Negro!


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 15:07 
Extra terrona
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Località: roma
Come rete G2: COSA POSSIAMO E DOBBIAMO FARE?

Credo, come tanti altri di G2 e non solo di G2, che la cosa sia stata gravissima, da restarci ammutoliti o inkazzati, infinitamente. Alcuni ci aspettavamo che, visto il clima sempre più teso e la cultura anti-stranieri generalizzata e indiscriminata, qualcosa di terribile sarebbe capitato. Ma non questo, non così tragico. E la morte di un ragazzo non deve diventare qualcosa di perdonabile, qualcosa di ripetibile. Cosa possiamo fare perché non sia accettabile e questo omicidio venga condannato da tutti, da ogni abitante? E anche perché la gente apra gli occhi e veda in un ragazzo come Abdul un proprio figlio, uno qualsiasi dei propri figli, e non un estraneo da spaccare in mille pezzi? E per impedire che giustizieri fai da te si mettano a tirare su bersagli vitali? E continuano a insistere, pade e figlio assassini, che il movente erano un po' di dolci, forse qualche euro e non il fatto che il ragazzo sembrasse straniero/estraneo... Continuando a gettare una luce sempre più inquietante su cosa sta diventando il nostro mondo. Così aggravando il gesto bestiale, la morte procurata da esseri umani ad altri esseri umani, per qualche euro e/o due occhi così giovani in una pelle più scura. E' accaduto l'IRRIMEDIABILE. Da questo momento in poi nessuna cosa sarà più la stessa.

Io credo che di fronte a fatti così non dobbiamo reagire solo come singoli, inkazzandoci, arrabbiati e amareggiati, rodendo nel profondo soli. Ma dovremmo reagire come collettività, sia per non essere né sentirci soli, sia perché così possiamo fare cose più grandi e che restino anche se saremo tristi nel ricordo dell'irrimediabile avvenuto.

L'altra cosa che mi era venuta subito in mente era cercare di stare vicini ai parenti di Abdul, chiedere loro cosa serve, e parlare con gli amici di Abdul, non lasciarli soli in balia di razzisti di turno o di malintenzionati insinceri. Di andare a trovare all'ospedale gli altri che erano forse ancora lì.

Ho sentito dire che il padre di Abdul proponeva dei funerali cittadini "per la sicurezza di tutti" trasformati in manifestazione. A questi funerali G2 vorrebbe-potrebbe partecipare? Io sarei per partire anche dalle altre città e andare a Milano.

Alcuni G2 di Milano si stanno muovendo per andare a sentire, a vedere quali iniziative si stanno muovendo o si muoveranno in città per poi riferire qui sul Forum G2 e decidere insieme su cosa possiamo fare. Lo dobbiamo a un ragazzo così giovane, morto prima di scoprire quanto potesse essere grande (e maledettamente piccolo) il nostro mondo.


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 16:19 
G2 regolarizzato

Iscritto il: 31 ott 2006, 17:31
Messaggi: 394
Località: Vercelli
Non riesco a fermare le lacrime. I sentimenti sono tanti e confusi, ma due sovrastano gli altri: rabbia e paura.
Il mio più grande timore si realizza: si è persa la vergogna del razzismo e della violenza, la caccia al diverso è aperta.
Ieri mattina Abdul faceva ciò che spesso mi capita di fare dopo una notte in giro con gli amici a ballare, parlare, girare, perdersi: fare colazione.
Da quando il governo è cambiato ho sempre più spesso quella pesante sensazione, quella di essere guardata a vista, additata, mi si piegano le gambe a passare davanti a gruppi di italiani appostati davanti al bar, nella metropolitanta, sull’autobus.
Io Gioia Kidane Mariam, cittadina italiana, ho paura degli altri cittadini italiani, quelli non così colorati come me.
Da oggi però basta ipocrisie, che sia chiaro a tutti: per essere veri cittadini italiani di prima classe, bisogna avere la pelle bianca, o almeno non troppo colorata.
Quello che più mi addolora in tutto questo è che in questa Italia bigotta e razzista senza vergogna o pudore, noi italiani dalla pelle colorata siamo sempre figli degli altri.
Abdul è rimasto indefinitamente un quasi senza patria in tutti i principali tg nazionali: tutti i conduttori, gli scrittori, tutti avevano quell’imbarazzo nel definirlo. È così difficile dire Abdul cittadino italiano? Sembra di sì.
Capisco la foga di voler specificare il colore della pelle per sottolineare lo stampo razzista dell’aggressione, ma non si è trattato di quello.
È che risulta difficile per la classe politica, per la coscienza sociale, per i media e per la maggioranza dei cittadini italiani accettare che l’Italia cambi e si colori.
Agli italiani piace l’immobilismo, hanno troppa paura di ciò che cambia, di dover conoscere cose nuove.
A tutti coloro che hanno avuto il coraggio di pensare che però in fin dei conti forse Abdul aveva rubato dei biscotti, a tutti coloro che alla fine dei conti però questi immigrati, a tutta quella gente io allora dico che gli italiani non sono brava gente, anzi sono tra i peggiori popoli al mondo, beceri razzisti e ignoranti, al punto da ammazzare un proprio concittadino perché ha la pelle nera.
Infatti non sono gli italiani a essere brava gente, sono gli stranieri ad essere brava gente, a sopportare questo popolo piccolo, arrogante e ignorante, che ha sempre paura di guardarsi addosso, che ha sempre paura di ammettere di essere razzista, bigotto, perché fa finta di essere cristiano cattolico, ma poi difende i più forti a spese dei più deboli. Mi scuso io per tutto il mio popolo.
Ma so che non basta e non riesco a contenere la vergogna di questa cittadinanza. Ma che importa, tanto la mia vale meno.
Io non ho gli stessi diritti degli altri. Io devo andare in giro a testa bassa. Io devo stare attenta a ciò che faccio. Io non dovrei andare a cercare lavoro. Io non dovrei avere comportamenti ambigui. Io non devo dimenticarmi a casa i documenti. Io non posso cercare una casa.
Abdul è morto, ucciso da un padre che in lui non ha visto un figlio, da un figlio che in lui non ha visto un fratello.
Abdul, l’italiano, è morto da straniero.


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 17:36 
Extra terrona
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Iscritto il: 03 lug 2006, 13:44
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Località: roma
Ecco alcune iniziative che si terranno oggi 15 settembre a milano e dintorni:

- Veglia di preghiera organizzata per questa sera da Sant'Egidio a San Bernardino.

-Presidio unitario presso la stazione centrale piazza Duca D’Aosta ore 17.00 organizzato da Socialismo rivoluzionario "Con Abdul per la vita".

-L'assemblea pubblica convocata presso lo Spazio Pubblico Leoncavallo alle 21 di questa sera si svolgerà alla medesima ora ma è spostata in Via Zuretti angolo Via Zuccoli nella forma di un presidio.

-convocato un momento di incontro aperto alla cittadinanza cernuschese (dove abitava Abdul) alle ore 20.30 in Piazza Unità d'Italia, presso il Comune.


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 18:50 
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Iscritto il: 14 lug 2006, 20:30
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in risposta al comunicato della rete G2 sulla morte di Abdul è arrivata questa mail all'indirizzo di G2:

Cita:
esprimo la mia solidarietà alla famiglia di abdul e a tutti i suoi amici.
la sua morte è un fatto gravissimo che mi ha scioccato profondamente, frutto di questa campagna di odio e di intolleranza che crea ignoranza e purtroppo assassini.
spero che oltre l'indignazione che spero essere corale a milano e in Italia si stia pensando di costituirsi parte civile nel processo a carico dei due italiani rei di un crimine efferato con l'aggravante dei motivi raziali che mi risulta essere un'aggravante specifica del nostro codice penale.
Auspico quindiche questa associazione e tante altre si attivino per costituirsi parte civile nel processo.
immensamente dispiaciuta
luciana


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 19:03 
G2 Integrato

Iscritto il: 22 mag 2007, 12:34
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una mail ricevuta da un caro amico.

Ho letto un po' di articoli on line sul ragazzo italiano di origini del Burkina Faso che hanno ucciso a Milano.

Ho letto anche che "Il pm Roberta Brera non contesta l'aggravante di odio razziale ai presunti responsabili dell'uccisione di Abdul William Guibre" (Rainews24)

Il motivo alla base del massacro e' il furto di alcuni biscotti. Gia' non abbastanza per giustificare non un omicidio, ma neanche un pestaggio con spranghe di ferro.
In ogni caso il movente non e' a sfondo razziale, ma l'aggravante del razzismo mi sembra ci sia eccome. Ed ha avuto piu' peso del movente nel determinarela fine del pestaggio.Ma forse non sarbbe finita cosi' se.... se il ragazzo non fosse stato di colore in compagnia di altri due amici di colore.

Dunque, quando da piccoli ci si sentiva dire del negro o simili insulti ci si diceva di "non ascoltarli" o che erano degli "ignoranti" quelli che li proferivano. Insomma si minizzava la cosa e di fatto ci si insegnava ad accettarla.

Ora si e' arrivati al punto che due persone ammazzano a sprangate un ragazzo di colore gridandogli insulti quali "sporco negro" e il PM ritiene che non ci sia l'aggravante del razzismo.

Ma se si vuole restare sordi agli insulti, che ci si chieda almeno.... vi sarebbe stato un tale accanimento e sarebbe finita cosi' se il ragazzo non fosse stato di colore?
Se la risposta e'.... probabilmente no, allora che si accetti l'aggravante di odio razziale!

Scusa lo sfogo...

Se capitasse una cosa del genere a me, al mio funerale non vorrei nessun politico e nessun striscione o segno di riconoscimento politico. Vorrei solo bandiere italiane, perche' lo Stato non prenda le distanze e non abbia paura di accostare i suoi colori a queste disgrazie e per affermare l'esistenza di tanti italiani neri e di tutte le origini. di seconda generazione che non vengono riconosciuti per quel che semplicemente sono: italiani.

Stammi bene,

P.


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MessaggioInviato: 15 set 2008, 19:38 
Extra terrona
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Iscritto il: 03 lug 2006, 13:44
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Località: roma
Pare che il pm non abbia accettato l'aggravante del razzismo.

Intanto ecco dal corriere della sera di oggi oggi:

Cita:
Cronache Tifoso del Milan, aveva studiato alle scuole di Don Milani
Abdul e quell'offesa che non sopportava
La sorella: sono italiana, ma oggi per la prima volta mi sento nera. Gli amici: non mandava giù gli insulti razzisti

Una cosa sola non sopportava, sentirsi dire «negro». È una cosa che capita, nelle strade di Milano. «E anche spesso», raccontano gli amici di Abdul Guiebre, 19 anni, ammazzato la notte scorsa con una sprangata alla testa. «Lui rispondeva, si arrabbiava». Cade una pioggia leggera davanti all’ospedale Fatebenefratelli. Cielo scuro. Ragazzi che si abbracciano. Uno di loro, Prince, spiega: «Io lascio perdere e me ne vado, mi sento superiore alle offese. Gli insulti razzisti lui invece non riusciva a mandarli giù. Era fatto così». In compagnia lo chiamavano Abba, aveva 19 anni, corpo atletico, un tribale tatuato sulla spalla destra, brillantini luccicanti alle orecchie. L'ultima volta che i suoi amici l'hanno visto vivo era a terra, era inciampato mentre scappava, «uno di quei due gli è arrivato addosso e gli ha tirato una bastonata in faccia con tutta la forza». C'era anche la sua ragazza. Abdul è rimasto cosciente prima che arrivasse l'ambulanza. Gli amici gli hanno preso le mani, «aveva le braccia già rigide».

Tifava Milan e giocava a pallone con gli amici, Abba. Appesi alle pareti della sua camera, poster di giocatori di basket e fotografie di Ronaldinho. La passione per i vestiti firmati. Calvin Klein, Dolce e Gabbana. La pelle nera lo legava alla storia della sua famiglia: i genitori immigrati dal Burkina Faso vent'anni fa, ormai cittadini italiani. Padre operaio, sempre per la stessa ditta. Ieri hanno pregato a lungo, fino a notte, nella casa all'ottavo piano di un palazzo popolare a Cernusco sul Naviglio, paesone a nord di Milano. Sanno che la storia della famiglia è cambiata, non solo per la morte del ragazzo. Dicono che il razzismo, nella loro vita, fino a sabato sera è stato poco più di sottofondo puzzolente e fastidioso: «Spesso — racconta la sorella, Adiaratou— quando i ragazzi giocano a pallone volano insulti sul colore della pelle, a volte anche sputi. In qualche modo però ci eravamo abituati». Sensazioni pesanti, ma accettate. Come un male naturale della città. Con una convinzione, un forte senso di orgoglio: «Io sono italiana, mio fratello era italiano». Da ieri sera non è più così: «Oggi ho capito, abbiamo capito cosa vuol dire essere neri. È per questo che hanno ammazzato mio fratello. Oggi, per la prima volta, io mi sento nera ». Alla base di questa convinzione ci sono i racconti degli amici che l'altra notte erano con Abba. «Non ha rubato niente», afferma il padre, Assane Guiebre.

È quello che i ragazzi dicono di aver spiegato anche della polizia, le frasi che hanno fatto mettere nei verbali: «Nessun furto, è una bugia. Una menzogna infame che avranno inventato quei due, forse per trovare una giustificazione. Lo hanno insultato senza motivo. Questa è la verità». Parole di un'intera comunità sconvolta che cerca conforto: «Speriamo che i funerali di nostro figlio siano un'occasione per riflettere, per pensare, perché l'Italia sappia lanciare messaggi decisi e positivi contro il razzismo». La madre di Abdul, Bara Aminata, è rimasta per tutta la giornata di ieri sdraiata sul letto della sua stanza. Una fascia colorata tra i capelli. Parenti e amici che andavano ad accarezzarla. C'è qualcosa che non riuscirà mai a capire: «Come è possibile — continua a chiedersi — che un padre e un figlio commettano un omicidio insieme? Il figlio che insulta, suo padre accanto a lui che picchia. E uccidono un ragazzo di 19 anni. Non è concepibile». Abdul era arrivato in Italia all'età di tre anni, aveva studiato alle scuole di Don Milani, come le sue sorelle. Le medie, poi due anni di istituto professionale. Aveva bisogno di lavorare e quindi si era iscritto a un'agenzia di lavoro interinale. Era da quell'ufficio che di volta in volta arrivavano proposte di impiego. L'ultimo contratto, scaduto un paio di mesi fa, era per un posto da metalmeccanico. Anche in questo Abba era italiano al cento per cento: un ragazzo precario della provincia milanese. Ora tutti lo ricordano per le sue ultime parole. Di fronte a un locale di corso Lodi, il Tiny Cafè, in zona Sud di Milano: alle 5 e mezza del mattino il gruppo decide di andare in un altro bar a chiudere la nottata. C'è un amico con la macchina, ma ha solo due posti. Abba, che è con due amici e due ragazze, dice «non vi preoccupate, noi prendiamo l'autobus». Qualche ora prima, a casa, aveva spiegato con un sorriso: «Stasera farò un po' tardi, non vi preoccupate». Ora sua madre guarda una foto: lei giovane, suo marito accanto che stringe la mano a un bambino. È Abba da piccolo, la camicia color crema abbottonata fin sotto il collo, l'espressione seria. In quella foto ha la stessa età di suo fratello minore. Che si chiama Abdel, ha cinque anni, e ora si muove un po' spaesato per la casa chiedendosi cosa è successo.


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