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la ONG italiana "Ricerca e Cooperazione" di Roma (con la mia partecipazione), nell'ambito di un progetto che sta realizzando nel Libano Meridionale (finanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano)in supporto ad un'Associazione educativa libanese (che gestisce scuole ed orfanatrofi, in pate distruti dall'aggressione israeliana del 2006), sta attivando dei "gemellaggi" di tipo nuovo fra gli Istituti delle località libanesi coinvolte (Maaroub, Khiam, Nabatyeh e Jouwaya) ed alcune scuole superiori dell'Umbria e di Roma.
La novità sta nel fatto che non si tratterà solo di scambi di messaggi, disegni o simili o atti formali di "amicizia", ma nell'analisi in comune, ragazi/e libanesi coinvolti e ragazzi/e italiani coinvolti, dei molti elementi storico-culturali, gastronomici, artistici, simbolici che realtà italiane hanno acquisito nel corso dei secoli (dall'epoca protostorica a quella medievale) dalle società e dalle culture dell'area oggi denominata "Libano". noltre tale approcio é collegato alle seperienze formative degli operatori educativi libanesi che il sottoscritto sta realizzando in loco con 3 missioni nell'ambito di tale programma
In effetti, questa metodologia é stata già applicata da "Ricerca e Cooperazione" (con la mia partecipazione) in un progetto triennale di educazione allo sviluppo in Sardegna (2002-2004) in rapporto con la Tunisia e la Francia, finanziato dall'Unione Europea.
Personalmente ritengo che lo stesso tipo di azioni (non genericamente "interculturali" ma centrate sulla riscoperta degli elementi di presunta alterità" che fanno parte della altrettanto presunta "identità italiana") potrebbe esere perfettamente realizzato nelle scuole e nel territorio italianonon con ragazzi di "altri Paesi" ma con seconde generazioni e migranti di prima generazione e che questa sia la vera chiave per spezzare gli stereotipi.
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"nostra patria é il mondo intero, nostra legge la librtà" (Malatesta)
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